ASVIS: sette proposte per il futuro

di Redazione

Investimenti per il sistema produttivo, l’occupazione, l’istruzione e per arginare povertà e disuguaglianze, in linea con l’Agenda 2030 e il Green deal

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Fronteggiare la crisi da Covid-19 riorientando il modello di sviluppo e perseguendo con determinazione l’attuazione dell’Agenda 2030, per rafforzare il sistema socioeconomico e rendere il Paese meno vulnerabile a shock futuri. Il nuovo Rapporto dell’Asvis (Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile), “Politiche per fronteggiare la crisi da COVID-19 e realizzare l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile”, valuta l’effetto della crisi sulle diverse dimensioni dello sviluppo sostenibile e propone azioni per stimolare la ripresa in linea con l’Agenda 2030 e il Green deal.
Questo nuovo Rapporto dell’ASviS rappresenta il contributo della più grande rete della società civile italiana alla progettazione delle politiche nazionali, regionali e locali in un’ottica di sviluppo sostenibile, coerente con gli orientamenti europei, anche in vista dell’impiego delle ingenti risorse finanziarie che verranno messe a disposizione dall’Unione europea.

Il clima e il Covid-19

Gli italiani sono ormai consapevoli non solo dei legami tra rischi ambientali e possibile insorgenza di pandemie, ma anche della fragilità dell’attuale sistema economico e sociale. Come confermano le recenti rilevazioni di Ipsos e Eumetra, è aumentata rispetto a pochi mesi fa la priorità assegnata alle diverse dimensioni dello sviluppo sostenibile. Secondo Ipsos, la stragrande maggioranza degli intervistati a livello globale (72%) ritiene che la crisi climatica sia una minaccia pari a quella del Covid-19 e che nella ripresa economica, dopo alla crisi sanitaria, sia prioritario porre in essere azioni di contrasto ad essa (63%). Il 71% ritiene che, se il governo non agirà subito per combattere la crisi climatica avrà fallito il suo compito, mentre il 66% dichiara che ripenserà il proprio voto se il partito di riferimento non prenderà azioni al riguardo e il 50% è contro una ripresa economica che possa peggiorare le condizioni ambientali.

«L’Italia deve decidere che direzione prendere: se proseguire su quella indicata dalla Legge di Bilancio per il 2020, molto più orientata alla sostenibilità delle precedenti, e degli orientamenti strategici dell’Unione europea o se, in nome della crescita del PIL a tutti i costi, sacrificherà i progressi fatti o programmati per i prossimi anni, primo fra tutto il processo di decarbonizzazione, la sicurezza dei lavoratori e l’equità sociale», sottolinea Enrico Giovannini, portavoce dell’ASviS.

Gli impatti

Il nuovo rapporto dell’Asvis, sottolinea il presidente dell’ASviS Pierluigi Stefanini, «analizza gli effetti della crisi sui singoli obiettivi dell’Agenda 2030 e propone azioni, sia trasversali sia specifiche, a favore dello sviluppo sostenibile in tutte le sue dimensioni (economiche, sociali, ambientali e istituzionali), che potrebbero essere utilizzate dal Governo per disegnare le politiche orientate a fronteggiare l’emergenza economica e sociale, nonché per disegnare quelle per il rilancio del Paese».

Il Rapporto rileva che lo shock da Covid-19 ha un grave impatto sul capitale economico (drastica riduzione della capacità produttiva, accelerata dalla caduta degli investimenti, e quindi dell’accumulazione di capitale; caduta della ricchezza attuale e prospettica; eccetera), sul capitale umano (la disoccupazione e la sottoccupazione riducono le conoscenze degli individui; il lockdown ha un impatto negativo sulle attività formative nei confronti dei giovani, degli adulti e dei lavoratori; ecc.) e sul capitale sociale (riduzione delle interazioni; difficoltà operative per il Terzo Settore; ecc.). Gli effetti sul capitale naturale, positivi nella fase di blocco delle attività socioeconomiche, possono diventare negativi nella fase di ripartenza qualora non si adottino misure per lo smaltimento corretto di dispositivi di protezione individuali (mascherine, guanti, ecc.), per ridurre l’uso di plastica monouso nella ristorazione e nelle mense aziendali, per evitare il ricorso generalizzato ai mezzi di trasporto privati e per evitare l’abbandono dei programmi di transizione ecologica e di decarbonizzazione.

Le azioni

In sintesi, e rimandando al documento integrale per approfondimenti, segnaliamo alcune azioni che aiuterebbero il Paese a “rimbalzare avanti” verso uno sviluppo più sostenibile:

  •  La semplificazione delle procedure amministrative per consentire un’attivazione rapida degli investimenti pubblici, anche in vista di un utilizzo tempestivo dei futuri fondi europei;
  • Il ripensamento del ruolo dello Stato, a integrazione e supporto dell’azione del settore privato, per la salvaguardia dei beni comuni e la promozione di comportamenti economici orientati al benessere di tutti. Ciò comporta l’accelerazione della transizione all’economia circolare, una maggiore protezione della salute e dei diritti dei lavoratori, l’estensione alle medie imprese dell’obbligo di rendicontazione dell’impatto sociale e ambientale della loro attività, l’introduzione di finanziamenti con garanzia pubblica per lo sviluppo sostenibile;
  • L'accelerazione della transizione digitale come driver per lo sviluppo sostenibile, da affiancare a misure per la conciliazione tra vita e lavoro (con particolare attenzione alla condizione femminile, che in questa situazione rischia di essere sacrificata) attraverso il welfare aziendale e lo smart working, con effetti positivi sulla mobilità e vantaggi per il clima e la qualità dell’aria;
  • considerare centrale il capitale naturale, base della nostra salute, del nostro benessere e del modello di sviluppo, e promuovere un piano di azione per le politiche abitative, la rigenerazione urbana e la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio;
  • Salvaguardare e rafforzare l’infrastruttura culturale, in ogni territorio e a livello nazionale, favorendo una relazione integrata fra mondi della cultura, dell’educazione e del turismo;
  • Cogliere la sfida della didattica a distanza per migliorare l’accesso alla conoscenza, la qualità dell’apprendimento, ridurre le disuguaglianze e offrire anche agli adulti occasioni di formazione continua lungo l’intero arco della vita;
  • Utilizzare rapidamente, e in un’ottica sistemica, i fondi di coesione europei e nazionali della programmazione 2014-2020 ancora non impegnati dallo Stato e dalle Regioni per progetti nel Mezzogiorno.

«L’obiettivo delle politiche pubbliche», conclude Giovannini, «deve essere quello di ridurre al massimo gli effetti negativi dello shock e stimolare la ‘resilienza trasformativa’ del sistema socioeconomico. Per questo si devono ‘ricostruire’ al più presto tutte le forme di capitale deteriorato dalla crisi, specialmente quello umano».

 

( Fonte articolo: Reti Solidali - fonte foto: UnRic.org )