L’ Arabia Saudita riconosce la voce politica alle donne: dal 2015 avranno diritto all’elettorato attivo e passivo

di Francesca Elia

L’Arabia Saudita continua ad alzare la voce, una voce tutta al femminile per conquistare diritti che in altri paesi vengono normalmente riconosciuti. Le donne stanno dimostrando un forza di volontà estrema che, nel giro di pochi mesi, ha determinato il raggiungimento di conquiste di importanza storica. (Francesca Elia)

donne-saudite Dopo aver sfidato la fatwa dei capi religiosi contro il divieto di guidare le macchine, i veli neri del Medio Oriente vedono riconoscersi il diritto all’elettorato attivo e passivo nelle prossime elezioni municipali del 2015, tra l’altro le uniche elezioni previste in Arabia Saudita. Anche stavolta la protesta è partita mediante l’utilizzo dei social network ed in particolar modo Facebook, attirando l’attenzione anche di personalità politiche internazionali come Hillary Clinton che ha appoggiato attivamente l’iniziativa, manifestando grande ammirazione per chi “si ribella ai divieti ingiustificati ed arbitrari”.

Il re Abdullah bin Abdul Aziz ha affermato che le cittadine avranno la possibilità di divenire presto parte politica attiva del paese, superando un’interpretazione restrittiva del Corano, loro libro sacro, che limita la vita delle donne sotto diversi aspetti. Non vogliono più essere leoni in gabbia, prive di libertà personali basilari, non vogliono dipendere e rimanere legate agli uomini da un filo di ferro trasparente che ormai stringe troppo forte soffocando aspirazioni e sogni da realizzare. Sono donne che vogliono respirare l’aria dell’indipendenza, senza dover abbandonare il loro paese di origine, rimanere e conquistare ciò che si desidera è molto più difficile di scappare e cercarlo altrove.

L’influenza dei mezzi di comunicazione è totalmente evidente, le informazioni e le immagini relative a tutto ciò che le donne possono e devono avere negli altri paesi del mondo, fa sorgere la rabbia di chi “non può”, di chi deve nascondere non solo il suo volto e le sue forme ma anche la sua intelligenza e le sue idee di cambiamento, perché le novità spaventano in paesi culturalmente recintati come l’Arabia Saudita e allora la voce si alza e attraversa le proibizioni, i testi sacri, le decisioni di sovrani del passato giungendo alle orecchie di chi, come Abdul Aziz, percepisce la positività e le motivazioni effettive insite nelle richieste delle sue cittadine e apre le porte a nuovi orizzonti.

"Una modernizzazione bilanciata che resti all'interno dei valori islamici - ha aggiunto Abdul Aziz- è una importante richiesta in un'era in cui non c'è posto per i disfattisti e gli indecisi". Di certo queste donne hanno le idee chiare e rispettano i principi posti alla base della loro cultura portando avanti proteste lontane da qualsiasi tipo di violenza e mancanza di rispetto verso le autorità. Il cambiamento perfetto si basa sulla fusione tra il passato ed il presente, non si devono macinare le basi solide di una civiltà, ma mutarle in base alle nuove esigenze manifestate dal popolo, un popolo formato non solo da uomini ma anche da donne intenzionate ad occupare un posto attivo nella società.