L’anoressia è fuori moda!

di Francesca Elia

Con l’inizio del 2013 in Israele è entrata in vigore una legge a sostegno della lotta all’anoressia. (Francesca Elia)

legge_contro_anoressia Secondo quanto stabilito dal nuovo testo legislativo, le modelle, per poter sfilare in passerella, necessitano di un certificato sanitario con il quale si attesti la presenza di uno stato di salute ottimale, mantenuto  almeno nei tre mesi precedenti all’ingaggio lavorativo ottenuto: l’indice di massa corporea consentito non dovrà scendere al di sotto di 18,5 (una ragazza alta 1,72 m non può pesare meno di 54 kg).

Questa legge è il risultato di una costante e difficile battaglia “no-ana” portata avanti dal medico Rachel Adatto. Partito dagli Stati Uniti, quelo che può essere definito come un vero è proprio movimento di esaltazione dell’anoressia in poco tempo si è diffuso in tutto il mondo mediate il web. Navigando in rete basta mettere in un qualsiasi motore di ricerca la parola “ana” per imbattersi in siti agghiaccianti, su cui giovani ragazze e anche ragazzi si scambiano consigli su come resistere alla fame, fino a trovare il “decalogo” dell’anoressia: “Se non sei magro, non sei attraente; essere magri è più importante dell’essere sani; non puoi mangiare senza sentirti in colpa.”

Ma il troppo magro non è bello. L’anoressia è una malattia

Secondo il Ministero della Salute in Italia circa 3 milioni di persone, per la metà giovani al di sotto dei 25 anni, soffrono di questo disturbo. L’anoressia è stata spesso definita una guerra da combattere ogni giorno, Israele è stato il primo paese al mondo a provare a combatterla anche mediante un intervento legislativo nella speranza di ridurre il numero delle vittime di questa malattia.

I nuovi manager di moda salutando positivamente l’entrata in vigore di questa legge. “E’ giunto il momento di scacciare dai cartelloni pubblicitari quegli scheletri umani” commenta l’agente  Adi Barkan, fervente sostenitore dell’iniziativa. Tuttavia c’è chi si chiede se è davvero necessaria una legge per disciplinare problemi spesso legati ad un comportamento etico dell’uomo. C’è chi considera eccessivo l’utilizzo dello strumento legislativo, auspicando un comportamento corretto delle stesse agenzie di moda che a volte, purtroppo, spingono le modelle a perder peso. Critica, infatti, la modella  Maayan Keret che ha definito tale legge “uno strumento di interferenza indebita nella sua libertà personale”. Lasciandosi poi andare ad un intervento alquanto duro ha commentato “che non ci mettano in manette! Bastava lanciare una campagna educativa”.

La legge non si limita ad intervenire sul peso delle future modelle ma stabilisce anche una pubblicità obbligatoria per gli utilizzi di Photoshop; sotto le foto modificate deve essere specificamente indicato il ritocco eseguito, per evitare che corpi perfetti “inesistenti” possano incrementare paranoie adolescenziali legate al peso; possibili sanzioni sono previste per le compagnie pubblicitarie coinvolte.