Torna l’horror italiano nelle sale con “In the market”

di Simone Scarpati

L’esordiente regista Lorenzo Lombardi firma il suo esordio con questo film horror che tenta invano di emulare i film americani. Il risultato è un film scadente sotto (quasi) ogni punto di vista. (Simone Scarpati)

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L’avevano pubblicizzato come la risposta italiana a film come “Hostel” e “Saw” e tanti (chi scrive compreso) si erano avvicinati alla pellicola con enormi aspettative e con la speranza che il cinema horror italiano potesse ritornare alla sua era dell’oro dopo i classici di Dario Argento. In realtà a tutti gli speranzosi aspettava un’enorme delusione.

La trama. Un gruppo di tre ragazzi si mette in viaggio per una vacanza on the road senza una meta ben precisa, ma con la specifica intenzione di partecipare al concerto del loro gruppo rock preferito. Un viaggio senza metà che si scoprirà essere anche un po’ in viaggio all’interno delle loro coscienze, delle loro vite e soprattutto alla scoperta dei loro fantasmi del passato. Sebbene un po’ scontata l’idea poteva essere buona, ma (e qui non vogliamo essere gratuitamente “cattivi”) la recitazione dei tre protagonisti la “un po’” a desiderare. Come in ogni film horror on the road che si rispetti i tre sentono la necessità di fare una sosta e all’area di servizio ritrovano una cartomante (la copia esatta della medium di “Profondo rosso”) che predirà loro sventure e pericoli sul loro cammino.

E non si sbaglia visto che un minuto dopo i nostri ragazzi vengono derubati da due malviventi. Rimasti senza nulla si rimettono in cammino con l’entusiasmo che si riduce a zero (così come la qualità della loro recitazione) e l’intenzione di voler trovare al più presto un posto dove poter telefonare e denunciare l’accaduto. Si fermeranno al market dove David avrà la brillante idea di restare lì per la notte in maniera tale da poter fare razzia di tutti i generi alimentari di cui hanno bisogno per rigenerarsi e ripartire. Ma di notte troveranno ad aspettarli l’addetto al banco macelleria (Adam alias Ottaviano Blitch) che non vende solo carne animale, ma anche carne umana.

Ed è in questo momento dopo ben cinquantadue minuti di inutilità che inizia la parte migliore del film. E di certo non è la quantità di sangue e di violenza a far alzare la qualità della pellicola bensì le capacità dell’istrionico Ottaviano Blitch in grado di delineare un ottimo “cattivo” psicopatico. Il picco più alto del film è sicuramente il suo monologo sul cannibalismo. Peccato il tutto duri meno di venti minuti! Giusto il tempo di trucidare tutti e tre i ragazzi.

Per concludere chi scrive apprezza il tentativo di esordire con una pellicola low-budget del genere, ma è ovvio che quando ci si mette in gioco in questo campo si rischia anche di fare figuracce. E se figuraccia non vogliamo chiamare “In the market” possiamo però dire che sia un esperimento mal riuscito. Aspetteremo che Lorenzo Lombardi ci sorprenda.

Guarda il trailer del film: