Valorizzare le competenze acquisite con il Servizio Civile: rischi ed opportunità per il Forum Nazionale Servizio Civile

di Giuseppe Meccariello

Intervista al presidente Enrico Maria Borrelli.

borrelli

A pochi giorni dalla riunione del gruppo di lavoro istituito presso il Dipartimento della Gioventù e Servizio Civile Nazionale sulla definizione delle modalità di tutoraggio per l’ingresso nel mondo del lavoro e di attestazione delle competenze acquisite dai giovani che fanno Servizio Civile, abbiamo intervistato il presidente del FNSC che da quel tavolo di discussione ha segnalato con un post su FB: “c’è rischio di snaturare il senso e le finalità del Servizio Civile”.

Perché si corre questo pericolo? Il Forum è da sempre favorevole al riconoscimento e alla valorizzazione, nel curriculum dei giovani, delle competenze, trasversali e specifiche, acquisite in attuazione dei progetti di Servizio Civile. A questo obiettivo lavoriamo da tempo al fianco del Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile Nazionale e del Ministero del Lavoro e del Welfare, cui nel precedente governo era affidata la delega. Il lavoro sull’emersione e la messa in trasparenza degli apprendimenti maturati dai volontari ha tuttavia portato all’accostamento del servizio civile a politiche e mondi diversi: quello dell’istruzione e della formazione professionale da un lato, e quello delle politiche attive del lavoro dall’altro. Una connessione non facile e non priva di rischi.

Ci spieghi meglio. I processi di valorizzazione delle competenze, come ampiamente descritti e regolati dal Dlgs n.13/2013 e dal quadro europeo EQF, richiedono profili e competenze che gli enti di servizio civile non hanno e non potrebbero organizzare senza un adeguato sostegno da parte dello Stato. Il rischio è quello di perdere la rotta tracciata dalla riforma, distraendo l’attenzione e le risorse degli enti dalle attività e dalle finalità del servizio civile, per tracciare gli apprendimenti dei giovani.

Come dovrebbero intrecciarsi secondo Lei i diversi mondi del lavoro e della formazione professionale con quello del Servizio Civile? Se il servizio civile può essere inteso, come avvenuto con il programma europeo ‘Garanzia Giovani’, quale percorso di crescita professionale, riconoscendogli una strategica capacità formativa, ciò non può e non deve sostituire, o addirittura ridurre, la sua funzione precipuamente sociale ed educativa di strumento di difesa della Patria. Gli enti collaborano con lo Stato per realizzare attività e progetti volti a migliorare la qualità della vita dei cittadini, i servizi alle persone più fragili, la tutela dell’ambiente e del patrimonio storico-culturale, investendo risorse adeguate a questi scopi. E’ in tale cornice che i giovani si formano e crescono, lavorando a fianco dei volontari e degli esperti che gli enti mettono a disposizione per la realizzazione del Servizio Civile.

Qual è la proposta del Forum Nazionale del Servizio Civile? Tanto lavoro è stato svolto fino ad oggi con il Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile Nazionale per trovare un punto di equilibrio tra le priorità del Servizio Civile e l’esigenza, condivisa dalle organizzazioni che aderiscono al FNSC, di valorizzare le competenze dei giovani in un momento storico ed economico in cui anche rafforzare la loro occupabilità rappresenta un’emergenza sociale. Ma i pericoli di andare fuoristrada sono dietro l’angolo. Noi enti siamo assolutamente disponibili a collaborare, ma al contempo segnaliamo già da ora che non abbiamo gli strumenti necessari ad assicurare un lavoro di tutoraggio qualificato ed efficace, senza il quale si produrrebbero attestazioni prive di valore per il mercato del lavoro e per lo stesso sistema della formazione, vanificando quindi gli sforzi di innovazione ed elaborazione fatti fino ad ora nel dialogo con le istituzioni.

Quindi? Abbiamo bisogno di più tempo per dotare di un’adeguata formazione le nostre risorse umane e, non di meno, del sostegno economico necessario a consentirci di offrire ai giovani un’assistenza qualificata. Se lo Stato vorrà continuare ad investire tutte le risorse disponibili per il solo avvio in servizio di un numero maggiore di giovani, non riusciremo mai a qualificare questa esperienza anche per altri scopi. Come per l’appunto la valorizzazione e, magari in un prossimo futuro, la certificazione delle competenze.

E le coperture? I fondi a nostro avviso possono essere presi dalle politiche di settore destinate a questi scopi, ossia quelli della formazione e delle politiche attive del lavoro, che sono tuttavia di appannaggio delle regioni. Una concertazione che solo lo Stato centrale può provare a mettere a sistema.