Don Aniello Manganiello: "Gesù e' più forte della camorra". "Bisogna togliere alla camorra il ruolo di ammortizzatore sociale"

di Anna Laudati

Sedici anni a Scampia.  Armato di fede e della forza che solo Dio può dare ad un uomo, Don Aniello Manganiello ha fatto tanto per Scampia e per i suoi parrocchiani. "Gesù è più forte della camorra" è il libro che il coraggioso sacerdote ha scritto con Andrea Manzi, edito da Rizzoli, per raccontare questi anni e per mettere nero su bianco tutto ciò che pensa, anche in merito alla decisione, non condivisa da lui, di toglierlo alle sue pecorelle per trasferirlo a Roma, per denunciare i torti fatti a Scampia e testimoniare la speranza attraverso chi da camorrista si è pentito e convertito ad una vita rinnovata in un cammino di fede e legalità. (Anna Laudati)  

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Sono arrivata a Camposano a Nola, per intervistare Don Manganiello. Non conoscevo la zona e pensavo di trovarlo in una chiesa. Invece mi ha chiesto di raggiungerlo nel rione Gescal dove vive, a casa della sorella, per il periodo che gli rimane del suo anno sabatico. Ma non riuscivo a trovare la casa nel rione che è abbastanza grande. L’ho chiamato al telefono e lui con estrema disponibilità mi è venuto incontro a piedi per poi accompagnarmi fin sotto casa. Pioveva e mentre si avvicinava alla macchina ho notato che ai piedi aveva dei sandali aperti, con abiti sul nero, un po’ stropicciati. Subito dopo essersi presentato mi ha chiesto scusa per il suo abbigliamento da casa. “Scusa di cosa Don Manganiello?”, gli ho risposto sorridente e compiaciuta di trovarmi al suo cospetto. Cosa mi ha colpito di Don Manganiello? Prima di tutto il suo sorriso e poi i suoi occhi buoni da cui traspare umiltà, semplicità e tanta forza. Ho pensato: “Che fortunata che sono a conoscerlo. Ecco, è un amico, come dovrebbero essere tutti i sacerdoti del mondo!”. Raggiungere per conoscere ed intervistare persone come Don Manganiello è uno dei motivi, il più importante, per cui ho scelto e porto avanti la mia "missione" di giornalista: per dare cioè, speranza alle persone attraverso la testimonianza diretta di chi opera, in maniera disinteressata, per il bene solo “a fin di bene”.

Don Manganiello, come spiegherebbe a dei bambini, non di Scapia, cos'è la camorra? La camorra è l’uomo nero, quello che rappresenta le paure, il pericolo, le violenze, quello che mi vuole portare via l’affetto dei genitori, la casa, i giocattoli. E’ quello che mi da le botte, che vuole rubare in casa mia. E’ quello contro cui mio padre non può far nulla. In realtà è proprio questo l’operato della camorra in quel contesto: limitare la libertà d’azione a tutti, dai piccoli ai più anziani. E’ quello che detta legge nel commercio, quello che spaccia la droga e morte, è quello che porta via il guadagno di una vita. E’ l’usuraio che mi chiede percentuali alte sui prestiti, quello che spara per strada per scippare e uccide per vendicarsi. E’ quello che ruba a papà e mamma, quello che ci punta la pistola per portar via il portafogli, l’orologio e i gioielli.    

copertina_libroScampia. Quale fu il primo impatto, quando decisero di trasferirla lì da Roma? A Scampia, mi presero per un tossicodipendente. Per il mio modo di vestire, il colletto slacciato, jeans neri. Ci sono andato con molta paura, non per Scampia in particolare: la mia era una paura diffusa, per tutta il circondario napoletano. Napoli, città del furto, dell’imbroglio, dell’illegalità. Sono arrivato così e nemmeno volevo andarci, provenivo da Roma, dal quartiere Prati, dove avevo vissuto un’esperienza bellissima, idilliaca direi ed andare a Scampia, ovviamente mi spaventava. Per tre anni ho dovuto faticare. Sono stato lo zimbello dei tanti tossicodipendenti. Mi raccontavano storie di povertà e di bisogni personali. Mi chiedevano soldi e io glieli davo, credendo così di aiutare le loro famiglie. Solo dopo tanto tempo, alcune persone cominciarono a spiegarmi che erano tutte bugie, e che i soldi che davo servivano a tutt’altro, per comprare droga e certamente non per le vicissitudini familiari. Allora, aprii gli occhi e sono diventato fermo e severo, ma con una progettualità e prassi per aiutare i tossici ed ex tossici in un cammino di rinascita. I tossicodipendenti che venivano a chiedere soldi e aiuto, li accompagnavo personalmente presso le comunità, seguendoli nella loro guarigione, specializzando il mio intervento in merito a quel problema.      

