Mafie, non solo Sud: a Milano decolla il progetto “Sos-giustizia”

di Anna Laudati

Le mafie hanno ampliato le loro latitudini. Lo testimonia l’avvio a Milano, in questi giorni, del progetto “Sos-Giustizia”, uno sportello per l’assistenza alle vittime della criminalità organizzata promosso dall’Associazione Libera e finanziato dal Ministero del Lavoro. (Ornella Esposito)

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"Non c’è territorio in Italia in cui le mafie non abbiamo cercato di infiltrarsi”, queste le parole pronunciate, pochi giorni fa, da Don Luigi Ciotti a Modena in occasione di un convegno contro le mafie promosso dagli ordini professionali regionali. La criminalità organizzata non è più solo un fenomeno “meridionale”, i suoi tentacoli si sono estesi fino al nord e ben oltre i confini nazionali come ci ha spiegato Roberto Saviano e, prima di lui, magistrati, politici e studiosi.

Da tempo si sente parlare di un’asse criminale Napoli-Milano (emblematico di un asse sud-nord), spia di allarme di un’ irrimediabile conquista da parte delle mafie di nuovi territori, ma soprattutto dell’insorgere di nuove logiche mafiose. Gli ultimi rapporti della Direzione Investigativa Antimafia ci hanno informato della presenza in Liguria di vari “cartelli criminali” così come in molte città dell’Emilia-Romagna.

Per questi motivi a Milano prende il via il progetto “Sos-Giiustizia”, uno sportello di ascolto e consulenza rivolto a tutti i cittadini lombardi vittime della criminalità organizzata. Lo sportello, per ora in fase sperimentale, è ubicato presso la sede milanese di “Libera” e si avvale del supporto di operatori volontari; la sua nascita è stata sollecitata proprio dalle richieste di assistenza pervenute all’associazione da parte degli imprenditori lombardi, evidentemente vessati dalla criminalità. Altri sportelli sono stati già attivi in alcune città come: Reggio-Calabria, Latina, Modena, Potenza e Palermo.

Le mafie, dunque, hanno cambiato look, oggi vestono in giacca e cravatta, e guadagno terreno in quelle regioni maggiormente rispettose delle regole e del vivere civile, riconosciute tali anche da noi meridionali. L’ascesa delle mafie in giacca e cravatta rappresenta una nemesi storica del sud, che utilizza i circuiti economici settentrionali per ripulire i capitali sporchi, è proprio il caso di dirlo, accumulati soprattutto grazie ai nuovi affari dello smaltimento illegale dei rifiuti tossici (ma non solo).

Una differenza,tuttavia, tra sud e nord ancora c’è. Al sud la mafia è il sistema, al nord essa si inserisce perfettamente nel sistema. Quest’ultimo aspetto ha una forte rilevanza, in quanto rende invisibile la criminalità che ha sviluppato meccanismi di adattamento tali da permeare nel tessuto socio-economico del paese con molti meno morti ammazzati. Ma è fondamentale, a questo punto, domandarsi qual’è il terreno di coltura che nutre le mafie in giacca e cravatta.

Senza scivolare nella retorica, la politica ha precise e gigantesche responsabilità in quanto ha svuotato interamente di contenuto il concetto aristotelico della polis-etica trasformandolo, anzi, nel suo contrario. La giustizia troppo poco “giusta” e talmente lenta da scoraggiare i cittadini a farne ricorso, con il conseguente aumento del un senso di inequità ed impunità collettiva. I cittadini che (nelle urne) rincorrono falsi miti, sforzandosi molto poco di vedere al di là delle promesse di posti di lavoro e di aleatorio benessere.

Noi tutti, ogni qualvolta siamo tolleranti dinanzi ai soprusi, utilizziamo scorciatoie invece di esercitare attivamente i nostri diritti e cediamo allo scoraggiamento del “nulla può cambiare” o del “non tocca a me”. In questo terreno di coltura i giovani crescono con poche speranze, e difficilmente potranno operare i cambiamenti necessari per migliorare il loro futuro.