Napoli. Apre Toledo, la IX stazione dell’Arte

di Ivana Vacca

Lunedì l’attesissima apertura della stazione Toledo della Linea 1 della Metro dell’Arte. Una delle metropolitane più belle al mondo apre una nuova stazione/museo a 50 metri di profondità e fa impallidire la vecchia underground londinese. (Ivana Vacca)

toledo_01 “Napoli possiede l’unico museo d’arte contemporanea con pubblico garantito, a milioni, e ad un costo sostanzialmente nullo” disse Philippe Daverio. L’insolito museo apre ora un’altra sala. Dopo l’inaugurazione di cinque mesi fa, infatti, è prevista per lunedì 17 settembre alle ore 18.00, l’apertura della IX stazione dell’Arte. L’annuncio arriva proprio in prossimità dell’European Mobility Week, in calendario dal 16 al 22 settembre. In linea con gli obiettivi promossi dall’European Commission, l’apertura della nuova stazione ha lo scopo di incoraggiare i cittadini all’utilizzo del trasporto pubblico per gli spostamenti quotidiani. La stazione, infatti, si apre nel cuore della città, tra la centralissima via Toledo e i Quartieri Spagnoli, e costituisce uno snodo cardine della Linea 1 Piscinola/Università.

Prendere la metro sarà una attività quotidiana che i napoletani faranno a 50 metri di profondità dalla superficie, una vera e propria discesa verso il centro della terra, un percorso cromatico tra gli elementi naturali, dal nero del terreno, all’ocra del tufo, al blu e all'azzurro del mare.

Il progetto è firmato dall’architetto e designer catalano Oscar Tusquets Blanca. All’interno si possono ammirare i mosaici dell’artista William Kentridge e i pannelli policromi dell’americano Bob Wilson, e ancora, opere di Francesco Clemente, Achille Cevoli, Ilya and Emilia Kabakov. Una galleria di 170 metri, non ancora inaugurata, si aprirà a Largo Montecalvario, e ospiterà i lavori di Oliviero Toscani e Shirin Neshat.

toledo_02Il 1993 fu l’anno di inaugurazione della prima tratta della metro che oggi trasporta 120.000 utenti al giorno, ospita 180 opere e 90 artisti. Nove grandi progetti di pubblica utilità realizzati con la partecipazione di illustri architetti (da Gae Aulenti, ad Alessandro Mendini, a Domenico Orlacchio) e un lungo elenco di artisti contemporanei di fama locale, nazionale e internazionale, tra questi Carlo Alfano, Joseph Kosuth, Jannis Kounellis, Nicola De Maria, Michelangelo Pistoletto, Mimmo Jodice, Ernesto Tatafiore, Mimmo Paladino, Lello Esposito, Giulio Paolini, Nino Longobardi, Sol Lewitt e Mario Merz. L’ottava meraviglia della mobilità partenopea è quella dalle forme fluide, fluorescenti e tridimensionali della stazione Università in Piazza Borsa, realizzata su progetto dell'architetto anglo-egiziano Karim Rashid.

Napoli, con la sua fitta successione stratigrafica, non poteva non lasciare, anche in questo caso, preziose testimonianze del suo passato. Nelle operazioni di scavo, infatti, sono state rinvenute evidenze di epoca paleolitica e mura aragonesi che, restaurate, sono ora inglobate all’interno della stazione. La città si proietta nel futuro ma spesso il passato riappare, irresistibile e prepotente. Come quando nel 2004, riemerse dal suolo, a pochi passi da Castel Nuovo, l’antico porto romano della città, attivo fino al 400 d. C.. Qui furono trovati oltre 200 reperti in ottimo stato: tre barche da carico, di cui una di nove metri, bottiglie in vetro contenenti unguenti, anfore, monete corinzie, ceramiche e ancore di epoca romana. Oppure come quando nel 2008 riaffiorò una bomba inesplosa della Seconda Guerra Mondiale o come quando, sempre all’interno del cantiere di Piazza Municipio, è stato rinvenuto uno scheletro di giovane uomo di epoca medievale.

Un progetto ambizioso quello della metropolitana di Napoli, esaltato addirittura da Michael Binyon, giornalista del quotidiano britannico “The Times”, che in un reportage del 2002 affermava “Napoli è affollata, costruita su ripide colline ed ha un vulcano, ma il suo nuovo sistema di metropolitana ha qualcosa da insegnare ai responsabili dei trasporti londinesi”. A sedurre il cronista inglese, le difficoltà tecniche affrontate, la complessità dal punto di vista geologico, la capacità di riqualificare interi quartieri, come è accaduto a Salvator Rosa, ma, soprattutto, la bellezza delle stazioni: ampie, luminose ed eleganti, un perfetto connubio tra arte e urbanistica, una straordinaria sintesi tra classicità e modernità.

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