Ai nastri di partenza Virtutes Agendae 2013

di Andrea Pellegrino

A pochi minuti dall’apertura dell’edizione 2013 di Virtutes Agendae incontriamo, presso il Centro Culturale Elsa Morante dell’Eur a Roma, il Presidente del Modavi Onlus Irma Casula. (Andrea Pellegrino)

IRMA_CASULA Presidente, prima di presentare l’edizione 2013 di Virtutes, se dovesse raccontare ai nostri lettori che ancora non conoscono il Modavi , cosa direbbe dell’organizzazione che presiede?
Modavi vuol dire “Movimento delle associazioni di volontariato italiano”. Siamo un’organizzazione federale che raccoglie associazioni in tutta Italia che credono nella solidarietà e nell’appartenenza, agiscono con la passione e il coraggio di chi porta avanti una grande missione, fanno di creatività e responsabilità la forma del quotidiano. Preferiamo la sussidiarietà all’assistenzialismo e la prevenzione del disagio alla riduzione del danno.

Cosa rappresenta per il Modavi e per il terzo settore italiano Virtutes Agendae?
Virtutes agendae è un appuntamento annuale dove le persone impegnate nel sociale si incontrano, si confrontano, dibattono e riflettono su grandi problematiche a cui il Terzo Settore è chiamato a dare delle risposte. Politici, giornalisti, uomini di cultura e del volontariato sono “interrogati” per trovare insieme a noi le chiavi di lettura e le soluzioni per questioni sociali come il futuro dei giovani, l’immigrazione, la cooperazione internazionale.

Presidente, quali sono le aspettative per questa nuova edizione di Virtutes?
Beh, questa volta le risposte che cerchiamo sono di quelle epocali perché tale è la crisi con cui ci stiamo confrontando da almeno tre anni. Posto che è fallito il sistema politico-economico-sociale della civiltà occidentale, dobbiamo e vogliamo ripensare le basi valoriali su cui ricostruire la società una volta che la crisi sarà passata e lascerà dietro di sé le macerie del mondo in cui abbiamo vissuto fino ad oggi; ma prima di tutto trovare la forza per rinascere e tornare a volare coma la fenice che è il simbolo di questa edizione.

Qual’è il filo conduttore di tutti gli appuntamenti di quest’anno previsti da Virtutes?
Mettiamo a confronto persone che rappresentano esperienze e visioni del mondo diverse, quando non contrapposte, in modo che siano evidenti le scelte che ognuno di noi può fare sull’etica dell’economia, la difesa della democrazia e sull’idea di comunità che mai come oggi si è sbiadita. Inoltre, dal laboratorio “Il terzo sguardo” nascerà l’agenda che sarà il cavallo di battaglia con cui il Modavi incalzerà la politica; un’agenda fatta di virtù declinate in azioni da perseguire per andare oltre la crisi e vincere la sfida dei valori.

In un tempo di crisi come quello che stiamo vivendo, sempre minori sono i fondi messi a disposizione del terzo settore. Come crede si possa invertire questo trend?
La chiave di volta è la sussidiarietà. Deve essere chiaro a tutti che il bene comune non può essere soltanto appannaggio della politica e della filantropia. È necessaria una sinergia tra le pubbliche amministrazioni, gli enti non-profit e quelli che invece al profitto non possono rinunciare per ragione sociale. La politica dovrebbe preoccuparsi di incentivare la responsabilità sociale d’impresa.

Cosa si sente di dire ai tanti giovani che ogni giorno destinano il loro tempo libero al volontariato e che sognano, un giorno, di tramutare in un’esperienza lavorativa tutto questo bagaglio esperienziale?
I giovani che hanno fatto del volontariato una scelta di vita devono utilizzare le esperienze quotidiane per arricchirsi in termini di competenze da spendere poi nel mercato del lavoro. In questa opera il servizio civile è forse lo strumento che ha dato i risultati migliori. Fare volontariato è come un investimento a lungo termine: i frutti si vedono dopo anni di sacrifici silenziosi ma poi appagano per tutta la vita.