Perle di Servizio Civile: "Il benessere non è un diritto dei singoli"

di Anna Laudati
Michele Selicati ci racconta la sua esperienza da obiettore di coscienza. Lui uno degli ultimi obiettori del nostro paese (di Gianfranco Mingione)

michele_selicati.jpgSono trascorsi 8 anni da quando il Parlamento italiano con la legge 64 del 2001 istituì  il Servizio civile volontario aperto ai ragazzi e alle ragazze. Oggi, Michele Selicati, ha fatto di un’idea e di una passione la ragione del suo impegno professionale ricoprendo diversi ruoli - esperto nazionale di Servizio civile e consulente per la Regione Lazio, esperto per la Conferenza Rettori Università Italiane e la Protezione Civile –  inerenti le tematiche del Servizio civile.

Michele. Perché hai scelto di svolgere il servizio civile e quale era la tua idea di servizio civile prima di intraprenderlo? La mia esperienza o meglio la mia avventura nell’ambito del Servizio Civile risale all’anno 2001/2002 come obiettore di coscienza, proprio mentre il Parlamento Italiano approvava la legge numero 64, con la quale istituiva il Servizio civile nazionale. Ho deciso di fare l’obiettore di coscienza per non perdere un anno della mia vita stando in una caserma a pulire il fucile e a fare chissà cos’altro. Ho scelto l’obiezione perché sono contrario ad ogni tipo di violenza, alle armi e, soprattutto, perché ho ritenuto di poter spendere un anno della mia vita in maniera diversamente utile per la società.

 

Di cosa ti sei occupato? Ho prestato il servizio civile come obiettore in un Ente non profit a Roma. La mia esperienza, purtroppo, non è stata edificante poiché sono stato impegnato in attività che col progetto rientravano ben poco, come, ad esempio, le mitiche fotocopie, riordinare l’ufficio ed altri aspetti burocratici. Un progetto alquanto inesistente.

 

I ricordi più belli e quelli meno belli? Ho dei bellissimi ricordi se penso al buon rapporto con i dipendenti e ai volontari dell’Ente, ma dei pessimi ricordi se rivolti all’aspetto formativo e ad una programmazione delle attività completamente assenti. Nelle varie attività in cui ero coinvolto si navigava a vista e negli ultimi mesi mi sono ritrovato a gestire gli obiettori di coscienza causa pensionamento della dirigente dell’Ente! Per questo ho deciso in prima persona che avrei dato il mio contributo per migliorare il Servizio civile negli Enti, qualora ne fossi diventato un esperto conoscitore.

Ad oggi, quale è la tua idea di servizio civile? Continuo a credere come tantissimi amici che con me hanno condiviso queste riflessioni che il Servizio civile nazionale, benché nato per caso, sia un’opportunità straordinaria offerta dallo Stato alle culture di minoranza – forse in un sussulto di consapevolezza delle loro necessità per migliorare la vita di tutti – per trasmettere cultura tra generazioni diverse, coinvolgendo le giovani generazioni nelle dinamiche, nelle logiche e nei circuiti di una cittadinanza consapevole. Nelle mie varie esperienze ho potuto capire che i giovani sono molto meno sciocchi e svogliati di quel che pensiamo di solito: hanno capito da un pezzo che sbattersi senza prospettive non aiuta a vivere meglio, hanno imparato a diffidare delle parole, delle ricette predicate, delle cose non spiegate nella loro verità ultima. I giovani non riescono a resistere a chi si avvicina loro con disponibilità, rispetto, interesse, lasciandogli vedere la propria vita senza giudicare in anticipo la loro, e soprattutto sa proporre, contro la paura che oggi dilaga tra i giovani, la testimonianza di una vita convinta al limite della passione in ciò che si fa. Occuparsi di servizio civile, e ancor di più fare il formatore di chi deve occuparsi di servizio civile, che per noi adulti è difesa della Patria attraverso la relazione privilegiata con i più giovani, è una responsabilità grande, da far tremare le vene ai polsi.

Il mio augurio è che tanti tra voi avvertano questa responsabilità, abbiano tremore ai polsi, accettino di impegnarsi nonostante tutto soltanto per l’amore di una scelta forte e adulta, per il gusto per la vita, per la vita davvero bella di chi si realizza insieme agli altri, di chi ha scoperto la gioia del “farsi carico” degli altri, perché ha scoperto che il benessere non è un diritto dei singoli, ma una meraviglia che continuamente si genera dalla qualità della relazione con l’altro. Di persone così ha bisogno la Patria, la Costituzione che finalmente si riconosce vissuta, il servizio civile e ciascuno di noi. Oggi a distanza di 7 anni continuo il mio impegno nell’assicurare come formatore, selettore, e progettista la mia esperienza.