Bulimia e anoressia: la soluzione è dentro le mura domestiche

di Anna Laudati

di Anna Laudati

bulimia8.jpgL’Anoressia è una condizione di riduzione ponderale oltre il 15 % del peso ideale, con amenorrea e alterazione della percezione corporea. La paura di ingrassare e la conflittualità con il cibo sono caratteristiche comuni sia alla Bulimia, sia all'Anoressia. Questa comune preoccupazione nei confronti della propria immagine corporea e del proprio peso, il significato simbolico che queste due manifestazioni hanno come espressione della mancata accettazione di sè, accomuna la base patologica di entrambe le patologie.

Secondo i dati raccolti dal Centro di Documentazione dell'Eurispes del 2005, sarebbero 2.200 mila le italiane che soffrono di un disturbo dell'alimentazione, di cui 80 mila i casi di anoressia e oltre 60 mila quelli di bulimia.  Nei paesi occidentali industrializzati, compresa l'Italia, ogni 100 ragazze in età di rischio (12-25 anni) 8-10 soffrono di un qualche disturbo del comportamento alimentare.  Il rapporto tra donne/uomini è di 9/1 per l'anoressia e di 6/1 per la bulimia.

Anche se la popolazione maschile adulta è pari ad un solo 10% del totale della popolazione anoressica, questa percentuale sta aumentando. Nei bambini il 25% degli anoressici sono maschi.
L'età di esordio è tra i 10 e i 30 anni: l'età media di insorgenza è 17 anni.
Tra la metà degli anni '50 e la metà degli anni '60 l'incidenza dell'anoressia è aumentata del 300%, tasso che sembra oggi essersi stabilizzato.

Come curarsi? Ci sono molti centri specializzati in tutt’Italia ma essendo questa una malattia che nasce in casa e in famiglia, il metodo più sicuro per superarla è affrontarla tutti insieme con mamma, papà e fratelli.  Indicativa l’esperienza di un’adolescente guarita da problemi di anoressia e bulimia, in una lettera  pubblicata su http://it.answers.yahoo.com/question/ di cui si riportano alcuni passaggi qui di seguito:

“… ho 18 anni e soffro di anoressia da quando ne avevo... boh, non lo so più neanche io. N soffro da quando mi ricordo. Oggi la situazione è notevolmente migliorata - di fatto posso dire di esserne quasi uscita - ma a volte ci sono ancora giorni in cui combatto contro la tentazione di non toccare più cibo, e altri in cui l'istinto di ficcarmi due dita in gola dopo pranzo è davvero forte. ma non lo faccio. non più. vedi, mia cara, il percorso per uscirne è complicato, è difficile, è massacrante, non privo di arretramenti e battute d'arresto, a volte ti chiedi "ma chi me lo fa fare?".

Non lo nego. Nulla ti rimane addosso come un disturbo alimentare, nulla è così subdolo, nulla è così restio ad andarsene. ma la sensazione di sentirmi viva, di sentirmi bene o comunque meglio, è impagabile. una volta che il fisico si assesta migliorerà anche l'umore, il rapporto con gli altri, l'autostima, tutto. ma non devi farlo per gli altri. e sai perché? Perché gli altri NON SONO TE. Possono aiutarti, ma non essere nella tua testa. Lottare contro questo male è una scelta dura, ma è una scelta che nessuno può fare per te.

Devi volerlo tu con tutte le tue forze. Senza accontentarti. senza abbassare la guardia e devi volerlo per te stessa. Anch'io all'inizio lo facevo solo per gli altri, per non farli soffrire, ma non ho combinato nulla. Quello è un mentire a se stessi, ed è solo un modo in più per aggravare le cose. Sono fermamente convinta che una parte dell'essere umano abbia bisogno di soffrire.

Ma non si può annullare una parte di se stessi. Si può ridimensionarla, però. Renderla una compagna di strada in più. Una comprimaria nella propria storia personale, non più una protagonista. Rivolgersi ad uno specialista è importante.

Ma bisogna chiedere anche tutto l'aiuto delle persone che ami e che ti amano, ognuna a loro modo. Concedersi il lusso di essere vulnerabile. Mostra la tua sofferenza quando si soffre, urla quando vuoi urlare, non nasconderti, non aver paura. Nessuno ti vorrà meno bene per questo. Ama, ama, ama, ama con tutte le tue energie. Solo l'amore può salvarti ....”.