Toscana. Anche Barbie sulla sedia a rotelle per sensibilizzare

di Anna Laudati

La bambola più famosa del mondo è stata scelta come testimonial dalla Fondazione "I care". Per le vie di Fucecchio, in provincia di Firenze, è stato affisso un pannello con un messaggio per sensibilizzare i passanti su un tema alla stessa assai caro: la disabilità. Lo slogan: "Tutti possiamo diventare disabili. Ma ognuno di noi può aiutare. Disabili, non diversi. Yes I Care". (Veronica Centamore)

barbie_su_sedia_a_rotelle Lei... la bionda bella e impossibile, quella che per ogni donna è modello di identificazione prim'ancora di quello materno addirittura, lei... sempre perfetta e sorridente, lei... dalla bellezza canonica e dal corpo statuario... diventa... disabile. Nel corso dei sui 52 anni (il primo esemplare in commercio risale al 1959) "Barbie" ha subito diverse "umanizzazioni". Per molti anni l'hanno voluta fidanzata con Ken. Il loro amore sarebbe nato nel 1961. Nel 2004, dopo 43 anni di fidanzamento, li avrebbero fatti separare. E' stata single per un periodo, nonostante un breve flirt con il surfista Blaine. Ma nel 2006, li avrebbero rivoluti insieme. Nel corso degli anni il termine "Barbie" ha spesso assunto il significato dispregiativo di ragazza dal bell'aspetto ma priva di spessore e sostanzialmente stupida.

Una delle critiche più frequenti mosse contro la bambola è quella di promuovere un'immagine della donna anatomicamente poco realistica, con il rischio conseguente che le bambine aspirino a quel tipo di corpo, ambizione che potrebbe facilmente portarle all'anoressia. Per tale motivo dal 1997, il corpo della Barbie è stato modellato affinché avesse un bacino più ampio o addirittura prodotta "a misura" di donna reale (ovvero non solo con i fianchi larghi ma anche con la cellulite) e inoltre, come se non bastasse.. nel 2003 l'Arabia Saudita avrebbe messo fuori legge la vendita delle bambole barbie, trovandole non conformi con i principi dell'Islam. Il "Comitato per la Propagazione della Virtù e la Prevenzione dal vizio" ha affermato che "le bambole ebree Barbie, con i loro abiti succinti e le loro pose peccaminose, sono il simbolo della decadenza del perverso occidente" ma adesso "si è davvero esagerato" (almeno questo è quello che pensano in molti).

La bambola più famosa del mondo è stata scelta come testimonial dalla Fondazione "I care". Per le vie di Fucecchio, in provincia di Firenze, è stato affisso un pannello con un messaggio per sensibilizzare i passanti su un tema alla stessa assai caro: la disabilità. Tutto ciò a dimostrazione del fatto che: "La disabilità può colpire chiunque, dobbiamo guardare le persone oltre le apparenze" (spiega il Presidente Lorenzo Calucci). Accanto alle immagini la scritta: "Tutti possiamo diventare disabili, ma ognuno di noi può aiutare". I pannelli, sono quattro, legati tra loro in cerchio e lasciati per strada. Su ognuno è raffigurata una barbie: nel primo si fa pettinare i capelli, nel secondo indossa le vesti di ballerina, nel terzo quelle di tennista; in tutti e tre i casi è accompagnata dalla scritta "Un giorno della mia vita. Yes I Care". Nel quarto cartellone Barbie diventa disabile e viene ritratta seduta su una sedia a rotelle.

Qui lo slogan cambia: "Tutti i giorni della mia vita". La notizia della singolare campagna di comunicazione, ha fatto da subito il giro dei mezzi di diffusione facendo discutere non poco. "Con questa campagna choc -il presidente della Fondazione dice- vogliamo dimostrare che la disabilità può colpire ognuno di noi e, inoltre, far capire alla gente che si deve guardare al di là delle apparenze, al di là dell'estetica, ed è opportuno giudicare una persona nella sua interezza". In fondo al manifesto che ritrare la Barbie sulla sedia a rotelle c'è scritto: "Disabili, non diversi". "La parola diversamente abile -ha sottolineto Calucci- è un'ipocrisia che non ci piace, i disabili sono disabili punto e basta... Abbiamo scelto la Barbie come soggetto perché è ritenuta l'icona della bellezza, una figura quasi inviolabile che attira maggiormente l'attenzione, soprattutto se messa su una sedia a rotelle".

"La Fondazione "I CARE" svolge la propria attività nel settore della tutela dei diritti civili. Scopo: valorizzazione della cultura della libertà e dell'uguaglianza, dell'equità e della giustizia, del lavoro, della solidarietà sociale e della pace. A tal fine, promuove ed organizza attività dirette ad arrecare benefici a persone svantaggiate in ragione di condizioni fisiche, psichiche, economiche, sociali o familiari, rifiutando ogni discriminazione. La Fondazione lavora per un nuovo umanesimo che abbia come fondamenta la crescita della libertà individuale e lo sviluppo delle capacità intellettive, partendo dal convincimento che ciò sarà possibile se nello stesso tempo avremo il pieno godimento dei diritti inviolabili dell'uomo e il radicamento di beni collettivi" (www.fondazioneicare.it) Insomma... anche i miti piangono.