Intervista al neo-Portavoce Nazionale di Amesci: Su Giovani e Servizio Civile l'Italia rischia di fallire con la Storia

di Marco Di Maro

Conversazione con Francesco E.Gentile, 29enne neo-Portavoce Nazionale di Amesci.(Marco Di Maro - @MarcoDiMaro_)

gentile

Amesci, ente nazionale impegnato da venti anni nel campo delle politiche giovanili non poteva che avere un giovane portavoce: ti senti pronto?
Rappresentare un’organizzazione nazionale di prestigio come l’Amesci costituisce una sfida da far tremare le vene ai polsi.  In questi anni l’Amesci ha rappresentato un punto di riferimento per l’intero mondo del Servizio Civile Nazionale e delle Politiche Giovanili ed è evidente che diventarne il portavoce nazionale è un grande onore ma anche un grande onere. Sento su di me la responsabilità di dimostrare che è giusto investire sulle giovani generazioni.
Comunque per rispondere alla domanda, sì, mi sento pronto!

Perché proprio tu? Perché ora?
Amesci ha deciso di dotarsi per la prima volta di un Portavoce Nazionale che affiancasse il Presidente perché l’organizzazione tutta ha ritenuto fondamentale dimostrare che si può e si deve investire sulle giovani generazioni, anche in ruoli di estrema responsabilità. La complessità dei problemi e delle sfide che investono il mondo delle politiche giovanili richiede uno sforzo d’innovazione e d’impegno enormi ed l'organizzazione ha ritenuto, con mio piacere, di trovare in me la figura in grado di affiancare Enrico Maria Borrelli in questa sfida.
Approfitto per ringraziare in questa sede Enrico e l’organizzazione tutta per la stima e la fiducia.

Un obiettivo di breve, uno di medio e uno di lungo periodo che vuoi raggiungere durante il tuo mandato.
Nel breve termine è mia intenzione consolidare e rafforzare il ruolo di Amesci come luogo di promozione e di elaborazione culturale in materia di politiche giovanili.  C’è tanta cultura, tanto impegno, tanta passione civica che vive tra le giovani generazioni, alla ricerca disperata di strumenti in grado di dare sostegno alla voglia di cambiamento.
Nel medio e lungo periodo impegnerò ogni risorsa ed energia perché il sistema Paese si doti di quella che amo definire “la dorsale dell’impegno”. Io penso che all’Italia manchi la consapevolezza e anche la voglia di mettere a frutto le energie giovanili.  Per fare questo occorre una programmazione annuale delle risorse a favore delle giovani generazioni in grado di rispondere a una sfida epocale: emancipare i giovani italiani da condizioni di indigenza che, si badi, non è solo economica ma anche culturale, civica, sociale. Io sogno, e lavorerò per realizzarlo, un quadro di politiche giovanili che, sulla base di una lettura partecipata dei bisogni dei giovani, sia in grado di fornire risposte sistemiche e strutturali.

Il  Servizio Civile vive una oramai lunga fase di difficoltà: quali secondo Amesci le azioni necessarie per salvarlo?
La salvezza del Servizio Civile Nazionale passa necessariamente e inevitabilmente per la Riforma del sistema. Si tratta di una necessità non più rinviabile né da tantomeno da ignorare.  Partendo dall’indiscusso e prezioso richiamo alla difesa non armata della patria, al suo ancoraggio ai dettami costituzionali dell’Art.3, il Servizio Civile ha bisogno di essere aggiornato a esigenze e sfide nuove. La connessione dell’impegno dei giovani volontari al vasto mondo della formazione è oramai una vicenda che ha assunto dignità legislativa con la Riforma Fornero ed è arrivato il tempo di scelte di coraggio e di innovazione. C’è poi tutto il tema dell’apertura del finanziamento del Servizio Civile nazionale al contributo economico dei privati: su questo occorre sburocratizzare e rendere agevole la possibilità che un consorzio di aziende piuttosto che una fondazione bancaria decida di investire risorse sul Servizio Civile nazionale. Solo con la Riforma salviamo un sistema che non può né deve essere percepito come un accessorio dello Stato ma che ha bisogno di ritornare nelle case degli italiani come grande momento di formazione civica, sociale e professionale dei giovani.