I volontari in Italia: sono 6,63mln, colti, felici e fiduciosi

di Redazione

Dalla ricerca un'indicazione alla politica: investire sulla cultura

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Colti, felici e fiduciosi nel prossimo: è il 'volontario tipo' che emerge dal volume di ricerca "Volontari e attività volontarie in Italia. Antecedenti, impatti, esplorazioni", presentato ieri alla Camera dei Deputati.

Il volume, a cura di Riccardo Guidi, Ksenija Fonovi e Tania Cappadozzi, esce in un momento cruciale, mentre il Governo sta definendo i decreti attuativi della Riforma del Terzo Settore, e presenta analisi e risultati inediti sulla base dei dati Istat 2013 rilevati applicando, per la prima volta in Italia, lo standard mondiale Ilo (Organizzazione Internazionale del Lavoro) per la rilevazione del volontariato all'interno dell'Indagine Multiscopo Aspetti della Vita Quotidiana.

"Dai risultati deriva una precisa indicazione politica: per far crescere la solidarietà e l'impegno civico è di primaria importanza investire nell'educazione, nell'istruzione universitaria e nella cultura" dichiarano i curatori del volume.

La ricerca attesta che non sono le risorse economiche la variabile determinante per accrescere le probabilità che una persona faccia volontariato, bensì le risorse socio-culturali: titolo di studio, abilità digitali, partecipazione culturale. Maggiori risorse socio-culturali si traducono in una maggiore propensione al fare volontariato. Per cui, più aumenta il titolo di studio e la fruizione di cultura, più aumenta la probabilità di fare volontariato.

In Italia sono 6,63 milioni le persone (12,6% della popolazione) che si impegnano gratuitamente per gli altri o per il bene comune: 4,14 milioni (7,9%) lo fanno all'interno di organizzazioni e 3 milioni (5,8%) individualmente. Dalla ricerca emerge che le persone che fanno volontariato hanno una qualità della vita migliore rispetto al resto della popolazione italiana: in particolare, i punteggi più alti di soddisfazione vengono registrati dai volontari attivi da oltre 10 anni e da quanti si impegnano in più di una associazione.

Di particolare rilievo l'impatto positivo sul benessere degli anziani: il 50,4% dei volontari sopra i 65 anni si dichiara molto soddisfatto della propria vita. Il tasso di fiducia interpersonale dei volontari (35,8%) svetta su quello di chi non fa volontariato (20,6%). Fare volontariato e partecipare ad associazioni ha anche un effetto di socializzazione alla partecipazione politica. Ma i volontari non sono solo quelli che si impegnano nelle associazioni.

C'è chi lo fa individualmente, e la ricerca individua quattro 'profili tipo': ‘quelli che danno una mano’ (34,2%, ovvero 852mila persone) sono quelle persone che offrono aiuto in casa o per pratiche burocratiche; ‘quelli che... senza come si farebbe' (28,4%), che offrono assistenza qualificata a persone in difficoltà; 'quelli che scelgono di fare da soli' (27,6%), per lo più laureati, professionisti, impegnati con continuità; 'quelli che per donare vanno diritti all'ospedale' (9,9%), ovvero i donatori di sangue che dedicano un'ora al mese al di fuori delle associazioni.

L'incentivo più forte a fare volontariato è l'identità religiosa. Condividere un'identità religiosa forte è il fattore che maggiormente determina la propensione all'impegno volontario in un'organizzazione. Lo stesso vale per i volontari individuali; un dato, questo, mai dimostrato prima.