Cuori rossi e cuori neri: ritornano le barricate?

di Anna Laudati
“Tutto il resto è noia” come ha affermato forse troppo semplicisticamente Giorgia Meloni descrivendo la rediviva polemica fascismo-antifascimo? Quel che è certo è che questa polemica se condotta ancora una volta dal ceto politico italiano rischia di ingenerare tossine pericolose per le giovani generazioni.  (di Francesco Enrico Gentile)  

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Sembrerebbe di no, almeno a giudicare dalla messe di dichiarazioni, smentite, comunicati “et similia” che per giorni hanno occupato le pagine dei maggiori quotidiani, in un tourbillon mediatico-politico degno delle migliori occasioni. Il tutto è avvenuto dopo le dichiarazioni del sindaco di Roma Alemanno e del Ministro La Russa che sembravano riportare AN ad una fase precedente al congresso di Fiuggi e con Gianfranco Fini, che calcando il palco della festa dei giovani del partito, si è illuso di mettere fine alle polemiche affermando: “La destra politica italiana e a maggior ragione i giovani, devono senza ambiguità dire alto e forte che si riconoscono in alcuni valori della nostra Costituzione, come libertà, uguaglianza e solidarietà o giustizia sociale...".

"Sono tre valori che hanno guidato il cammino politico e ribadire che la destra vi si riconosce è un atto doveroso. Se in Italia non è stato così agevole, è perché non c'è stata una destra in grado di dire che ci riconosciamo in pieno nei valori antifascisti".

Polemica chiusa? Niente affatto. Proprio i giovani del partito, serbatoio di energie nuove e punta avanzata della lenta traversata di AN verso la destra moderna europea, sparigliano le carte e per bocca del responsabile di Azione Giovani Roma ha affermato: “Non possiamo essere, non vogliamo essere, non saremo antifascisti”.

Insomma, punto e a capo. La gioventù aennina ripropone una discussione che con tanta fatica il gruppo dirigente di AN era riuscita a relegare al campo della sterile polemica politica. Aldilà della contingenza, e del gusto polemico di larga parte della classe politica italiana in grado di rendere i valori fondanti della Repubblica merce da scontro, la vicenda pone una domanda di senso seria, per un paese come il nostro che stenta a riconoscersi in una memoria condivisa: c’è un tessuto condiviso di valori fondanti come l’Antifascismo tra le giovani generazioni?

 

Il Ministro della Gioventù Giorgia Meloni, in una lettera che Miguel Gotor su “La Stampa” ha definito pregna di giovanilismo rancoroso e supponente, sembra escludere che l’intero dibattito sia estraneo ai giovani italiani troppo impegnati a costruirsi avvenire e futuro in una società complessa.

 

Di diverso avviso e’ Pina Picierno, Ministro Ombra del PD, secondo cui la scelta dell’antifascismo è riconosciuta da larga parte dei ragazzi e delle ragazze italiani.

 

Quello che è certo è che dopo sessant’anni dalla fine della lotta di liberazione nel nostro paese manchi ancora la capacità di leggere quegli anni tragici con gli occhi di un paese pacificato e non con le lenti distorte delle opposte tifoserie e della faziosità fine a sé stessa. Elementi, questi ultimi, che in anni recenti (gli anni’70 n.d.r) hanno portato giovani tra loro coetanei sulle parti opposte di una barricata sempre meno reale e sempre meno necessaria, lasciando sui selciati delle strade e dinanzi alle università pozze di sangue che ancora bussano alla coscienza collettiva della nazione.

 

Il dibattito fascismo-antifascimo se condotto ancora una volta dal ceto politico italiano rischia di ingenerare tossine pericolose per le giovani generazioni. Se c’è una funzione che possono svolgere le giovani generazioni italiane, quella dei cuori rossi e cuori neri, è di riprendersi lo spazio della discussione e fornire così un contributo determinante per la costruzione di quella memoria collettiva tanto necessaria per un paese che Eugenio Scalfari continua a definire “uno specchio rotto”