Il Servizio civile a Varese, esperienze

di Francesco Gentile

 da Varesenews.it  di Kanthavel Pasupathipillai

Sono circa quarantamila in tutta Italia i giovani dai 18 ai 28 anni che ogni anno scelgono il servizio civile volontario. In cambio di un rimborso spese di 433 euro mensili, a volte del vitto e dell’alloggio o delle spese di trasporto, i ragazzi sono al lavoro per trenta ore settimanali in attività socialmente utili. I progetti sono molto vari: c’è chi porta la spesa a persone anziane, chi fa manutenzione nei parchi, chi lavora per un sistema economico più equo, chi guida i bambini alla scoperta dell’arte e dei musei

Il contratto di servizio civile volontario nazionale dura un anno e non si può rinnovare. Molti scelgono di farlo assieme all’università o come prima esperienza nel mondo del lavoro.In questi giorni si sono moltiplicati anche nella nostra provincia (e sulle pagine di VareseNews) gli annunci di ricerca di volontari per il prossimo anno di servizio. Il bando nazionale scadrà infatti il 12 luglio. I volontari in campo nella sola città di Varese saranno un’ottantina, suddivisi tra Comune di Varese, Arci Servizio Civile  e le associazioni che vi si appoggiano Legambiente, Uisp, Auser e molte altre ancora.Allargando lo sguardo su tutta la provincia troviamo anche altre associazioni come Adoc, Cenasca-Cisl, Caritas, Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, Aism, Avis, Unicef, Amesci, Acli, fed. Scs/Cnos  “Salesiani”, Vides. Più di cento progetti attivi che mobiliteranno circa 340 volontari. In provincia ci Varesenews ha raccolto le testimonianze di tre ragazzi attualmente impegnati a Varese nell’anno di servizio: 

Jader Phan Van, di 19 anni, è volontario di Legambiente nel progetto “Minima Impronta”. In questi giorni lavora presso un campo internazionale di Legambiente a Gornate Olona. La mattina studia informatica in un istituto privato. 

Jader - Ho scelto il servizio civile da un lato perché mi interessava aiutare la comunità in cui vivo a capire l’importanza del rispetto dell’ambiente… dall’altro  perché è stato il contratto di durata massima che sono riuscito a trovare e l’occupazione più comoda, visto che comunque cercavo un impiego. Ho imparato a conoscere alcuni dei problemi del nostro ambiente. Faccio con più facilità la raccolta differenziata e mi arrabbio quando la gente butta la spazzatura per terra! Sto anche imparando a fare il giardiniere.Il servizio civile è un’ottima esperienza e penso lo consiglierei a tutte le categorie di studenti, anche perché è a metà tra il mondo del lavoro vero e non lavorare affatto.  Laura Orlandi, di 23 anni, è all’opera nel progetto del Comune di Varese “Un museo diffuso per vivere la città” presso il castello di Masnago. Si occupa, tra le altre cose, di guidare i visitatori nei musei cittadini e di promuovere e gestire laboratori didattici per i bambini.Frequenta il primo anno della laurea magistrale in storia e critica dell’arte all’università statale di Milano. Laura – Il servizio civile era l’occasione per mettere in pratica quello che stavo studiando e avevo studiato. Nel settore culturale-artistico l’unica reale alternativa sarebbe stato uno stage, ma sono difficili da trovare e le mansioni che svolgi non sono poi così soddisfacenti. Essendo ancora studentessa era anche un modo interessante per recuperare qualche soldo (benchè la retribuzione sia bassa rispetto al servizio che prestiamo). Grazie al servizio civile in questo progetto ho colmato le mie lacune sull’arte locale e ho scoperto cosa mi riserva il futuro se deciderò di cercare lavoro in quest’ambito. Ho poi modificato alcuni miei modi di fare per riuscire a lavorare al meglio in equipe e il contatto costante e diretto con i bambini mi ha reso più paziente. Infine sono forse diventata grande, ho più sicurezza in me e nelle mia possibilità e sono uscita dalla “comodità” intrinseca nell’essere studentessa. Questo lavoro/non-lavoro ti lascia la libertà giusta per muoverti ma ti porta costantemente per mano… La definirei un esperienza di vita oltre che lavorativa. Penso che il momento migliore per svolgere il servizio civile sia il passaggio alla laurea specialistica. L’avvicinarsi della fine degli studi fa un po’ paura e cresce la voglia di essere indipendenti, ma a volte trovare il lavoro giusto sembra impossibile. Il servizio civile è la giusta via di mezzo per mettersi alla prova senza compromettersi del tutto e lo ritengo anche un buon “campo di prova” dove testare le proprie abilità e valutare se stessi. Marica Mainolfi, di 19 anni, lavora nel progetto socio-assistenziale “Educazione a domicilio”, sempre del Comune di Varese. Il suo progetto prevede interventi di sostegno a domicilio in favore di minori a rischio di emarginazione, comprendenti l’aiuto scolastico e il gioco. É iscritta al primo anno di biologia sanitaria. Marica –  Non saprei dire perché ho fatto questa scelta: diciamo che ho voluto provare. Ho fatto le magistrali e sapevo che mi sarebbe piaciuto lavorare con i bambini nel sociale. Durante il servizio sono cambiata tanto, nel senso che mi sono molto responsabilizzata. Forse sono riuscita a imparare a creare una certa distanza sul lavoro. All’inizio, lavorando anche con bambini in situazioni difficili facevo fatica a distaccare la mia emotività dalla loro. Relazionandomi con loro ho anche imparato a guardarmi dentro e a capire meglio come sono fatta. C’è qualche pecca: trenta ore alla settimana sono tante, anche rispetto al rimborso spese. Sono più che per un lavoro part-time! Sarebbe poi bello poter continuare oltre l’anno di contratto o farlo più di una volta. Tuttavia consiglio il servizio a chiunque abbia voglia di mettersi in gioco.  Prova a raccontare un ricordo spiacevole e uno piacevole del servizio..  Jader – Di spiacevole non saprei dire niente in particolare. Mi lasceranno un ricordo piacevole i campi di questi giorni. Sono con la mia responsabile e volontari da tutto il mondo: lavoriamo dal mattino al pomeriggio tardi e la sera abbiamo tempo libero o facciamo attività in paese.  Laura - Uno spiacevole… Forse la mancanza di pubblico alle attività di Natale, ma mi consola pensare che non dipendeva da noi volontarie.Mi permetto di dire due ricordi piacevoli. Durante i corsi di formazione ho potuto conoscere e fare amicizia con numerosi ragazzi e ragazze che sicuramente frequenterò anche in futuro. L’altro è l’esperienza con i non-vedenti in occasione della mostra di Adriano Bozzolo: vedere con le mani e sperimentare la scoperta dell’arte attraverso gli altri sensi accompagnando queste persone mi ha donato un emozione unica! Marica – È abbastanza spiacevole la burocrazia del Comune. Molte volte mettono le carte davanti alle persone: è una cosa che mi ha dato fastidio fin dall’inizio.I sorrisi dei bambini sono la cosa più piacevole che porti a casa, quando pur partendo con tante difficoltà loro ti sorridono per farti capire che sei diventata una cosa importante per loro.