Servizio Civile: intervista al Presidente del Forum Nazionale per il Servizio Civile

di Marco Di Maro

All’indomani dell’incontro con il neo-direttore Paola Paduano, Enrico Maria Borrelli fa il punto su Servizio Civile, Lavoro e Futuro. (Marco Di Maro)

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Ieri ha incontrato il nuovo direttore del neonato Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile, la dott.ssa Paola Paduano. Che impressione ha avuto?
La dott.ssa Paduano ha un’esperienza molto ampia che può essere incline al Servizio Civile. Ha lavorato molto sul tema del lavoro e su tutta la dimensione di formazione e di riconoscimento delle competenze che si acquisiscono anche con il Servizio Civile. Questa è un elemento su cui il contributo del nuovo Direttore sarà sicuramente di altissimo livello. Sul tema quindi del lavoro e sui giovani, forse meno sul sociale, ha un’esperienza che gli consentirà di far fare al Sistema un passo in avanti complessivo.

 

Non pensa che proprio questa provenienza “tecnica” del nuovo direttore possa slegare il Servizio Civile dallo schema classico e proiettarlo in un quadro di relazione nuova con il mondo del lavoro?
Lei ora guida un Dipartimento che non potrà vederla disattenta al tema sociale più generalmente inteso. Sarà chiamata ad intervenire, infatti, sulle politiche per i giovani riguardano non solo l’occupazione ma che afferiscono anche alla formazione, all’educazione, alla cittadinanza attiva.
Tenga conto in ogni caso che, a parte Diego Cipriani, nessuno dei direttori che l’hanno preceduta vengono dal mondo dell’impegno sociale.

Dal punto di vista culturale è evidente che oramai il Servizio Civile Nazionale ha bisogno di manutenzione. La fusione tra Dipartimento della Gioventù e Ufficio Nazionale per il Servizio Civile può essere l’occasione per rimettere i giovani al centro. Secondo lei è arrivato il momento di ripensare all’intervento di soggetti terzi, soprattutto per quanto attiene al tema del lavoro e delle opportunità per i giovani?
Perché il Servizio Civile faccia un passa in avanti è necessario che venga maggiormente integrato non soltanto nel sistema sociale del Paese. Ad oggi però il Servizio Civile è un’esperienza isolata: non è integrato nelle politiche di welfare, non è integrato nelle politiche del lavoro, della formazione, dell’educazione. Solo oggi, con la Riforma del Lavoro del Ministro Fornero, è stato riconosciuta la dimensione formativa all’esperienza di Servizio Civile.
Il tema però è: al netto del riconoscimento, che è una mera affermazione, ha una reale utilità averlo introdotto all’interno della Riforma? Lo Stato intende muovere dei passi nella direzione di valorizzazione di queste competenze acquisite?Se la risposta è sì, quali sono gli strumenti che si intendono adottare?
In che modo si vuole tendere ad un’integrazione del Servizio Civile perché rappresenti non un’esperienza episodica ma un passaggio di vita che rientri nella cultura delle giovani generazioni?

Una delle proposte che lei ha lanciato è quella di favorire l’assunzione dei giovani che hanno fatto Servizio Civile. Di cosa si tratta?
Perché lo Stato ritorni a lavorare seriamente sulle politiche per i giovani c’è bisogno che strumenti, come il Servizio Civile, che fanno  parte a pieno titolo di un percorso di formazione, di crescita, di partecipazione dei giovani, venga valorizzato con una sua integrazione con il sistema economico, con il sistema sociale e dell’istruzione.
Se lo Stato riconosce ai giovani che hanno fatto Servizio Civile gli stessi benefici che già riconosce ai ragazzi iscritti da due anni ai centri per l’impiego, ovvero sgravi contributivi di 3 anni per le aziende che li assumono, favorisce una maggiore attenzione di tutto il mondo delle imprese, in primis gli Enti presso di cui i giovani hanno svolto Servizio.
Così si darebbe la possibilità agli Enti che per un anno li hanno formati, seguiti, inseriti nelle loro strutture per l’anno di Servizio Civile, di continuare ad avvalersi delle loro energie e competenze.

La proposta che ha lanciato ha raccolto notevole sostegno: Forum Nazionale Giovani, Giosef, Modavi, Unimpresa. Lo stesso senatore Di Nardo, responsabile IDV per il terzo settore, ha manifestato interesse. Quali sono le prossime tappe?
Sicuramente, con la riprese a settembre, inizieremo un dialogo con tutte le forze politiche presenti in Parlamento. Crediamo che la proposta che abbiamo lanciato come Forum Nazionale per il Servizio Civile sia largamente condivisa. Ci sono già altri parlamentari che si sono dichiarati disponibili a seguire l’iter legislativo.
Bisogna capire se i tempi della corrente legislatura ce lo consentono, sapendo che in ogni caso siamo pronti a riproporre il tema dopo le elezioni.

Durante l’oramai famosa conferenza stampa del Ministro Riccardi, quella in cui annunciò lo stanziamento di 50 milioni, si accennò alla riapertura del tavolo tecnico per la Riforma del Servizio Civile. È ancora necessario, ci sono ancora i tempi?
La necessità è sicuramente viva. In Parlamento giacciono 9 proposte di riforma del Servizio Civile Nazionale, proposte che voglio rilanciare lo strumento tenendolo fermo come mezzo di difesa non armata della Patria, come confermato da svariate sentenze  della Corte Costituzionale.
Tuttavia, dal riconoscimento della personalità giuridica dei giovani in Servizio Civile a una riorganizzazione dell’intero Sistema, ci sono elementi da rimettere a posto.
Basti pensare alle modalità di finanziamento: al momento il Fondo Nazionale è definito anno per anno dalla legge finanziaria, e sempre al ribasso. Ciò vuol dire subordinare il Servizio Civile alle compatibilità finanziarie annuali con il rischio, che abbiamo corso quest’anno, di non far partire i giovani.
Questo e tanti altri temi pongono la necessità di una riforma.
Dubito che riusciremo a farlo in questa legislatura. Vorrà dire che ripartiremo con il nuovo Parlamento per riprendere il lavoro da dove si è fermato.