Libia. L'assurdità della guerra testimoniata dai nostri connazionali giornalisti scampati al linciaggio

di Francesca Elia

Liberati i 4 giornalisti italiani. Dopo ore di paura e terrore arriva, inaspettata, la salvezza. “Sono stati tra i momenti peggiori della mia vita, molto più faticosi di altre volte in cui mi sono trovato in situazioni difficili, ma siamo vivi". (Francesca Elia)

giornalisti “Noi siamo liberi ma lui, il nostro autista è morto” sono queste le prime parole di uno dei 4 giornalisti italiani vittime di un sequestro effettuato in Libia dai miliziani vicino al Rais nella città di Zawiya il 24 agosto scorso. Claudio Monici dell'Avvenire, Domenico Quirico de La Stampa, Elisabetta Rosaspina e Giuseppe Sarcina del Corriere della Sera, erano diretti con il loro fedele autista libanese all’hotel internazionale, ma gli spari e gli scontri ravvicinati erano troppo violenti e la situazione era ingestibile, decidono di fare retromarcia e tornare indietro finendo nella trappola dei miliziani.

“Avevano gli occhi pieni di sangue, qualcuno ha dato calci e pugni, ci hanno trascinato fuori dall’auto e portati via”. Le dinamiche della liberazione sono ancora confuse, si pensa all’intervento di un gruppo di lealisti che hanno deciso di lasciarli scappare giovedì scorso 25 agosto, “sono stati due giovani ragazzi a liberarci, a loro dobbiamo tutto, dobbiamo la vita”.

I loro volti sono provati e allo stesso tempo manifestano una velata arrabbiatura per non esser riusciti ad intervenire per salvare il “loro amico” e compagno di questa tragica esperienza, lo hanno considerato uno sporco nemico e nel giro di pochi minuti lo hanno ucciso; i giornalisti hanno riferito che l’uomo, rendendosi conto della gravità della sua situazione abbia iniziato a pregare per la sua anima. La scena, riportata ai microfoni dei vari tg nazionali, è segnata da disumanità totale. 

"E' un miracolo se siamo vivi, abbiamo rischiato di essere linciati. Una persona ha capito la situazione e ci ha strappati dalle mani degli assalitori. Ora siamo al sicuro all'hotel Corinthia. Sono senza telefono, senza più denaro. Sono stati tra i momenti peggiori della mia vita, molto più faticosi di altre volte in cui mi sono trovato in situazioni difficili", ha raccontato Monici, hanno vissuto uno degli aspetti orribili della guerra, una guerra che siamo abituati a guardare dalla televisione con distacco e freddezza “ 100 civili libici morti; 10 soldati libici vittime di un attacco francese…”, la gente muore, per fame o kalashnikov e tutto sembra normale scontato, se degli italiani vengono sequestrati l’interesse improvvisamente sale alle stelle, è forse la nazione di appartenenza a rendere più o meno degna la nostra vita?

Durante tutte le interviste rilasciate tutti e quattro i giornalisti hanno continuamente ripetuto di stare bene in salute ma che la situazione non aveva avuto risvolti del tutto positivi, la loro guida “libica” è morta, l’hanno uccisa dinanzi ai loro occhi, mentre chiedeva loro di salutargli i suoi genitori mentre i suoi occhi si riempivano di lacrime e non aveva via di scampo. I nostri connazionali sono riusciti a sopravvivere a questa guerra che si spera possa terminare al più presto.

"Tutti i vizi di tutte le età e di tutti i paesi del globo riuniti assieme, non eguaglieranno mai i peccati che provoca una sola campagna di guerra”. Voltaire