Lei si è rivolto in particolar modo ai giovani, motivo per cui è stato anche criticato. Ora non può più operare a Scampia. Un padre però, non abbandona mai i suoi figli. Come giustifica l’allontanamento dalla sua Parrocchia di Don Guanella e come  intende portare avanti i progetti messi in essere a Scampia? Sabato ho accompagnato i ragazzi ad un torneo. Anche se no ho più l’incarico di parroco, sono il presidente dell’associazione sportiva e culturale dell’oratorio del rione Don Guanella. Continuo a seguire i giovani da vicino, attraverso incontri formativi e di verifica del collettivo. Parte del ricavato del libro andrà anche per l’associazione, per i semiconvitto per i minori a rischio e le famiglie bisognose e per l’oratorio. Non ho nessuna intenzione di lasciare. Anche qui, dove sono rientrato, a Camposano per trascorrere il mio anno sabatico, nel rione Gescal dove vivo con mia sorella, do una mano in parrocchia coinvolgendo e convogliando gli interessi dei giovani verso la parrocchia e abituandoli a ragionare con obiettivi alti.      

Il suo è un libro di denuncia o più di testimonianza? Quanto è importante dare speranza alle persone che l’hanno persa? Sia di denuncia che di testimonianza. Di denuncia, perché metto nero su bianco tutti i torti che sono stati fatti nei confronti di Scampia. Di denuncia verso chi ha fatto male a Scampia. Le istituzioni sono assenti, la polizia è corrotta. Io ho fatto allargare i marciapiedi e ho raccolto firme per far smuovere le istituzioni. Quando arrivai via Don Guanella era disseminata di siringhe: noi le abbiamo ripulite. Nel libro ho detto che la Iervolino si dovrebbe vergognare perché il Comune non paga dal 2007 le rette giornaliere di 12.00 euro, per il semiconvitto dei minori a rischio affidati alla parrocchia che sono circa 300. Come posso tacere? Di testimonianza, per le conversioni di noti camorristi che racconto come quella di Giuseppe Sarno, fratello di Costantino, capo clan, che quando venne scarcerato all'inizio del 2000 mi aveva incontrato e aveva confessato di volersi rifare un vita, lontano da Napoli. Due sere dopo, tornando dal commissariato dove doveva andare a firmare, fu freddato da due killer. Testimonio l’impegno di tanti operatori che quotidianamente danno il loro contributo gratuito per rispondere alla richiesta di assistenza ed aiuto delle tante famiglie bisognose: i comitati di resistenza anti-camorra di Scampia, Mammut, il centro di sperimentazione e di ricerca pedagogica che ha sede a Scampia, i Gesuiti e tante associazioni che s’impegnano quotidianamente tanto portando risposte e speranza.

Ci sono possibilità, dopo tutto quello che è successo, che lei rientri a Scampia? Al momento no. Specialmente dopo l’uscita del libro. In congrega me ne stanno dicendo di cotte di crude. Dicono che molto di ciò che ho denunciato è inventato. L’obbedienza non è la sola motivazione. Non ci credo all’avvicendamento. Molto ha inciso il mio essere fuori dal coro anche nella catechesi. I miei erano progetti unici che prevedevano catechesi intergenerazionali, cui dovevano partecipare sia i genitori che i figli insieme, una pratica non conforme alla prassi della Conferenza Episcopale Italiana. Intanto, così sono riuscito a mettere insieme un gruppo di adolescenti di 60 membri con cui abbiamo realizzato uno spettacolo che ancora oggi portiamo in giro in Italia.

sepe12I suoi rapporti con il Cardinal Sepe? Ne parlo anche nel libro. Ci sono due passaggi in particolare che non mi sono chiari da parte del Cardinale. Da parte sua avrei voluto un atteggiamento diverso, più vicino ad esempio alle battaglie che portavo avanti contro il Comune di Napoli inadempiente sulla questione delle rette per i convitti non versati. Il Cardinale non ha mai fatto nessun intervento ufficiale. L’altro passaggio riguarda il 2007, per la casa famiglia che ci fu affidata per i malati di Aids. Noi ne accettammo l’affidamento prevedendo il sostegno e il sussidio dell’Asl. Potevamo aspettarci un ritardo dei pagamenti, non una completa mancanza di sostegno. E’ appunto dal 2007 che non riceviamo un euro. Anche in questo non siamo stati sostenuti dal Cardinale.

Non crede che muovere tante critiche alla sua chiesa possa dare dei risultati controproducenti? Come Mons. Nogaro di Caserta, sostengo che se critico la Chiesa è perché la voglio più bella.

Camorra. Lei ha mosso delle critiche nei confronti di chi si limita a denunciare la camorra, come Saviano. Dunque non serve denunciare senza operare giorno dopo giorno? Che ruolo dovremmo avere allora, noi giornalisti? Nel libro riprendo l’idea di Sciascia e cioè che l’antimafia culturale, quella che organizza dibattiti, convegni e tavole rotonde per sensibilizzare l’opinione pubblica, non è sufficiente, anzi al contrario: per assurdo al camorrista la fiaccolata, oppure un libro e gli articoli in cui si parla delle sue azioni, quasi lo gratifica poiché non ha la cultura per capirne il reale significato. La denuncia deve esserci ma ad essa devono seguire le opere concrete.

