Rapporto sulla coesione sociale: l’Italia si conferma un Paese di mammoni

di Alberta Montella

Diffusi i dati del Rapporto sulla coesione sociale elaborati in base alle rilevazioni Istat su ragazzi maggiorenni. (Alberta Montella)

175536_0_1 Sono quasi sette milioni (6 mln 964 mila) i giovani italiani che tra i 18 e i 34 anni vivono ancora in casa di mamma e papà. Si tratta del 61,2% degli under 35 non sposati e sicuramente non è rassicurante il fatto che non parliamo solo di ventenni. Tra i 25 e i 34 anni, infatti , sono oltre tre milioni i figli che non possono o non vogliono abbandonare la casa dei genitori. Questi i dati che emergono dalle tabelle allegate all’ultimo Rapporto sulla coesione sociale, elaborate in base ai dati Istat su maggiorenni.

Una percentuale che nel 2012 risulta in crescita di due punti rispetto al 2011 e che conta 31 mila giovani in più rispetto all’anno precedente. Un’analisi che fotografa ancora una volta un’Italia di mammoni o peggio di bamboccioni che, sempre con maggiori difficoltà, riescono ad emanciparsi dai genitori e a raggiungere l’indipendenza economica.

Guardando nel dettaglio le tabelle allegate allo studio e le percentuali, riferite alle persone celibi e nubili, si scopre come il fenomeno sia maggiormente radicato al sud (circa il 68,3%, pari a 2mln 36 mila giovani) e che il maschio italiano, rispetto alla donna, si conferma sicuramente più attaccato alla mamma e al papà. Nello specifico: nel 2012 risultano 3 milioni 948 mila i ragazzi tra i 18 e i 34 anni ancora a casa con i genitori, quasi un milione in più (+932mila) rispetto alle giovani nella stessa fascia d'età. Quindi quasi 7 su 10, tra gli uomini under 35 non sposati, vive ancora sotto lo stesso tetto dei genitori.

Bamboccioni o no sicuramente questa situazione potrebbe essere anche frutto della crisi economica, che si sa, negli ultimi anni ha messo in difficoltà il nostro Paese e l’Europa tutta. Basti pensare che i disoccupati tra i 15 e i 34 anni sono quasi un milione e mezzo. Risultano allora comprensibili le motivazioni di chi preferisce ritardare l’uscita dalla casa d’infanzia, in attesa di un domani migliore.

Molti, tra quelli che si sentono costretti a vivere tra le mura della propria cameretta, sono preoccupati  ma soprattutto stanchi di gravare, nonostante l’età adulta, sulle spalle dei genitori e si mostrano disposti, al fine di acquistare più autonomia, a intraprendere lavori differenti da quelli per i quali hanno studiato. Ciò è quanto emerge dallo studio di Sanpellegrino Campus, condotto attraverso un sondaggio online su un campione di 10.628 ragazzi laureati e non. Secondo il sondaggio, soprattutto tra i laureati, c’è la voglia di raggiungere l’indipendenza e per trovare sbocchi lavorativi, circa il 46% degli intervistati, trascorre la settimana a inviare curricula. Altri, circa il 40%, dice di tagliare le spese superflue ed è alla ricerca di lavori saltuari. Nell’attesa di trovare un lavoro stabile – emerge dal sondaggio - i ragazzi italiani non rifiuterebbero un impiego come commerciante (32%),  assistente socio-sanitario (16%) o come promoter (16%). Tra i lavoretti da ‘ultima spiaggia’- conclude lo studio - il più quotato, tra i laureati, è quello dell’artigiano 15%), e in ordine di preferenza: il barman (13%), il cuoco (12%) ma anche l’idraulico (6%) e l’agricoltore (2%).