Il Maestro Godard al cinema con “Film socialisme”, una sinfonia in tre movimenti

di Simone Scarpati

Nonostante la sua età Jean-Luc Godard ha ancora da insegnare molto in fatto di cinema. Lo fa col suo nuovo film, raccontando l’Europa, il Mediterraneo soprattutto attraverso immagini, suoni e suggestioni… insomma à la Godard. (Simone Scarpati)

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Presentato il 17 maggio 2010 al Festival del cinema di Cannes nella sezione “Un certain regard”, “Film socialisme” non ha potuto non attirare su di sé il favore della critica riscuotendo notevolissimi successi già solo alla sua première. E due giorni dopo, uscito nelle sale francesi, è entrato nelle grazie di quanti, appassionati del cinema d’autore, hanno preferito godere del nuovo capolavoro di Jean-Luc Godard. Del resto il film non avrebbe potuto avere sorte diversa considerata la firma che porta in calce! Jean-Luc Godard, autore di pellicole del calibro di “Fino all’ultimo respiro” e “Bande à part”, è considerato infatti un vero maestro del cinema, massimo esponente e padre della “nouvelle vague”.

Il quasi ottantenne Godard mostra di possedere ancora la lucidità di un tempo, di conservare intatto il suo occhio critico che tiene costantemente puntato, sul mondo che lo circonda, sulla realtà. Realtà che racconta sempre nel suo tipico stile, lasciando la parola, più che ai personaggi, alle immagini, ai suoni e alle suggestioni che tutto questo, fuso con la colonna sonora, provoca nello spettatore. E il passare del tempo non ha spento (e neanche solo affievolito) il suo elegante modo di essere ironico, satirico e polemico facendo trasparire il tutto attraverso semplici (ma geniali) associazioni di immagini e stacchi di montaggio.

godard“Film socialisme” non si allontana dallo stile del cineasta francese. Sulla base delle notizie che ci arrivano dalla Francia (il film, infatti, non è ancora uscito nelle sale italiane) la pellicola sembra essere una “sinfonia in tre movimenti”, una storia corale, divisa in tre parti, il cui fulcro è il Mediterraneo, l’Europa. Europa che si racconta attraverso i multietnici passeggeri di una nave da crociera, attraverso i loro linguaggi così diversi, i loro viaggi personali così diversi. Un vecchio criminale di guerra accompagnato dalla nipote. Un famoso filosofo francese, Alain Badiou. Un agente della polizia di Mosca, squadra inquirente. Una cantante americana, Patti Smith. Un vecchio poliziotto francese. Un’ufficiale licenziata dall’Onu. Un ex agente doppiogiochista. Un ambasciatore palestinese. Questi saranno i tasselli della storia che Godard vuole raccontare. Europa e Mediterraneo: le costanti. Da Odessa all’ Egitto, alla Palestina; dalla Grecia a Napoli e poi a Barcellona. Fino ad arrivare alla storia di un padre e dei suoi figli che gli chiedono cosa significhi realmente “liberté, égalité, fraternité”. E più la nave si sposta più emerge il ritratto dell’Europa attuale, dello “scenario da fine del mondo” che, il pessimista Godard, dipinge e ci propone e sul quale ci invita a riflettere.

Le aspettative sono davvero elevate ed è davvero difficile deluderle con un film del genere. C’è solo un piccolo problema: la data di uscita nelle sale italiane è a tutt’oggi sconosciuta.