Rachid: l’altra faccia dell’immigrazione

di Oriana Giraulo

Un giovane che costruisce il suo futuro vendendo accendini. (Oriana Giraulo - @OrianaGiraulo)

rachid A poco più di una settimana dalla strage di Lampedusa, il mare continua a restituire i corpi delle vittime facendo salire a 363 i morti accertati. La parola immigrazione, mai come in questo periodo, fa sempre più rima con indignazione.

Poi c’è Rachid che in poco tempo è diventato il simbolo di tutte quelle storie non raccontate, ma che hanno un epilogo felice e non tragico come la cronaca ci ha abituato a vedere.

Rachid Khadiri Abdelmoula, 26 anni da Kourigba, immigrato marocchino, è diventato dottore in ingegneria vendendo accendini e fazzoletti a Torino.

Un lieto fine che però cela una storia difficile e dolorosa.

Il suo viaggio inizia nell’agosto del 1999 a bordo di una Golf che attraversa lo stretto di Gibilterra e punta diritta verso Torino.

Rachid frequenta il politecnico, ma andare avanti con scarse risorse economiche non è facile. Da qui la necessità di vendere, sotto i portici del centro, ninnoli vari, che vanno ad adornare la sua spalla e che cerca di vendere ai passanti. Vive di espedienti, anche a causa della crisi, che ha inasprito i requisiti per ottenere borse di studio ed agevolazioni varie. Ma non per questo si arrende e anzi studia ancora con maggior impegno, di notte, dopo aver trascorso l’intera giornata a tentare di vendere foulard e accendini.

Non bastano i tanti sacrifici che Rachid ed i suoi fratelli devono sopportare spesso devono fare i conti anche con il razzismo. Ne porta ancora il segno Rachid, sotto il sopracciglio il segno di un taglio procurato da un pugno di un gruppo di ragazzi che una sera in Via Roma, lo hanno aggredito con botte ed insulti. Poteva andare peggio se non fossero intervenuti dei passanti a prendere le difese del povero ragazzo.

Nonostante tutto questo però dopo non pochi sforzi arriva il titolo tanto agognato, dottore in ingegneria civile con una tesi dal titolo "Il grafene e le sue potenzialità".

Una laurea triennale in ingegneria: un primo traguardo. Infatti Rachid già guarda al futuro. Continuare gli studi e trovare finalmente un lavoro che gli piace e lo gratifichi. E quando il giornalista di Repubblica, alla quale Rachid ha raccontato la sua storia, gli fa notare che a Torino non vi sono molti cantieri aperti lui risponde “Ho fatto tremila chilometri da casa mia per arrivare in questa città e cercare di avere un titolo di studio. Non mi sconvolge certo l’idea di spostarmi da un’altra parte se sarà necessario. Caro giornalista ricordati una cosa: il grafene non si spaventa. Resiste quattro volte più dell’acciaio”.