"Il Servizio Civile non è un buon modo per procurarsi un mini-stipendio"

di Anna Laudati

A denunciarlo sono i Delegati nazionali dei volontari in Servizio Civile che rispondono alla giornalista del "Messaggero", Valentina Polei, che nell’articolo dell' 8 Luglio 2008, individuava nel Servizio Civile Nazionale una sorta di rifugio a cui i giovani ricorrono quale rimedio alla condizione di disoccupazione (di Giuseppina Ascione)

 

messaggero_1.jpgQuesta la tesi sostenuta dalla giornalista del "Messaggero": piochè nella provincia di Macerata, in occasione del bando 2008 di servizio civile scaduto il 7 luglio scorso, si è evidenziato che le domande di partecipazione al SCN presentate hanno trovato difficoltà a coprire i posti messi a bando nei progetti di natura assistenziale, mentre si sono riscontrati dei picchi nel numero di domande presentate per progetti predisposti dalle pubbliche amministrazioni si  deduce  che i progetti indetti dalle pubbliche amministrazioni ruscuotono molto successo poichè comportano a parità di mini-stipendio, un minore impegno da parte dei giovani volontari in servizio civile.

Una simile conclusione è del tutto fuorviante. La situazione riscontrabile nella provincia di Macerata, esaminata dalla giornalista, è facilmente interpretabile e comprensibile alla luce della considerazione che i progetti degli enti pubblici sono più visibili, sia per la natura pubblica dei luoghi ove si presta servizio, sia perchè le P.A. riescono, più facilmente, a pubblicizzare i progetti e a veicolare le informazioni ai giovani del territorio. Certamente è più facile rendersi conto dell’operato di un volontario in servizio civile presso un pubblico ufficio, che del servizio che quest’ultimo potrebbe prestare in un progetto di sostegno a soggetti svantaggiati presso le loro abitazioni.

 

Queste considerazioni sono già sufficienti a spiegare la tendenza riscontrata nel territorio maceratese e va anche considerato il fatto che, solitamente, gli enti pubblici mettendo a bando progetti che, prevedono un numero di volontari in servizio civile maggiore rispetto a quelli presentati dagli altri enti, inducono i giovani a presentare più candidature  presumendo una maggiore probabilità di esser selezionati.

Ma questo problema è attinente al veto di presentare domande per più progetti all’interno dello stesso bando, e non al maggior o minor impegno richiesto nei progetti. C’è anche da sottolineare il fatto che su “Il Messaggero”, si prende in esame solo una  realtà del Servizio Civile, come può essere quella di Macerata, senza considerare che, in altre zone d’Italia, come ad esempio al sud, dove operano più della metà dei volontari in servizio civile impiegati sul territorio nazionale, sono i progetti di assistenza a riscuotere il maggiore successo, proprio per il maggior numero di posti e di fondi che ogni anno l’Ufficio Nazionale per il Servizio Civile stanzia per questo tipo di progetti.

 

I dati illustrati dalla giornalista, al più, rappresentano un diverso campanello di allarme: che la sociatà italiana non conosce l’operato degli enti, sia privati che pubblici, e delle associazioni che agiscono quotidianamente nel terzo settore.

 

È qui che il Servizio Civile Nazionale si colloca come possibile cinghia di trasmissione, o ancor meglio, come fonte di conoscenza di una realtà che sempre più ha necessità di esser compresa e sostenuta. La responsabilizzazione, così come la presa di coscienza, della società attraverso la formazione dei giovani volontari in servizio civile, risponde a quel principio di difesa della Patria  che è principio costitutivo di tutto il Servizio Civile Nazionale.

 

Alla luce dell’articolo è infine da sottolineare che vista la paura degli Enti di “trovarsi presto senza personale” viene da chiedersi se non siano invece gli Enti a considerare il Servizio Civile Nazionale come un istituto per avere "lavoro" a fronte di un bassissimo costo. Infatti, al contrario di quanto lascia intendere l’articolo, il servizio civile non è un lavoro. Non lo è per il volontario in servizio civile, cui fine è la difesa della Patria, con mezzi non armati, attraverso lo svolgimento di servizi di utilità sociale; non lo è tantomeno per gli enti che fautori dei progetti, che non si trovano di fronte a  personale da impiegare, bensì a volontari in servizio civile a cui affidare lo svolgimento del progetto proposto, in un clima di utilità sociale e non di utilità esclusiva dell’ente.

Affermare che “il Servizio Civile Nazionale sembra essersi trasformato, tristemente, in un buon modo per procurarsi un mini-stipendio”, offende l’operato delle decine di migliaia di giovani volontari in servizio civile che prestano quotidianamente servizio presso enti su tutto il territorio nazionale e all’estero. A tal proposito siamo lieti di invitare la giornalista, Valentina Polei a trascorrere una giornata in compagnia dei volontari in servizio civile, al fine del prender realmente consapevolezza dell’opera che quotidianamente essi svolgono per migliorare la nostra società e rendersi conto di quanto impegno e buona volontà i giovani volontari in servizio civile pongano nell’affrontare le problematiche che si trovano di fronte.

 

(hanno collaborato alla realizzazione dell'articolo i Delegati nazionali dei volontari in Servizio Ccivile:  Gennaro Buonautro - delagato macroarea centro; Francesco Diego Brollo - delegato macroarea estero; Carmelo Interisano - delegato macroarea nord)