Istruzione. Studenti in piazza ed è scontro nelle maggiori città italiane

di Ivana Vacca

Di fronte ad un futuro che da promessa diventa minaccia, gli studenti italiani si riorganizzano per dire no ai continui svilimenti dell’istruzione pubblica. Proteste di massa e scontri, nel mirino il Governo Monti e la nuova bozza di riforma del Ministro Profumo. Ai ragazzi delle medie superiori la prossima settimana si aggiungono i coordinamenti universitari. (Ivana Vacca)

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L’epoca delle “passioni tristi” cerca un riscatto e lo fa attraverso una nuova stagione rovente di contestazioni studentesche. Roma, Milano, Napoli, Torino, Bologna, Palermo, Bergamo, Modena, Livorno, Firenze e Pisa sono stati i teatri infuocati della giornata di venerdì 5 ottobre. Da nord a sud, gli studenti delle scuole medie superiori hanno invaso le piazze delle maggiori città italiane per manifestare la loro insoddisfazione nei confronti della bozza ddl Profumo e della politica di austerità e rigore del Governo Monti. "La nostra generazione - dicono i leader dei comitati studenteschi - scende in piazza contro questo Governo e contro l'Unione Europea, che assieme privano milioni di giovani del diritto all'istruzione, al lavoro e al futuro". Giovani, protagonisti della “Generazione P”, appunto, precari, nel momento in cui a quella fase già di per sé fragile della vita di ogni uomo che è l’adolescenza, si aggiunge il doversi calare in una società incapace di indicare, così come accadeva nel passato, quella continuità tra la preparazione attraverso gli studi e il mondo del lavoro.

Ma non è solo il macigno di incertezza sul futuro a preoccupare gli studenti ma anche lo stato attuale di un sistema scolastico profondamente sbagliato: incondizionatamente dalla coloritura politica, a cominciare dalla riforma Berlinguer, passando per quella Moratti, fino a quella Gelmini, una serie di disastrosi interventi che la nuova proposta del Ministro Profumo sembra ricalcare, appellandosi al “merito”. Come se non investire sull’educazione, ma istigare alla competizione, a cominciare dai banchi di scuola, fosse l’antidoto ad un futuro pieno di minacce. Molti i tagli e pochi, o nulli, gli investimenti per una educazione che è diventata sempre più onerosa per le famiglie e burocratizzata, finalizzata alla sopravvivenza e persuasa da una logica aziendale che ha trasformato gli studenti in “clienti”. Una vera e propria ipoteca è stata posta sul futuro dei giovani che pagano una crisi di cui non hanno colpa e che al loro opporsi hanno trovato, ancora una volta, i manganelli dei poteri forti.

La giornata di venerdì ha registrato molte tensioni e scontri tra gli studenti e le forze dell'ordine con cariche a Roma, Torino e Milano, e non pochi disagi al traffico e alla circolazione. Il bilancio peggiore a Torino con una trentina di studenti tra contusi e feriti, cinque denunciati e due contusi tra le forze dell’ordine (Fonte: Adnkronos/Ign). Le critiche più feroci alla classe politica arrivano da Palermo dove si bruciano le schede elettorali sotto l’insegna "Nessuna fiducia nella casta" e a Roma, in un “blitz” del Blocco Studentesco, una gigantografia raffigurante 'Monti vampiro' è stato dispiegata sull'Altare della Patria.

Marco Rossi Doria, Sottosegretario all’Istruzione, parla di “situazione complessiva molto drammatica” e anche l’Erasmus, il programma comunitario di scambi internazionali più importante d’Europa, rischia di bloccarsi e di rimanere senza risorse a causa delle politiche di austerity attuate dai governi.

Le prossime incursioni degli studenti sono previste per venerdì 12 e intanto si preparano alla contestazione anche i fratelli maggiori dei coordinamenti universitari che a Napoli, a fronte di una tassa regionale più che duplicata, dai 62 euro dello scorso anno ai 140 euro di quello appena iniziato, hanno organizzato, per mercoledì 10 ottobre, una assemblea pubblica nel cortile di Palazzo Giusso dell’Università “L’Orientale”, lamentando “la scarsa copertura delle borse di studio, l’inesistenza di un sistema di trasporti pubblici che tuteli ed agevoli gli studenti, l’assenza di mense, di incentivi alla fruizione culturale e la totale assenza della sola idea di welfare studentesco”.