XVIII giornata della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime delle mafie: fotoreportage

di Francesco Cannone

Si è svolta a Firenze, il 16 marzo, la XVIII giornata della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime delle mafie, organizzata dalle associazioni “Libera” e “Avviso Pubblico”. (Francesco Cannone)

giornata_vittime_mafie Nel ventesimo anniversario della strage dei Georgofili, un fiume umano attraversa Firenze, sotto un cielo azzurro, un sole tiepido, aria pulita. Il corteo parte intorno alle 9 da Fortezza da Basso, percorrendo quasi 4 chilometri, fino allo stadio “Artemio Franchi”.

Centocinquantamila persone. Soprattutto giovani, soprattutto studenti, universitari e delle superiori.

A predominare sono i colori delle bandiere di Libera: arancione, giallo, viola. Insieme, sventolati così tanto e da così tanti, infondono forza, speranza.

Ma in tanti portano con sé anche altre bandiere, segni di riconoscimento dei propri gruppi. Sfila - dirà poco dopo don Ciotti, il fondatore di “Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie”, coordinamento di realtà impegnate nella lotta alle mafie e nella promozione di legalità e giustizia - “la più grande trasversalità del nostro Paese”, rappresentanze di contesti, espressioni, storie diverse. Tutti insieme. Così diversi e così uniti. Sconosciuti, ma reciprocamente legati. Non c'è pezzo d'Italia che non sia presente.

In testa allo sterminato serpentone umano ci sono 600 familiari delle vittime della criminalità organizzata; in molti hanno stampato il volto del proprio familiare sulla maglietta. Durante la marcia, a ripetizione continua, vengono detti i nomi delle 900 vittime di mafia, col megafono sistemato sul furgone che ha aperto il corteo.

Dietro, striscioni e messaggi sono tanti davvero: “La libertà non ha pizzo”, “La dignità dell'uomo sta nel non scendere mai a compromessi”, “Vivi e indossa il coraggio” perché “Chi ha paura muore tutti i giorni, chi non ha paura muore una volta sola”.

In versione anti-mafia ci sono anche le 3 scimmiette “non vedo, non sento, non parlo”; stavolta hanno occhi che guardano, orecchie che ascoltano, bocca che denuncia. Solo così, recita uno striscione, “La nostra terra un giorno sarà libera”.

Il corteo sfocia in un piazzale accanto allo stadio comunale fiorentino. Ma lo spazio basta a radunarne solo una parte. Dal palco risuonano nuovamente i nomi delle vittime della mafia.

Poi, il momento ogni anno più atteso: la parola va a don Ciotti, anche stavolta forte, chiaro, diretto.

“Non uccidiamoli, vi prego, non uccidiamoli una seconda volta. Non uccidiamoli con il silenzio, con la delega, con la rassegnazione, l'indifferenza. Non uccidiamoli con la memoria rituale, celebrativa, fine a stessa. La memoria deve sempre diventare impegno. Il miglior modo di fare memoria è quello che ci ripetiamo sempre: impegnarci di più tutti, 365 giorni all'anno.

giornata_vittime_mafie_2Gli oltre 150.000 presenti in questa piazza sono il segno che c'è un'Italia che vuole fare della memoria impegno: meno parole e più fatti! Non uccidiamoli una seconda volta, non uccidiamoli con la mafiosità delle coscienze addomesticate, dell'alibi, del tanto non mi riguarda. Ribelliamoci. A chi vuole coprire, chi vuole frenare, ai potenti di turno. Vi prego, ribelliamoci.

Non uccidiamoli con la mafiosità una seconda volta. Con le parole rituali, con tanti dibattiti e

convegni autoreferenziali, passarelle che non finiscono più. Abbiamo bisogno di cose vere, di dibattiti e convegni seri, di sostanza, di denuncia, di proposta. Abbiamo bisogno di un parlare serio, sobrio, puntuale, documentato, vero. No a parole vuote, no a parole disimpegnate, no a parole irresponsabili. Sono gravi le parole irresponsabili che abbiamo sentito e continuiamo a sentire, come quelle di chi dice che i magistrati sono peggio della mafia.

Abbiamo il dovere e la responsabilità delle parole. Queste parole offendono, feriscono, uccidono una seconda volta.

La mafia è una peste. Chiamatela con questo nome.

E' da secoli che non passa la mafia, è da 400 anni che parliamo di camorra, da 200 anni che parliamo di cosa nostra , decenni e decenni e decenni di 'ndrangheta.

Evitiamo il furto delle parole. Ce le stanno rubando queste parole. Ce le stanno rubando, perché chi è che non parla di legalità, pace, giustizia, lavoro; le hanno svuotate del loro valore e significato; a parlare di legalità innanzitutto in Italia i primi sono quelli che la calpestano tutti i giorni. Difendiamole le parole.

Non uccidiamoli una seconda volta con la sola indignazione, non basta indignarci, quanti si indignano, e poi? L'indignazione si cura con la dignità, restituendo dignità alle persone, al lavoro, alla cultura, alla democrazia. Dobbiamo restituire dignità. E verità. Dobbiamo esserne capaci, avere più responsabilità, guardare dentro di noi e in faccia agli altri. Per cercare di essere insieme motore di cambiamento. In questa piazza immensa c'è veramente la più grande trasversalità del nostro paese. Noi dobbiamo unire ciò che le mafie e il mondo dei potenti corrotti vogliono dividere. Dobbiamo unire: è il noi che vince! Solo unendo gli onesti la richiesta d cambiamento diventa forza di cambiamento.

Non uccidiamoli una seconda volta. Con leggi che indeboliscono gli strumenti d indagine e depotenziano il controllo di quei reati che delle mafie sono l'anticamera. La corruzione è solo un esempio. La corruzione ci indebolisce tutti. Www.riparteilfuturo.it, vi invito a firmare.

Ci rivolgiamo alla politica, con gioia augurando che ci sia una rivolta nelle coscienze di tutti quelli chiamati a essere deputati e senatori. A questa politica vorrei dire, credo a nome di tutti: fate in fretta. Chiediamo un governo veloce, abbiamo bisogno di risposte.

Non uccidiamoli una seconda volta per mancanza di politiche sociali, di servizi, di opportunità. Il Lavoro !!

La legge sui beni confiscati va rafforzata. Bisogna creare le condizioni per restituire alla collettività quei beni.

Chiediamo la cancellazione del Segreto di Stato in alcune situazioni, in nome della verità. Agostino la vuole tagliare quella barba!!

I familiari si sono troppo spesso sentiti soli, intimiditi dagli imputati tante volte, non lasciamoli soli. Bisogna rivedere la normativa. Non uccidiamoli una seconda volta. Senza verità o con verità solo in parte non c'è giustizia. Grazie della vostra testimonianza, so che vi costa, ma ci avete dato una lezione immensa: trasformare il dolore in impegno graffiante.

Mettiamoci insieme per dichiarare illegale la povertà. È partita una campagna internazionale (“Banning Poverty 2018”, ndr) per mettere fuori legge le leggi, le istituzioni e le pratiche sociali collettive che generano e alimentano i processi di impoverimento. Facciamo anche noi parte di questa campagna per dichiarare illegale la povertà!

In Italia è un problema di democrazia quello che stiamo vivendo. Perché la democrazia è passione e ragione, è coscienza critica, la democrazia ci chiede di vivere l'uguaglianza, democrazia significa diversi come persone e uguali come cittadini...

Stima e riconoscenza, intanto, a quel generoso impegno e lavoro di magistrati e forze di polizia, sindaci e amministratori impegnati in una politica che non s'è voltata dall'altra parte.

Dobbiamo imparare di più il coraggio, senza coraggio la libertà muore, il coraggio di fare scelte scomode e rifiutare il compromesso, di fronte ai bivi della vita bisogna scegliere da che parte stare, non temere mai la strada in salita.

La speranza oggi ha attraversato le vie di Firenze. Firenze è Rinascimento. Il Rinascimento Civile, Morale e Politico è possibile solo se parte dal cuore di ciascuno di noi, se il nostro impegno è un impegno in prima persona, vi prego : in prima persona. La speranza chiede ancora una volta a tutti assunzione di responsabilità: non delegare ad altri quello che possiamo e dobbiamo fare noi.

Assumiamocela questa responsabilità e quest'impegno”. Anzitutto diffondendo cultura, educando alla legalità e alla giustizia. “Il nostro grande Antonino Caponnetto diceva che la mafia teme più la scuola che la giustizia.

Continuiamo a camminare insieme”.

Don Ciotti incassa una grandine d'applausi, alla fine, all'inizio e durante il discorso, che riesce a parlare alcontempo a cuori e menti.

La manifestazione volge al termine. Sul palco è il turno di Fiorella Mannoia, che canta “La storia siamo noi” e “Io non ho paura”. Per ribadire che Possiamo influire sul corso degli eventi.

Nel pomeriggio si svolgono i seminari di studio, ma la maggior parte dei giovani risale sui pullman lasciando Firenze. Della giornata, probabilmente, gli resterà Memoria. E Impegno.

Guarda i servizi fotografici di Luigi Iacopo De Blasi e di Francesco Cannone