Diego Armando Maradona, il fumetto

di Alessandro Etzi

L'ascesa e la caduta di un Dio nel libro di Paolo Castaldi. (Alessandro Etzi)

diego_armando_maradona Pubblicato il 10/10 dalla casa editrice BeccoGiallo, la graphic novel Diego Armando Maradona, disegnata e sceneggiata da Paolo Castaldi, mi é subito piaciuta perché rispetta i miei assiomi fondamentali in materia di maradonismo.

Prima regola: chi scrive o parla di Maradona deve essere argentino, o napoletano. Di nascita, di adozione, di carattere, poco importa. Ma se non sei argentino o napoletano non potrai mai capire perché Maradona, a cavallo tra gli anni '80 e gli anni '90, divenne il sindaco di una città, il Messia di una massa che andava da Forcella alle fabbriche del Nord Italia, l'idolo di chi aveva un Super Santos, il battezzatore di bambini, l'uomo che avrebbe riscattato chi da solo non riusciva a riscattarsi. Napoli compresa.

Seconda regola: chi scrive o parla di Maradona deve valutarlo con criteri diversi da quelli riservati agli altri esseri umani, perché come lo stesso Diego affermava"non saró mai un uomo come tutti gli altri". Un essere vivente che é stato speciale nel violare le regole della fisica applicate al calcio, nel cementare il rapporto con la città che lo accoglieva, esordendo in sala stampa con un pensiero ai giovani napoletani "Voglio diventare l'idolo dei ragazzi poveri di Napoli, perché loro sono come ero io a Buenos Aires”.

diego_armando_maradona_2Del libro colpisce di piú la sceneggiatura,fedele nel citare interviste ed avvenimenti, emozionanti quando l'autore, nelle primissime pagine, prova a spiegare il perché di questo libro "perché ogni volta che pronuncio questo nome..... Succede qualcosa...qualcosa dentro".

I disegni hanno un unica pecca, non riescono a rendere il viso di Diego per ciò che spesso é stato:incredibilmente espressivo, teatrale, aggressivo ed al contempo infantile. Una scelta probabilmente voluta, del resto non sono molte le divinità dai lineamenti univoci e definiti.

Nel mezzo del libro ci sono goal, mani di Dio, discorsi nello spogliatoio, ma anche Jovine che canta O reggae e Maradona, operai emigranti, fotografi, uomini del popolo. Tutti partecipi, in maniera più o meno inconsapevole, di una delle più belle storie del calcio.

Chi come me, nato a Napoli nel 1982, non solo ha ritenuto Maradona migliore di Didí, Vavà e Pelé, ma anche dei piú recenti Raul, Messi e ronaldi e ronaldinhi vari, e non riesce a spiegarne il perché agli Under15 senza appellarsi a concetti come pathos, emozioni, unicità, ha oggi un libro che rende onore al più grande interprete dell'unico, vero sport universale.