Nel bergamasco per Impastato "non c'è pace tra gli ulivi"

di Anna Laudati
Rimossa la targa e tagliato l'albero dedicato alla memoria di Peppino Impastato: vittima della mafia di ieri e di oggi. Immediata la reazione di tantissimi italiani (di Veronica Centamore)

impastato._veronica.jpgPrima la decisione dell'amministrazione di rimuovere la targa della biblioteca e adesso qualcuno ha anche divelto l'ulivo piantato nel 2008 per ricordare la vittima della mafia. La mano ignota ha lasciato un biglietto irridente appeso alla sagoma di un piccolo pino: "Mé ché öle ü paghér", "Io qui voglio un pino". Tutto comincia con il caso scoppiato presso la biblioteca di Ponteranica, nel bergamasco, dove è stata rimossa una targa dedicata al giovane ucciso dalla Mafia. La decisione è stata presa dal sindaco di Ponteranica, in provincia di Bergamo. Il primo cittadino della città ha fatto rimuovere la targa che un anno e mezzo fa il suo precedessore volle dedicare per la biblioteca civica, a Peppino Impastato, giovane siciliano ucciso dalla mafia nel 1978. "Meglio onorare personalità locali", ha asserito Cristiano Aldegani, sindaco del paese lombardo. In molti in passato e in questa occasione, si sono chiesti se la Mafia è una "questione puramente meridionale".

Chiunque conosca la vicenda del ragazzo siciliano (vista anche attraverso la trasposizione cinematografica "I cento passi" di Marco Tullio Giordana) ha avuto modo di comprendere la globalità del messaggio di questo piccolo GRANDE uomo. La trama del film: Cento sono i passi che occorre fare, nella piccola Cinisi, per colmare la distanza tra la casa degli Impastato e quella del boss Tano Badalamenti. Il giovane Peppino  vive cercando di sfuggire a quest'inesorabile legame con l'ambiente mafioso che il padre, non ha la forza di rompere. Peppino, animato da uno spirito civico irrefrenabile, comincia ad attaccare "don Tano" e a denunciarne pubblicamente le malefatte. La sua sarà una tragica morte. « Questo non è un film sulla mafia. È piuttosto un film sull’energia, sulla voglia di costruire, sull’immaginazione e la felicità di un gruppo di ragazzi che hanno osato guardare il cielo e sfidare il mondo nell'illusione di cambiarlo. È un film su ciò che di buono i ragazzi del ’68 sono riusciti a fare, sulle loro utopie, sul loro coraggio. Se oggi la Sicilia è cambiata e nessuno può fingere che la mafia non esista, ma questo non riguarda solo i siciliani, molto si deve all’esempio di persone come Peppino, alla loro fantasia, al loro dolore, alla loro allegra disobbedienza. » (Marco Tullio Giordana Cinematografo 2007).

Libertà, onestà d'animo e di comportamento, trasparenza, correttezza sono principi universali o  riguardano soltanto una condizione circoscritta a una realtà regionale? Magari Ponteranica è un'isola felice dove regna la fata turchina. Ce lo auguriamo tutti ma con i dovuti dubbi. E' innegabile che in certe regioni, per motivazioni storiche che riguardano anni e anni di prevaricazioni, certe realtà sono più radicate che altrove ma questo non vuol dire che ne abbiano l'esclusiva. Il sindaco di Ponteranica vuole onorare personalità locali e ci sembra anche giusto ma perché precludere il ricordo alla memoria di altri che sempre per onore hanno addiruittura sacrificato la loro vita? Immediata la reazione di tantissimi italiani. La rimozione della targa è "sconcertante" -  Pina Picierno, responsabile "Legalità" del Partito democratico. Si associa alle proteste anche il capogruppo dell'Idv alla Camera Massimo Donadi: "Rimuovere la targa è un gesto incivile, uno schiaffo alla memoria di chi ha combattuto contro la mafia a costo della propria vita. Siamo indignati da una decisione che offende la coscienza collettiva di tutta l'Italia perché la lotta contro il crimine non è una questione territoriale". Alla notizia dell'albero abbattuto una parte del paese non ci sta e  ha partecipato in massa alla manifestazione promossa da Comitato Peppino Impastato, 7.000 persone. Hanno ripiantato un altro ulivo, sempre lì. Due ragazzi hanno portano quella targa che stava sulla facciata della biblioteca riprodotta in dimensioni giganti: "Biblioteca comunale Peppino Impastato, vittima della mafia, ucciso per aver denunciato la collusione politico-mafiosa in Sicilia. 3 giugno 2008". Dietro altri giovani, ai polsi un palloncino bianco con l'immagine di Impastato, portano uno striscione: "Ancora 100 passi". Seguono il Comitato, le Associazioni contro le mafie, il Tavolo della pace, Orizzonti Nuovi, poi la Cgil, le bandiere di Rifondazione comunista e dell'Italia dei valori. Arrivano pure le parole di Giovanni Impastato, fratello di Peppino. Un fiume in piena. I riferimenti al Carroccio sono duri: "Queste sono azioni di fascismo o razzismo, non importa se dal nero siamo passati al verde, le camicie sembrano le stesse", continua Impastato. Giunge pure la voce di Salvatore Borsellino, attraverso una telefonata: "Non posso essere lì a esprimere la mia rabbia perché i campi di battaglia sono tanti. Si vuole cancellare anche la memoria". A questo punto viene da pensare a Tivoli dove in un parcheggio qualunque vi è una targa che porta la firma di Peppino Impastato, il quale, non sarà una personalità locale ma decisamente universale per i Tiburtini e per tutta quella gente che ancora crede nella forza del ricordo come educatore delle coscienze. « Mio padre, la mia famiglia, il mio paese! Io voglio fottermene! Io voglio scrivere che la mafia è una montagna di merda! Io voglio urlare che mio padre è un leccaculo! Noi ci dobbiamo ribellare. Prima che sia troppo tardi! Prima di abituarci alle loro facce! Prima di non accorgerci più di niente!» (P. Impastato)