La ricerca italiana? Calpestata mille e 800 volte

di Anna Laudati

E’ successo a Bologna dalle 10 alle 17 di domenica 29 novembre. Mille e ottocento fotografie di ricercatori in formato gigante stese a terra per essere calpestate dai passanti (di Anna Laudati)

bologna-protesta-ricercatori--324x230.jpgQuest’iniziativa battezzata «La ricerca calpestata», ha voluto rappresentare il trattamento riservato alla ricerca scientifica in Italia. E ha offerto un’occasione d’incontro diretto fra i cittadini e i ricercatori. L’idea di pavimentare Piazza Maggiore con gli scatti delle proprie facce e di quasi duemila colleghi provenienti da tutt’Italia è venuta ad alcuni ricercatori bolognesi. Ad essere stato  calpestato metaforicamente è stato il lavoro e i sacrifici di giovani ricercatori, precari, dottorandi e borsisti.

Ad essere stati messi sotto accusa sono stati i provvedimenti del Governo che «cerca deliberatamente di dare il colpo di grazia definitivo al sistema della ricerca pubblica» insieme a tutta la nostra classe politica ignorante e arrogante che parla di innovazione, di mantenere competitivo il nostro paese  mentre come succede da sempre calpesta sia la ricerca che i ricercatori.

 

Puntualmente infatti i giovani neodottori di ricerca del nostro paese saranno costretti ad emigrare o a cambiare mestiere recando danno all’Italia. Ogni anno infatti, per formare un giovane e promettente ricercatore vengono spesi milioni di euro dopo di ché quando questo comincia a produrre il Governo italiano lo porge in regalo su un vassoio d’argento,  a paesi disposti ad investire su di lui.  Qual è la logica che si cela dietro questo comportamento?  «La norma sulle stabilizzazioni nel pubblico impiego è solo la cartina di tornasole di tutta l'azione del Governo, ma c'è anche la legge 133/2008 (Decreto Brunetta) che comporta il blocco del ricambio generazionale per alcuni Enti di Ricerca e la sua forte limitazione per altri, la riduzione ulteriore dei finanziamenti per Università ed Enti di Ricerca, la riduzione progressiva del numero di dipendenti (piante organiche), l'espulsione a breve della quasi totalità del personale precario attualmente presente», così hanno risposto gli ideatori della manifestazione alle domande dei curiosi  presenti quella mattina in piazza a Bologna.  

«Se vuoi un simbolo figurato del futuro», scriveva George Orwell in 1984, «immagina uno stivale che calpesta un volto umano». Per la ricerca italiana, sempre meno finanziata e sempre più precaria, il tetro futuro immaginato da Orwell sta diventando rapidamente un ritratto del presente. Le conseguenze per il Paese, sia in termini culturali che economici, saranno disastrose.

Per mettere insieme le gigantografie dei quasi duemila volti – inviati da università e centri di ricerca di tutt’Italia - ci sono volute poche settimane. Autotassandosi, hanno messo insieme la somma necessaria per stamparle in quel formato gigante.

Così  il 29 novembre 2008, dalle 10 alle 17, gli italiani hanno toccato con piede il trattamento che il nostro Paese sta riservando alla ricerca.