Carceri psichiatrici: campi di concentramento legalizzati

di Anna Laudati

Scrive Fëdor Michajlovič Dostoevskij: il grado di civilizzazione di una società si misura dalle sue prigioni. Ebbene in Italia in sei ospedali 'speciali' abbiamo pazienti legati ai letti, in celle luride e affollate, con buchi nei pavimenti per la caduta degli escrementi, internati, continuamente sedati, in condizioni igieniche inaccettabili, spesso sottoposti a torture indicibili. Stiamo parlando dei sei Opg italiani. Sei gironi danteschi, tutti dell'inferno, dove ogni diritto, che è doveroso dare e legittimo ricevere, viene legalmente negato. Guarda il video. (Alessandra Campanari)

ospedale-psichiatrico1 1500 persone abbandonate e recluse in sei ospedali psichiatrici giudiziari italiani. 376 di loro potrebbero uscire ma nessuno li vuole e le Asl non hanno fondi.

La storia. Trentatré anni fa, precisamente nel 1978, il Parlamento votò una legge destinata a diventare famosa come “la legge Basaglia” (legge n° 180) e il cui obiettivo era di chiudere i manicomi e mettere fine all’orrore e all’emarginazione dei malati di mente, considerati pericolosi per se stessi e per gli altri. Approvata ufficialmente il 13 maggio, confluì nella legge di riforma sanitaria in cui s’indicava espressamente “la tutela della salute mentale, da attuare privilegiando il momento preventivo e inserendo i servizi psichiatrici nei servizi sanitari generali in modo da eliminare ogni forma di discriminazione e di segregazione nella specificità delle misure terapeutiche, e da favorire il recupero ed il reinserimento sociale dei disturbati psichici”.

Dopo decenni di silenzio e anni di denuncie Franco Basaglia, insieme ad altri psichiatri, alla mobilitazione di giornali, al contributo di famiglie direttamente coinvolte e, a volte, anche grazie alla collaborazione dei cosiddetti, volgarmente, “matti”, erano riusciti a sensibilizzare l’opinione nazionale e ad abrogare i manicomi-lager, prigioni infernali in cui erano rinchiusi uomini colpevoli di non aver scelto di essere malati, in favore di centri specializzati per la cura di pazienti affetti da disturbi psichici; luoghi dove poter ricercare l’origine dei disturbi e impegnarsi politicamente per trasformare la società e per fornire ai pazienti il diritto a un’adeguata qualità della vita.

Oggi sappiamo che le cose sono andate diversamente. Il senatore Ignazio Marino (PD), presidente della Commissione d’inchiesta sul Servizio Sanitario sta conducendo, con una delegazione di parlamentari, un’ispezione nei sei ospedali psichiatrici giudiziari. Oltre i cancelli inizia un viaggio drammatico che sembra catapultarci in un’agghiacciante atmosfera ottocentesca, dichiara il senatore Marino, in luoghi dimenticati da Dio e dal mondo, dove vivono, senza pace, dei morti viventi lasciati a loro stessi e rinchiusi nel peggiore dei gironi infernali, quello dei “dimenticati”. Qui la malattia mentale resta una macchia, una ferita da nascondere alla società tanto più se ha prodotto aggressioni o, peggio, omicidi. Ma dietro i cancelli di ciascuno degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari (OPG) non si trovano solo autori di crimini efferati: c'è chi si è vestito da donna venticinque anni fa, chi nel 1992 ha fatto una rapina da settemila lire in un’edicola fingendo di avere una pistola in tasca, chi ha partecipato ad una rissa trovandosi nel posto sbagliato al momento sbagliato. Molti di loro hanno commesso un reato bagatellare, ovvero di quei crimini che non destano allarme sociale e che sono punibili con pochi mesi di prigione.

Così si finisce in OPG e una volta varcata la porta d’ingresso, non c’è più possibilità di ritorno e come scrisse il grande poeta Dante Alighieri: “Per me si va ne la città dolente, per me si va ne l’etterno dolore, per me si va tra la perduta gente. …Lasciate ogni speranza voi ch’entrate”.

“Gli ospedali psichiatrici giudiziari italiani sono una vergogna e uno scandalo per il nostro Paese e vanno chiamati con il loro nome: manicomi criminali”, afferma Ignazio Marino. In Italia esistono sei OPG in cui vivono, ammassati come animali, 1500 persone tra internati ritenuti socialmente pericolosi per la loro infermità mentale, ma anche persone sottoposte a misure di sicurezza provvisoria, pazienti che hanno finito di scontare la loro pena e sono stati riconosciuti idonei per uscire e poter essere affidati a comunità sul territorio. “Non c’è nulla che faccia pensare ad un luogo di cura” prosegue il senatore”. I malati non vengono assistiti nel giusto modo e con la giusta serietà ed umanità. Le consulenze psichiatriche avvengono mediamente un’ora per mese. Mancano progetti riabilitativi che permettano un recupero mentale e sociale del detenuto, costretto, dal canto suo, a passare le giornate sdraiato al letto, imbottito di psicofarmaci, quando non direttamente legato al letto di contenzione, anche per più giorni successivi.

Lo scenario. Uno scenario apocalittico, questo, dove le misure punitive vincono sulle misure terapeutiche. In un mondo al confine tra dura realtà e spaventoso incubo, i malati rimangono rinchiusi dietro le sbarre senza motivo, a scontare pene di cui non hanno colpa. A differenza delle carceri, negli OPG vige l’indeterminatezza della pena. I ricoverati/carcerati, dichiarati incapaci di intendere e di volere, scontano una pena a seconda del reato commesso e della condanna del giudice che li ha giudicati, per una media di due o dieci anni di reclusione. Ma coloro che hanno finito di scontare la misura di sicurezza, continuano spesso a rimanere dentro perché le Als, che se ne dovrebbero far carico, faticano a trovare istituti di accoglienza come comunità terapeutiche o case famiglie, dove poter restituire a queste persone il loro diritto alla vita. Il risultato, allora, è una proroga (emessa da magistrati) che si estende di mese in mese e che, molto spesso, tende a diventare definitiva.

L’indagine condotta in questi mesi dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sul Servizio Sanitario Nazionale ha sollevato, allora, il velo su una situazione ben nota agli addetti del settore e alle famiglie degli internati, ma mai denunciata tanto da trasformarla in uno scandalo nazionale, almeno fino ad oggi. “Chiediamo che siano fatti uscire dagli OPG coloro che non hanno alcuna ragione per starci”, si legge nei verbali della Commissione. “Chiediamo che s’inizi finalmente a pensare di chiudere i luoghi non adatti ad ospitare i malati per creare invece strutture di assistenza alternative, decorose, che rendano alle persone la loro dignità e al nostro paese l’integrità di una nazione che porta rispetto nei confronti di tutti i suoi cittadini.”.

Scrive Fëdor Michajlovič Dostoevskij: il grado di civilizzazione di una società si misura dalle sue prigioni. Allora l'Italia e gli italiani siamo incivili e senza orecchie e senza cuore. E allora, “Se questo è un uomo”, “La tregua”. (Primo Levi)

Guarda il video: