L’era dei “nuovi poveri”

di Francesca Elia

Sempre più giovani stipendiati costretti a chiedere aiuto per arrivare alla fine del mese, i centri della Caritas sempre più affollati. (Francesca Elia)

nuovi_poveri La crisi rende sempre più percepibile il peso della sua presenza, le tasche sono più leggere e la testa pesa per troppi pensieri; si parla di crisi per strada, nei telegiornali, tra i manifestanti che da mesi attraversano le piazze di tutto il mondo. Ci ritroviamo in un tunnel che sembra allungarsi sempre più oscurando la via d’uscita.

La disoccupazione è divenuta una realtà quotidiana che sembra non far più notizia dando vita all’era dei “nuovi poveri”. I poveri di oggi non sono barboni nullatenenti privi di una dimora fissa ma persone che hanno un lavoro, magari non fisso, che procura un reddito eccessivamente basso per poter definire la loro esistenza dignitosa. Sono genitori che faticano ad arrivare alla fine del mese e a comperare libri scolastici ai loro figli.Sono divorziati mal tutelati dalla giustizia costretti a lavorare a nero pur di assicurare gli alimenti pattuiti.

Secondo il decimo rapporto dell’Osservatorio diocesano delle povertà e delle risorse, presentato lo scorso 31 ottobre, durante uno convegno organizzato dalla Caritas Ambrosiana nella sede di via San Bernardino e dedicato a «La difficile carità», le richieste di intervento presso gli sportelli specializzati della Caritas ed i centri di ascolto sono aumentati in seguito alla nascita della classe sociale dei nuovi poveri, composta prevalentemente da giovani sotto i 35anni.

Le lauree assumono sempre più la veste di fogli di carta difficilmente utilizzabili per trarne profitto e soddisfazione lavorativa; i giovani faticano ad acquisire un’autonomia generale che dia loro la possibilità di avere una propria casa e iniziare a porre le basi per creare una famiglia; in Italia il tasso della natalità è diminuito aumentando di anni l’età media di vita.

Questi sono alcuni dei problemi che spingono le persone a chiedere aiuto a chi può offrire loro anche un pasto caldo o, nelle situazioni più critiche, un posto dove poter trascorrere la notte. Secondo Don Roberto Davanzo, Direttore della Caritas Ambrosiana "I nuovi ospiti rendono l’idea di come stia qualitativamente cambiando la popolazione povera". Come è possibile che un lavoratore mensilmente stipendiato finisca nel baratro della miseria? Come può un giovane di 30 anni sentirsi costretto alla rinuncia e alla resa dopo anni di sacrifici? La gente ha imparato a conoscere bene le difficoltà che caratterizzano l’attuale periodo storico-economico e sta imparando ad alzare la voce per chiedere risposte e sostegno a chi ha il dovere di fornirli. La delegazione della Caritas delle dieci diocesi lombarde si è fatta avanti proponendo una momentanea soluzione:l’attivazione del “reddito di autonomia”; l’idea consiste nell’erogare un sostentamento economico al beneficiario a patto che quest’ultimo frequenti corsi di formazione professionale, si impegni nella ricerca di lavoro e garantisca la frequenza scolastica ai proprio figli. Esempio di intervento attivo assolutamente da emulare.