Il punto di Enrico Tomaselli: Due gentlemen a Bagnoli

di Enrico Tomaselli

Per oltre tre anni, sono andati d’amore e d’accordo. Ogni tanto qualche bisticcio, ma come in tutte le coppie, niente di che. Grazie a questo feeling, Napoli ha visto alcune delle più discutibili iniziative milionarie degli ultimi anni, dall’America’s Cup al Giro d’Italia. (Enrico Tomaselli)

demagistris_caldoro Per converso, allo stesso feeling si deve attribuire il silenzio con cui il Comune di Napoli ha accolto – ad esempio – la disastrosa politica regionale nei trasporti, e quella scandalosa nella cultura (dal protettorato teatrale affidato a De Fusco, stabile napoletano compreso, alle vicende del MADRe, su cui l’allora assessore Di Nocera rivendicò il proprio disinteresse).

Ma ora pare che la coppia sia in crisi. Non più bisticci ma toni duri. Del resto, avvicinandosi importanti scadenze (elettorali) ciascuno pensa a sè.

D’improvviso, il Sindaco di Napoli riscopre “la distanza politica che c’è sempre stata tra me e lui” *. Ovviamente, come da classico coniugale, la colpa è sempre dell’altro: “è dovuta agli atteggiamenti e alle iniziative del Presidente della Regione negli ultimi mesi, da quando cioè si è messo in campagna elettorale”. Mentre lui –noblesse oblige – aveva sinora sorvolato per via di “‘un accordo tra gentiluomini’ istituzionale”. E noi, ingenui!, che credevamo la collaborazione tra istituzioni fosse un dovere, nei confronti dei cittadini...

É grazie a questo gentlemen’s agreement che invece sinora Comune e Regione hanno collaborato?

Strano che abbia tenuto a fronte di numerose questioni, che invece ora vengono rinfacciate...

Il commissariamento del San Carlo? L’accordo regge. Il commissariamento del porto? L’accordo regge. Il commissariamento di Bagnoli? L’accordo salta...

Perchè la questione delle questioni quella è. Certo, la campagna elettorale regionale fa alzare i toni, ma il nocciolo di tutto sta lì. Perchè la questione di Bagnoli è la sola che, nei prossimi anni, muoverà a Napoli enormi quantità di denaro, e ridisegnerà molti assetti – urbanistici, sociali, economici e di potere. Ecco perchè esserci o non esserci (politicamente) è il problema. Ed ecco che, shakespearianamente, tutto volge in farsa.

Intendiamoci, il commissariamento (tutti i commissariamenti…) è il fallimento della (buona) politica. E quando la politica fallisce, non c’è livello istituzionale che possa chiamarsene fuori. Ugualmente, la soluzione imposta da Roma, che taglia praticamente fuori il Comune di Napoli, non è semplicemente una sanzione delle sue inadempienze e dei suoi fallimenti (anche pregressi), ma un esproprio fatto alla città, cui si sottrae il controllo sul destino (cosa, come e quando) di un pezzo importante del suo territorio. Stabilendo – tra l’altro – un brutto precedente.

De Magistris sostiene ora che, dietro questa estromissione, ci siano Fintecna e l’Acen, che avrebbero condizionato l’incolpevole Matteo Renzi, anche grazie alle concomitanti pressioni dell’alleato Silvio Berlusconi. E tornano così queste coppie di fatto della politica italiana, gli accordi tra gentiluomini (celebrati a Santa Lucia o al Nazareno), che inevitabilmente caratterizzano la personalizzazione estrema della politica, inevitabilmente inquinandola.

Perchè in politica servono grandi leader e statisti, non futili prime donne. E invece ci ritroviamo con una Regione Campania che si approssima alle elezioni regionali stremata dalla crisi e dalla cattiva politica che l’ha gestita in questi anni, mentre il confronto elettorale – ancora una volta – è tra prime donne invece che tra programmi credibili e squadre affidabili.

P.S. Napoli non sta messa meglio. E già aleggia la minaccia finale: “Mi ricandido e le primarie non riguardano me”.

* (De Magistris “Non ho isolato la mia città”, intervista su Repubblica Napoli, 22/09/14)