L'Ufficio nazionale risponde ad Amesci

di Anna Laudati

cipriani.jpgDiego Cipriani,direttore dell'UNSC, risponde su Vita alla lettera pubblicata da Enrico Maria Borrelli, presidente Amesci su Vita.it e VITA no profit magazine

"Non c'è nessuna "schizofrenia interpretativa" nessun "pregiudizio ideologico" e nessuna "opacità nei rapporti con una parte degli enti" come afferma il presidente dell'Amesci."

"Posso rassicurare il presidente dell'Amesci che anche le prossime valutazioni saranno fatte "con criteri di qualità e di buon senso, evitando pregiudizi e superficialità".  

da Vita.it - 27/02/2008

Servizio civile, bando 2007: il Cosiglio di Stato dà ragione all'Amesci. Il presidente dell'ente campano scrive a vita.it. Ecco la sua lettera.

"Gentile Direttore,
la benemerita attenzione e la puntuale partecipazione con cui da anni il Suo giornale segue le vicende del Servizio Civile mi portano a scriverLe per condividere con Lei e con i tanti lettori di Vita una riflessione che, partendo dal particolare delle vicende che riguardano l'associazione che mi onoro di presiedere, Amesci, coinvolge più in generale la gestione politica e tecnica dell'intero sistema. “Servizio Civile: promossi e bocciati” titolava un pezzo di Stefano Arduini su VITA Magazine del primo giugno dello scorso anno, mettendo Amesci tra gli enti fortemente ridimensionati dalle valutazioni dell'UNSC.

E non senza ragioni apparenti, se è vero che passavamo da una media di oltre il 90% di progetti e volontari approvati e inanziati nei bandi precedenti a percentuali marginali, addirittura sotto il 25%. Che qualcosa “non quadrasse” lo avevamo detto da subito. Pregiudizio ideologico, schizofrenia interpretativa, opacità nei rapporti con una parte degli enti. Lo avevamo detto proprio sul Suo giornale tra l'altro, annunciando ricorso al Tar avverso la valutazione dell'UNSC. Ricorso che dal Tar è passato al Consiglio di Stato, ricorso (n. 10113/2007) che il Consiglio di Stato ha accolto il 5 febbraio di quest'anno, con ordinanza 594/2008 che annulla la determina dell'Ufficio Nazionale e impone allo stesso di rimediare al “danno grave ed irreparabile” che ci ha causato, restituendoci intanto circa 900 volontari che ci aveva ingiustamente ed inspiegabilmente decurtato e riammettendo altri 10 progetti, per ulteriori 350 volontari, anch'essi “erroneamente” esclusi dalla valutazione.

Viene da sorridere, ripensando alle provocatorie dichiarazioni del Presidente della Commissione di valutazione, il vicedirettore dell'UNSC Paolo Molinari, che all'epoca  aveva attribuito questo autentico disastro ad un maggior scrupolo nell'analisi delle istanze rispetto agli anni passati! Ci sarebbe da sperare che almeno le prossime valutazioni siano fatte con criteri di qualità e di buonsenso, evitando pregiudizi e superficialità. Per parte nostra, non possiamo che riporre, ancora una volta, assoluta fiducia nella qualità del nostro lavoro, sul quale non smettiamo mai di investire e che ci ha portato ad avere, dal 2002 ad oggi, percentuali di approvazione dei progetti altissime e comunque, pur con tutte le immeritate penalizzazioni solamente in parte sanate dal Consiglio di Stato, del 44% nello scorso bando.

Sommando i volontari del bando ordinario e quelli del “Bando speciale Napoli”, nel quale il lavoro di Amesci è stato approvato e finanziato per l'86% (!), riemerge il dato di un'organizzazione che mantiene fede alle aspettative dei propri partner e si colloca al secondo posto in Italia per numero di volontari nell'anno. Ora che l'UNSC dovrà valutare quei 10 progetti richiamati dal Consiglio di Stato, un clima di curiosità aleggia in associazione: la mancanza di fondi li farà diventare i peggiori progetti della storia di Amesci? Il risultato ultimo di questa piccola vicenda, sintetizzata per sommi capi, è questo: eventuali 1.250 nuovi volontari da far partire con un bando straordinario nel 2008 costeranno all'UNSC, meglio dire allo Stato, 8.7 milioni di euro. Per progetti del 2007 che, se risultasse vero quanto sostenuto dall'avvocatura dello Stato nel dibattimento del ricorso, ovvero che non ci siano risorse accantonate a copertura, saranno pagati con fondi 2008, sottratti dal prossimo bando ordinario. Noi crediamo che questo impoverimento dell'intero sistema si potesse evitare.

