I giovani napoletani in prima linea contro la ludopatia

di Oriana Giraulo

Intervista a Giuseppe Balzano uno dei giovani che ha realizzato il progetto “Giochi pericolosi”. (Oriana Giraulo)

ludopatia Termina “Giochi pericolosi”, il progetto sulla ludopatia realizzato da un gruppo di giovani napoletani finanziato dall’Agenzia Nazionale Giovani nell’ambito del programma “Gioventù in Azione”.

“Giovani attivi”. E’ questo il nome dei ragazzi che hanno deciso di declinare la voglia di contribuire al miglioramento del proprio territorio dedicandosi ad azioni volte al contrasto di un grave problema sociale come è quello della ludopatia. Ma chi sono? E perché hanno deciso di dedicarsi ad un progetto del genere? Ce lo racconta uno di loro: Giuseppe Balzano.

Perché avete deciso di realizzare un progetto sul tema della ludopatia?
In Campania vi è una seria emergenza rispetto a questa patologia che, con l’avvento di internet e di nuove forme di gioco, si è aggravata nei numeri e nella qualità. Solo qualche mese fa un 19enne campano si è lanciato nel vuoto per motivi legati al gioco d’azzardo: “Cara mamma, scusa: ho sciupato tutti i soldi al gioco”, ha scritto su un biglietto prima di lanciarsi nel vuoto. Aveva perso giocando a poker online e su un sito di scommesse sempre online tutti i risparmi che aveva su un libretto postale”. E’ questa l’allarmante situazione su cui il nostro progetto vuole intervenire: non vogliamo stare a guardare con le mani in tasca la difficile situazione socio-economica che caratterizza la nostra terra, ma essere parte attiva di quel cambiamento di cui i giovani devono essere protagonisti.

Come “Giochi pericolosi” pensa di contribuire al contrasto di questo grave problema?
E’ opportuno che azioni di prevenzione del gioco d’azzardo vengano realizzate non solo nell’ambito della pubblicità, ma anche a livello ambientale, rivolgendosi a tutti i soggetti, le amministrazioni, gli ambienti coinvolti nei processi di prevenzione, creando una coerenza comunicativa e di comportamento preventivo in tutti gli ambienti che l’individuo frequenta e in cui vive.
A tal fine il nostro gruppo ha realizzato una ricerca sul territorio campano, che confluirà in una pubblicazione, per raccogliere le storie di chi ha avuto a che fare con il problema del gioco d’azzardo di chi ci è ancora dentro e di chi ne è uscito. Il nostro obiettivo è quello di dar vita ad un percorso di sensibilizzazione dei giovani sul tema della dipendenza cronica dal gioco.

Pensi che ci siete riusciti?
Prima di iniziare questo progetto ci siamo occupati di azioni di promozione sociale, ma mai del tema della ludopatia. Grazie a questa iniziativa abbiamo conosciuto un mondo di “perdizione”, di malattia, di dipendenza, fino ad ora assolutamente sconosciuto. Abbiamo ascoltato storie di vite spezzate. Abbiamo visto occhi pieni di dolore ed altri desiderosi di speranza. Le abbiamo raccontate ad altri giovani che ci hanno ascoltato con attenzione e si sono uniti alla nostra causa. Sul territorio campano ora c’è un gruppo di ragazzi che sanno bene che “giocare d’azzardo” significa mettere a rischio la propria vita e quella dei propri cari. Quindi forse si, siamo riusciti nel nostro intento.