Volontari 2.0: viaggio attraverso l'Italia dei giovani in servizio civile

di Anna Laudati

“Mi chiamo Joe e sono un cittadino del mondo....... Questa esperienza mi sta arricchendo sia sotto il profilo umano, sia sotto il profilo interiore”.  La  parola a Gianfranco Mingione, volontario in servizio civile e Delegato regionale per il Lazio (di Anna Laudati)

mingione.jpgJoe è un ragazzo che come tanti, svolge il servizio civile. Come tanti, non ha importanza il luogo da cui proviene, né tantomeno l’ente presso cui svolge il progetto, sostiene che il servizio civile è l’inizio di un nuovo percorso di condivisione e costruzione a piccoli passi di un mondo dove c’è spazio per tutti. Cominciamo con questa intervista un viaggio attraverso l’Italia dei giovani volontari in servizio civile: I volontari 2.0   

Parlare di me e del mio servizio civile. Un bel giorno qualcuno ha deciso che io nascessi. Un bel giorno, due persone, mio padre  e mia madre, mi hanno dato alla luce. E da lì in poi tante volte mi è stato chiesto, come  a molti altri miei simili, di presentarmi e parlare di me. La prima cosa che dico per esaurire il deficit di conoscenza tra me e la persona che desidera conoscermi è sempre la stessa: mi chiamo Gianfranco, o meglio Joe, come vuole la consuetudine dei miei affetti più cari.  E qui inizia la mia storia.Sono nato ai piedi dei monti Tifatini, in quel luogo denominato “antica terra di lavoro”.  Una terra dove oggi il lavoro scarseggia  e le barriere sociali, culturali ed economiche si fanno sentire sempre più con evidente forza.

A pochi giorni dalla mia nascita ho seguito lo stile di vita dei miei genitori, giovani professionisti in cerca della loro strada. Con il loro girovagare ho capito una cosa fondamentale di me e di quella che diverrà caratteristica fondante della mia natura: il viaggiare.Ho viaggiato per studiare e per studiare ho viaggiato: prima ad Anzio, dove ho frequentato la scuola superiore poi a Perugia,  all’Università per Stranieri.  Il viaggio è una costante della mia vita, anche se non mi mancano le forti sensazioni che mi riportano sempre alle mie radici, alla mia madre terra. Oggi sono cresciuto,  e vivo tutto sommato bene all’ombra dei miei ventotto anni che arriveranno il prossimo agosto. Dopo la Laurea, la seconda ed ultima, sono tornato nella mia seconda terra, l’Agro Pontino.

Ho partecipato, nel 2007, alle selezioni per il Servizio civile nazionale pur avendo provato a partire nell’anno precedente per l’estero, purtroppo non riuscendoci.  Questa esperienza mi sta arricchendo sia sotto il profilo umano, sia sotto il profilo interiore. La cosa più importante è stata poter partecipare a quel processo di costruzione e condivisione nato durante la mia candidatura a Delegato regionale per il Lazio. Il salto di qualità poi è avvenuto con il reale riscontro, assieme agli altri Delegati, di quelli che sono i nodi gordiani da sciogliere in seno al sistema organizzativo di un periodo di vita così importante per molti giovani come me. Anche se qualcuno, mi chiamerebbe bamboccione, io mi sento e mi sentirò sempre come quel ragazzo che portava i capelli lunghi, ora corti, e una maglietta a maniche corte con un mito sopra stampato. Una delle mie immagini preferite, con le quali solvo ricordarmi sempre chi sono e da dove vengo. Un idealista sognatore. Ma un pragmatico lottatore.  

Mi chiamo Joe e sono un cittadino del mondo.{jcomments on}