Disability Action Plan. Le città si sfidano: una competizione di cui essere orgogliosi

di Anna Laudati

Negli stati membri della Comunità Europea sono circa 80 milioni le persone che hanno qualche forma di disabilità. Di queste il 70% sono ultrasessantenni, il 16% sono pesone giovani ed in età da lavoro. Al via la sfida tra città per chi trova soluzioni innovative e praticabili che vadano incontro alle esigenze dei diversamente abili. (Andrea Sottero)

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Pari opportunità per le persone disabili (o diversamente abili che dir si voglia) è uno slogan bello, ma spesso poco legato alla realtà. Eppure la Commissione Europea ha posto questo obiettivo tra le priorità della sua strategia politica. Fin dal 2003 ha attivato, infatti, un piano d’azione, diviso in fasi biennali, con il quale raggiungere dei risultati tangibili e concreti. Il Disability Action Plan (DAP) dovrebbe concludersi quest’anno e ha cercato, fin dall’inizio, di coinvolgere direttamente le persone con disabilità a lavorare insieme agli addetti ai lavori per migliorare la situazione. La strategia, cioè, è stata quella di incentivare la cooperazione, perché le persone interessate fossero davvero consapevoli di quello che è un loro diritto fondamentale e ne potessero godere appieno.

Va segnalato, d’altra parte, che il tema interessa una quota più che significativa della popolazione europea: prendendo in considerazione tutti gli stati membri, circa 80 milioni di persone hanno qualche forma di disabilità. Di questi il 70% sono ultrasessantenni, a dimostrazione della stretta correlazione tra invecchiamento della popolazione ed enormi problemi sociali a cui fare fronte, ma un buon 16% è rappresentato da persone ben più giovani, in età da lavoro.

Tra le iniziative legate al DAP promosse nelle ultime settimane, L’Access City Award è una competizione che vuole andare a premiare quelle città con più di 50000 abitanti che hanno predisposto iniziative esemplari per migliorare l’accessibilità nel contesto urbano. Ad esso si unisce un secondo premio, lo European Champion for Accessible Cities Award,  che va a valorizzare l’impegno profuso per lo stesso intento da reti di città e organizzazioni. Un segnale, questo, dell’importanza che la Commissione Europea dà a una collaborazione sinergica tra le varie amministrazioni e organizzazioni attive su questi temi, per trovare soluzioni innovative e praticabili.

Va detto che con accessibilità nelle aree urbane si intende non solo la possibilità di usufruire senza difficoltà dei trasporti e degli edifici pubblici, ma anche di quelle tecnologie e di quei mezzi di informazione e comunicazione che possono garantire benefici sociali ed economici sul lungo termine.

Le città che vogliono proporre la propria candidatura hanno tempo fino al 23 Settembre. Saranno valutate dapprima da una giuria nazionale, che ne selezionerà 3 da mandare alla competizione europea. Nella seconda fase, poi, verranno individuate le 4 finaliste che si contenderanno il premio nella cerimonia del 2-3 Dicembre a Bruxelles.

Senza nulla togliere alle varie iniziative che si propongono di migliorare l’immagine delle nostre città, rispetto alle competizioni con cui vengono eletti i “comuni fioriti” per le migliori composizioni floreali negli arredi pubblici e altri concorsi simili, questa sembra davvero una sfida interessante: un’occasione imperdibile per fare il tifo, per attivarsi in prima persona e per essere orgogliosi dei risultati raggiunti dalla città dove viviamo, quale che sia il colore della giunta che la amministra.