Con maggiore attenzione da parte della Commissione, con minore superficialità nel considerare le procedure amministrative, senza “effetti alone” di natura politicoideologica nella valutazione. In una parola, senza pregiudizi verso una intera categoria di enti, quelli di promozione del Servizio Civile, troppo spesso sbrigativamente liquidati come “service” e che viceversa rappresentano una delle risorse fondanti del sistema, in termini di capacità di fare rete e di diffondere la cultura del Servizio Civile. Che questa linea di condotta da parte dell'UNSC non sia episodica è testimoniato dalle circostanze che nell'ultimo anno e ancora in questi ultimi giorni si muovono intorno all'accreditamento e alla sua riforma.

Nel novembre 2003 è stato introdotto un sistema di accreditamento “provvisorio”, che nel febbraio 2006 è stato confermato praticamente immutato; questo tipo di organizzazione ha portato un grande sviluppo del Servizio Civile e all'affermarsi di attori del sistema impegnati nella diffusione della cultura del Servizio Civile nei territori e in quegli enti tradizionalmente più impermeabili al fenomeno. Il tutto anche grazie al formidabile strumento di networking rappresentato dall'Accordo di partenariato. Pochi mesi dopo l'uscita della circolare del 2006, con l'avvento di un Governo e di
una dirigenza dell'UNSC diversa e con la contemporanea debacle nell'approvazione dei progetti di molti enti “storici” del servizio civile, probabilmente più a loro agio sui tavoli politici che su quelli di progettazione, si riapre il dibattito sull'accreditamento, la cui riforma diventa prioritaria, insieme al neanche tanto velato desiderio di ridimensionare il nuovo a (evidente) vantaggio del vecchio. Lo scorso anno la riforma non si fa, più o meno inspiegabilmente, e l'accreditamento resta chiuso.

Ma la linea di riforma dell'UNSC è chiara, incentrata com'è sulla penalizzazione delle esperienze di partenariato e sull'imposizione a tutti gli enti accreditati di una “vecchia” struttura organizzativa di stampo novecentesco, con le sezioni territoriali, i provinciali, i regionali e il comitato centrale. Strutture di cui gli enti di promozione sono mediamente sprovvisti poiché organizzati territorialmente attraverso la rete dei partner, ampiamente radicata sui territori, vicina ai giovani e ai bisogni, nonché in grado di rappresentare il network e di soddisfarne ogni eventuale esigenza organizzativa territoriale. La caduta del Governo ferma il dibattito su questa riforma, ma il problema di riaprire l'accreditamento resta. Per questo -è notizia di queste ore -si pensa di riaprirlo senza troppe modifiche, anche perché non ci sarebbero né il tempo né la copertura giuridica per farle. Si decide di riaprire l'accreditamento “così com'è”, con un leggero imbarazzo dell'UNSC per non averlo riaperto, a queste condizioni, già l'anno scorso.

L'unica (!) variazione proposta dall'Ufficio Nazionale è, chiaramente, una complicazione per chi utilizza gli accordi di partenariato: le reti di enti partner dovranno rinnovare in fase di riapertura dell'accreditamento gli accordi, cosa mai avvenuta dal 2003 ad oggi. Facile, se non ci fossero reti che debbono aggiornare centinaia di partenariati, in un mese o poco più! In conclusione, la soddisfazione per una importante “vittoria” giudiziaria non mitiga la delusione per quanto accaduto e la preoccupazione per quanto potrà accadere in futuro. Auspichiamo che le “crociate” lascino il posto ad un confronto leale e collaborativo sugli indirizzi e sulle politiche di Servizio Civile. Collaborazione nei confronti di tutti gli attori del sistema, alla quale Amesci, come Associazione e come membro fondatore del Forum Nazionale per il Servizio Civile, si atterrà, certi come siamo che siano la qualità del lavoro, la passione ed il coraggio di perseguire la propria missione l'unica linea di condotta possibile. Almeno per noi."

Enrico Maria Borrelli, presidente Amesci