Cioè? E’ necessario togliere l’ossigeno alla camorra. Portando cioè, delle risposte concrete alla gente. Bisogna togliere dalla miseria le famiglie mettendo queste, nelle condizioni di non aver bisogno della camorra, del suo appoggio e sostegno. E’ necessario dare speranza alla gente, finanziando i loro progetti. Solo così la camorra smetterà di esistere, per il semplice motivo che non avrà più ragione di essere. Bisogna togliere alla camorra il ruolo di ammortizzatore sociale. Fino ad oggi la camorra è stata ed è un’azienda che risponde ai bisogni della gente.

Camorra, politica, Chiesa. Quale il loro rapporto? Nel corso di questi anni sono stati al mio fianco politici sia di destra che di sinistra: il 23 giugno prossimo, a Montecitorio, Gianfranco Fini insieme ad altri esponenti politici presenterà il mio libro. Un tempo la politica scendeva a compromessi con la camorra per accaparrarsi i voti, oggi la camorra è parte integrale delle istituzioni. Oggi occupa poltrone nei consigli delle municipalità napoletane, e anche nelle istituzioni superiori. La Chiesa nei confronti della politica dovrebbe essere più autoritaria, perorando ad esempio, come ho già detto, le iniziative contro la cattiva gestione pubblica, inoltre dovrebbe appoggiare ed affiancare, alzando forte la sua voce, chi è esempio e portatore di valori etici. La Chiesa ha il compito e il dovere di educare, il che è diverso dall’ insegnare. Il Cardinale Sepe in passato più volte si è prodigato per questo, e ne sono contento.

don-aniello._fiaccolataHo letto che nella sua chiesa a Don Guanella ha negato matrimoni ai camorristi! Sì, ma non solo. Tempo fa, ad esempio, venne da me un noto camorrista perché i suoi due figli dovevano fare la comunione. Come faccio per tutti, gli prospettai i tre anni di catechismo e le catechesi sia per i bambini che per i genitori. Lui mi disse che non aveva senso poichè era un criminale. Io gli dissi che quella poteva essere una buona occasione per iniziare un percorso di conversione e di rinascita e sicuramente di cambiamento in senso positivo. Quell’uomo andò via pensoso dicendomi che sarebbe tornato dopo qualche giorno. Dopo una decina di giorni ritornò dicendomi che aveva risolto, poichè un parroco, poco distante dalla mia parrocchia, gli aveva detto che in due anni i suoi figli avrebbero fatto la comunione. Ebbene quel parroco ha tolto la possibilità e una chance a quell’uomo di cambiare e di diventare un uomo che vive nella legalità oltre che nella fede. Purtroppo il meridione è pieno di questi cattivi esempi. Troppo spesso la Chiesa si tira indietro davanti alle pressioni della camorra, e lo fa anche quando associazioni forti come Libera, organizzano manifestazioni e cortei importanti per la legalità e dove appunto, è quasi improbabile se non impossibile, trovarci rappresentanti della Chiesa. 

Gesu' disse: amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi! Anche i camorristi, pur agendo nel male e a volte essendo anche assassini, si professano cristiani e sono anche praticanti. Come giustificano il loro comportamento di fronte a questo fondamentale e inconfondibile comandamento? Qual è il loro rapporto con la fede? Un rapporto assolutamente scaramantico ed esorcistico. Pregando, partecipando a processioni e alle celebrazioni eucaristiche, legandosi ad un santo, molti ad esempio sono devoti a Padre Pio, alla Madonna dell’Arco, allo stesso Gesù, pregano affinchè i santi a cui si rivolgono li tutelino dai pericoli che provengono dai clan avversari.

La strada più semplice per essere felici ce l'ha mostrata Gesù, ed è riportata passo dopo passo nei Vangeli. Cosa allontana l'uomo da quei esempi? Dio si è incarnato in Gesù per condividere le miserie umane, la caducità della carne, le debolezze, la sua povertà: solo così è riuscito ad entrare nei cuori delle persone. Il Vangelo per essere attuale ha bisogno di reincarnarsi di nuovo. Siamo noi che attraverso le nostre azioni dobbiamo riscrivere i Vangeli. Gesù nella sua caducità e debolezza di uomo ha vinto tutti i mali convertendo e guarendo chiunque trovava sulla sua strada. Ciò è possibile anche ora e le conversioni di alcuni ex camorristi, cui io sono stato testimone, ne sono un riprova. Gesù è più forte anche della camorra.

"Il profeta fa da sentinella: vede l'ingiustizia, la denuncia e richiama il progetto originario di Dio". Si rivede in questo passo del profeta Ezechiele? “Per amore del mio popolo non tacerò”. Come il Profeta Isaia non ho taciuto e non tacerò per il futuro. Si mi piace e mi rivedo anche in ciò che ha detto Ezechiele, noi sacerdoti abbiamo  il  dovere di essere delle sentinelle. 

Don Manganiello, il demonio e la camorra in che rapporto sono secondo lei? “Siate sobri e vigilanti, dice S. Pietro, perché il demonio vostro nemico vi gira attorno come leone che rug­ge, cercando preda”. Si, il demonio, satana, si manifesta e si esprime attraverso la camorra, ma Gesù, come ho già detto, è più forte anche della camorra e di tutti i malvagi del mondo.