Giornata vittime del Covid, “il servizio civile ha tenuto e ha creato impatti positivi per comunità e territori”

di Redazione

Il Servizio civile universale ha voluto ricordare l’impegno dei giovani volontari e degli enti nei mesi della pandemia con un webinar promosso dal Dipartimento per le politiche giovanili e Scu. 

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Nella prima “Giornata nazionale in memoria delle vittime del Covid-19”, istituita con legge n. 35 del 2021, anche il Servizio Civile Universale (SCU) ha voluto ricordare l’impegno dei giovani volontari e degli enti nei mesi della pandemia con un webinar nazionale promosso dal Dipartimento per le politiche giovanili e SCU, con il contributo dell’Istituto Superiore di Sanità e di Formez.

“Nel corso dell’emergenza – ha spiegato il Dipartimento - , i giovani operatori volontari di servizio civile universale sono stati in prima linea, impegnati con responsabilità, consapevolezza e tempestività, in azioni di promozione dei valori fondativi della Repubblica - come la difesa della vita, della sicurezza delle persone e dei diritti umani - che si sono concretizzate nel supporto ai più fragili, nel sostegno alle famiglie in difficoltà, in azioni educative nei confronti dei minori e in numerose altre attività di contrasto e mitigazione dell’emergenza sulla comunità”.

“Anche quando queste terribili crisi, che ci hanno caricato di ansie e di paure, saranno alle spalle - come ci auguriamo - sarà bene mantenerne la memoria: non solo per non dimenticare il sacrificio delle persone che abbiamo perduto ai nostri affetti, ma anche per conservare le lezioni che abbiamo appreso anche in termini di buone pratiche, replicabili a supporto di altre situazioni emergenziali che caratterizzano questo difficile momento storico”, ha affermato la ministra per le politiche giovanili, Fabiana Dadone, nel suo saluto iniziale al webinar. Il Capo Dipartimento, cons. Marco De Giorgi, sempre in apertura ha voluto ricordare come “siamo in un momento in cui rischiamo di perdere non solo petrolio ed energia ma anche il grande capitale umano rappresentato dai nostri giovani. Per questo dobbiamo metterci a disposizione dei giovani per motivarli e far loro riprendere i percorsi di autonomia sul lavoro e nella società che sono stati interrotti dalla crisi”.

Dai dati comunicati poi dalla dott.ssa Silvia Losco (Dirigente Servizio programmazione degli interventi e gestione dell'Albo dell’Ufficio per il servizio civile universale) arriva la conferma di un “sistema” che è riuscito a resistere anche nel pieno della crisi pandemica. “A parte la fase più difficoltosa del marzo 2020, con l’avvio del lockdown, che ha visto in servizio in quel momento circa 3.200 giovani (pari all’11,1% del totale), il trend di ripresa è stato subito positivo, fino a ‘normalizzare’ il numero di volontari impegnati sui numeri pre-pandemia”. Già ad aprile 2020 infatti oltre l’80% dei giovani volontari, sui circa 39 mila partiti a seguito del bando del settembre 2019, era tornato in servizio secondo le nuove modalità che prevedevano anche attività ‘in remoto’. I più penalizzati quelli in servizio civile all’estero, dei quali però 191 sono rimasti attivi anche nelle fasi più acute della pandemia. “E dal 15 settembre 2020 la percentuale dei volontari in servizio è sempre stata maggiore al 99%, con un trend crescente fino al 99,85% a febbraio 2021”.
Indicativo di questo progressivo ritorno alla normalità anche l’andamento delle attività di servizio, che ad aprile 2020 per il 44,7% risultavano “rimodulate” rispetto a quelle originariamente previste, percentuale che già a febbraio 2021 scendeva al 22,1%.

Il webinar ha visto anche le testimonianze di alcuni volontari in servizio proprio durante la pandemia, le cui storie sono raccolte nell’e-book #noirestiamoconvoi pubblicato dal Dipartimento a dicembre scorso.
A chiudere l’incontro, Laura Massoli, neo Direttrice Ufficio per il servizio civile universale, che ha voluto sottolineare in particolare quattro parole: “Lavoro comune, resilienza, innovazione e valore pubblico”. “Lavoro comune: del Dipartimento, assieme agli enti di servizio civile e agli stakeholder istituzionali per dare risposte in fase di emergenza, ma anche dei ragazzi, come le testimonianze ci hanno restituito. Resilienza, non solo istituzionale ma anche organizzativa; su tutte la capacità di riorganizzarsi degli enti e degli operatori del servizio civile”, ha poi spiegato, aggiungendo: “Innovazione, perché le soluzioni individuate per l’emergenza sono divenute oggi  leve organizzative, sia di semplificazione, sia digitalizzazione che di flessibilità, patrimonio comune per tutti” e “Valore pubblico, in quanto i principi, le forze e i soggetti del servizio civile hanno dimostrato, in epoca Covid, tutta la loro tenuta e capacità di adattarsi e di creare impatti positivi per la comunità e i territori”.

 

(Fonte articolo: Redattore Sociale - fonte foto: Pixabay)