Paestum. XI Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico

di Anna Laudati
Intervista a Tsao Cevoli, presidente dell’ANA, Associazione Nazionale Archeologi (di Monica Scotti)

tsao_cevoli_foto_g.murro2.jpgPaestum è in fermento: dal 13 al 16 novembre, infatti, la città ospiterà i lavori per l’undicesima edizione della Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico. L’iniziativa,  promossa dalla Provincia di Salerno e dall'Assessorato al Turismo e ai Beni Culturali della Regione Campania, rappresenta,  con i suoi stand espositivi, le conferenze, i laboratori e i workshop, una preziosa occasione di incontro per gli operatori del settore, ma anche per chi si occupa di business, per i viaggiatori di professione e per passione, per gli studenti e i semplici curiosi. Quest’anno, in particolare, i lavori vantano la collaborazione dell’Organizzazione Mondiale del Turismo (OMT), la presenza delle Università e accoglieranno, nelle vesti di rappresentanti del Paese Ospite ufficiale, delegazioni dal Perù. Sono 35 in tutto i Paesi esteri che saranno presenti al salone espositivo (un piccolo record per la Borsa) e tra questi c’è chi partecipa per la prima volta, come India, Giappone, Svezia, Lituania, Palestina, Polonia, Repubblica Slovacca, Spagna, Thailandia e Yemen.

Si respirerà un’aria cosmopolita, dunque, fra le antiche rovine di Paestum.  Ma qual è lo scopo della manifestazione? Quali sono le problematiche di chi opera nel settore dell’archeologia e del turismo? Quali le prospettive dei giovani che sognano di accostarsi a questa professione? Ce ne parla Tsao Cevoli, presidente dell’ANA-Associazione Nazionale Archeologi.

Ne parliamo con Tsao Cevoli, presidente dell’ANA

Che cosa rappresenta la Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico per l’ANA? E’un’occasione per ribadire l’importanza e la centralità della figura dell’archeologo. Vogliamo sfatare quelle convinzioni errate che da tempo fanno delle professioni e dei saperi che come il nostro hanno una base essenzialmente teoretica un esempio di impiego “inutile”. Mi spiego meglio: non è possibile valorizzare esclusivamente le scienze applicate e dimenticare la speculazione, perché è proprio la speculazione a fornire gli strumenti necessari all’innovazione e al progresso in campo tecnico…da una teoria filosofica si può arrivare ad una legge matematica, dalla legge matematica si passa all’ingegneria che fa di quel sapere un prodotto che ci cambia la vita. Allo stesso modo l’archeologia e il patrimonio culturale in genere vanno inseriti in un contesto più ampio, in un sistema che è quello dell’intera società italiana, e quindi intesi non come una voce in passivo del bilancio statale, bensì come un motore per il turismo e di conseguenza per tutta l’economia. I nostri musei, i monumenti sono un’attrattiva fortissima, la loro importanza va al di là degli introiti.  Non dimentichiamolo. Nessun museo sarà mai “in attivo”, lo ha dimostrato Salvatore Settis, direttore della Scuola Normale Superiore di Pisa. Dovremmo chiuderli tutti o far pagare ai visitatori un biglietto d’ingresso dal costo proibitivo? I musei non sono aziende, ma danno linfa vitale all’economia: dal ristorante che accoglie il turista, al taxi che lo accompagna sui luoghi di interesse…

Ritiene che la professione dell’archeologo sia mal conosciuta? Assolutamente si. Nell’immaginario collettivo l’archeologo si occupa di scoprire nuovi siti, disseppellire reperti, ma il nostro lavoro è molto più articolato e prosegue con gli scavi, la tutela, il restauro e poi la valorizzazione e la “comunicazione” dei beni culturali. Ma lo sa che non esiste un Albo per noi archeologi? La nostra professione è assolutamente de-regolamentata. Noi, come associazione di categoria, cerchiamo di fornire un punto d’appiglio nella confusione generale.

Vi capita di fare “orientamento” a giovani che hanno intrapreso o desiderano intraprendere questa professione? Si, a volte capita. In effetti mancano chiari punti di riferimento. Alla Borsa ci saranno gli stand delle Università, e questo è già una buona occasione per iniziare a conoscere la loro offerta didattica. Un discorso importante da affrontare è quello del percorso post-laurea e spesso cerchiamo di dare il maggior numero di informazioni possibili in merito.

Adesso quali sono le opportunità concrete per chi lavora o vorrebbe lavorare nel settore? Le opportunità sono diversificate: c’è lo stesso servizio civile che permette a molti giovani di entrare in contatto con realtà quali quelle della tutela e promozione del nostro patrimonio culturale; il 21 ottobre è stato pubblicato dalla provincia di Roma un bando di concorso per guide turistiche, che è un’attività che molti archeologi svolgono come “secondo mestiere” ed è stato finalmente lanciato dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali un concorso per l’assunzione di 30 archeologi. Non è che un piccolo segnale: l’ultima assunzione consistente risale a trent’anni fa, da allora hanno trovato collocazione nel settore pubblico solo poche decine di persone a fronte dei 300 specializzati in archeologia che si formano ogni anno. La situazione non è rosea, soprattutto alla luce dei tagli che colpiranno la ricerca.

Vi preoccupa il decreto Gelmini? Sicuramente una formazione scadente si ripercuote sulla professione, ma quello che ci preoccupa tantissimo sono pure i tagli previsti ai fondi per la tutela del Patrimonio. E’ una questione di mentalità: la cultura è un investimento, è il nostro tesoro, la nostra eredità e invece qual è il trend? Nella Classifica mondiale della competitività nel turismo l'Italia è soltanto al 28° posto!