Giovani e precariato: un incubo del passato, una certezza del presente

di Ermenegilda Langella

Molti hanno sentito parlare di precariato e di lavoratori precari e, ancor di più, sono i giovani in Italia che si son visti affibbiare questo termine negli ultimi anni a causa della propria inconsistente e instabile situazione lavorativa, ma quanti giovani precari sono consapevoli dell’origine della loro condizione? (Ermenegilda Langella)

precariato Il precariato nasce in Italia con la legge 30 del 2003 ed è stato introdotto dal giuslavorista Marco Biagi ucciso dalle Brigate Rosse un anno prima dell'approvazione della legge con la quale il secondo governo Berlusconi riformò il mercato del lavoro in Italia. Il punto cardine su cui si imperniava la legge Biagi era il concetto di flessibilità in ingresso nel mercato del lavoro come mezzo migliore, nell’allora congiuntura economica, per agevolare la creazione di nuovi posti di lavoro e aggirare la rigidità del sistema che, spesso, creava alti tassi di disoccupazione (fonte Wikipedia).

È con questa legge che sono stati introdotti o modificati numerosi contratti di lavoro: dalla somministrazione all'apprendistato, al contratto di lavoro ripartito, al contratto di lavoro intermittente o al lavoro accessorio e al lavoro occasionale, nonché il contratto a progetto (fonte WikipediaàBorsa Naz. del Lavoro). Ci sono tutt’ora sostenitori e oppositori della legge Biagi come quelli che, ad esempio, affermano che la norma riduce drasticamente diritti e tutele e le possibilità di intervento della magistratura nelle questioni contrattuali o quelli secondo i quali la legge Biagi, aumentando la flessibilità in ingresso nel mondo del lavoro, produce, di fatto, un aumento del tasso di occupazione e sostituisce uno strumento, ritenuto dagli stessi obsoleto, come quello della concertazione tra le parti sociali (fonte Wikipedia). 

Quali possano essere le posizioni a favore o contro tale legge non possiamo che considerare, quella che nel 2003 fu ritenuta la riforma del mondo del lavoro per eccellenza dopo “lo statuto dei lavoratori”, un disastro nel 2011. A dirlo è innanzitutto il tasso di disoccupazione giovanile che, se inizialmente ebbe un’impennata grazie alle numerose assunzioni favorite dagli incentivi fiscali apportati dalla legge Biagi, oggi è per il meridione superiore al 40%, (fonte Cgil.it-ISTAT) una percentuale abnorme che, da sola, basterebbe a decretare l’insuccesso di tale riforma senza andare a scomodare tutto il sistema pensionistico attuale che sarà per i giovani di oggi un miraggio nonostante le tasse sui loro già esigui stipendi servano a pagare le pensioni attuali.

Sicuramente nell’ultimo decennio i giovani italiani hanno imparato il concetto di flessibilità a proprie spese e potrebbero essere tra i lavoratori più dinamici al mondo, se solo ci fossero possibilità di impiego tali da consentire loro di spostarsi da un posto di lavoro all’altro a scadenza contratto e portare la propria eclettica professionalità in giro per il Paese, ma sappiamo bene quel è la realtà del lavoro oggi e con quale mostro i giovani debbano quotidianamente scontrarsi. Possiamo solo augurarci che presto cambino le cose e lavorare ognuno di noi, nel nostro piccolo, affinché ciò accada.

foto radiogold.it