Concluso a Genova l’Anno Europeo del Volontariato. Primi bilanci del tour

di Ornella Esposito

Si è concluso ufficialmente con un convegno nel capoluogo ligure l’intenso Anno Europeo del Volontariato, lanciato lo scorso Febbraio a Budapest ed ospitato in molte altre città europee. Intervista a Francesca Danese, presidente del CESV, Centro Servizi per il volontariato del Lazio, e Vice Presidente Vicaria del Coordinamento Nazionale (CSVnet). (Ornella Esposito)

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Ha viaggiato tanto l’Anno Europeo del Volontariato promosso nel 2011 dall’UE, e per farlo si è servito non solo delle gambe e delle braccia dei giovani, ma anche e soprattutto del loro entusiasmo e della voglia di impegno civile e sociale in un mondo, il nostro, dove le parole d’ordine sembrano essere soltanto profitto e individualismo. Inaugurato a Budapest lo scorso Febbraio, l’Anno Europeo del Volontariato ha toccato alcune città degli Stati Membri dove, grazie ad un Organismo Nazionale di Coordinamento, sono state organizzate conferenze tematiche, incontri con i referenti istituzionali e delle società civile, dibattiti e momenti di convivialità, il tutto raccontato da ben 27 reporter volontari che si sono passati il testimone lungo l’arco del tour.

 

In Italia, l’Anno Europeo è stato aperto a Venezia e si chiuso ufficialmente domenica scorsa a Genova, con un convegno dal titolo “Quale Welfare? Il contributo originale del volontariato italiano”, promosso dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali in collaborazione con l’Osservatorio Nazionale per il Volontariato, il Comune di Genova, CSVnet, Celivo e CSV della provincia di Genova. Alla sua conclusione, che segna l’inizio di un nuovo Anno Europeo, quello dedicato all’invecchiamento e alla solidarietà inter-generazionale, abbiamo provato a fare un primo bilancio con Francesca Danese, vice presidente vicaria del Coordinamento Nazionale dei Centri i Servizi per il Volontariato.

A conclusione dell’Anno Europeo del Volontariato, ci aiuta a fare un primo bilancio delle iniziative promosse nel nostro paese?
Sono state numerose le iniziative promosse dai Centri di Sevizio per il Volontariato dal Nord al Sud Italia. Il fulcro è stata la promozione della cittadinanza attiva, così come promossa all’interno del “Manifesto del volontariato per l’Europa”.

Nei vari incontri europei si è teso a far conoscere la capacità del volontariato italiano di fare sussidiarietà orizzontale, un approccio difficilmente comprensibile da altre realtà europee. Basti pensare che l’Italia è l’unico Paese al mondo ad aver prodotto una Legge quadro - la n.266 del 1991 - che riconosce il valore fondamentale del volontariato per il benessere e la crescita del Paese. I dati citati nel rapporto Eurispes sull’Italia ci dicono che i cittadini si fidano più del volontariato che della politica, in tutte le sue espressioni. Dato confermato anche da “Il futuro del volontariato: il caso del Lazio”, la ricerca Censis prodotta da Cesv e Spes, i Centri di servizio per il volontariato del Lazio. Addirittura al volontariato viene chiesto di rendere trasparenti le amministrazioni e di “umanizzare” la sanità.

È stato molto importante il fatto che, in questo difficile momento di crisi economica e di decadenza di pensiero, nei vari incontri è stato posto il tema nuovo del ruolo culturale del volontariato.

Nel nostro paese, quanto è valorizzato il volontariato rispetto agli altri paesi europei?
Per rispondere a questa domanda faccio un esempio. Nonostante la Legge quadro n. 266/91, quando viene prodotto un bando quasi mai le amministrazioni prevedono, fra i requisiti richiesti, l’assegnazione di un maggior punteggio al candidato per l’iscrizione al Registro regionale del volontariato di appartenenza. Questo dà la cifra di che tipo di valorizzazione si tratti.
Inoltre, nell’immaginario, si è molto legati ad una rappresentazione filantropica del volontariato, legata alla carità, con una difficoltà a far uscire, al contrario, la sua “scientificità”: il volontariato italiano è stato capace, grazie anche all’attivazione delle famiglie, di produrre leggi – pensiamo alla legge 135/90 sull’aids o al Decreto legislativo n. 230 del 1999 sul passaggio della medicina penitenziaria al Sistema sanitario nazionale, o ancora alla legge sulla donazione degli organi - nonché a linee guida dalla sanità al sociale fino all’ambiente.
Senza contare il ruolo dei media: è difficile fare informazione corretta, far sì che di volontariato si parli, e se ne parli in modo esaustivo, se del tema la stampa e i media si occupano in modo frammentario e occasionale, malgrado in Italia i volontari siano più di un milione secondo il Rapporto Italia Eurispes 2011.

In un momento di crisi economica così devastante, in cui la spesa sociale è stata drasticamente ridotta, è reale il rischio che il volontariato ritorni, come nei decenni passati, a sostituirsi agli interventi statali? Nell’eventualità, come si potrebbe evitare questo rischio?
Non credo che il volontariato voglia entrare in “concorrenza” con i cugini di sempre, le cooperative sociali, che in questo momento soffrono per la “precarizzazione” delle persone che vi lavorano. Bisogna non cadere nelle trappole delle amministrazioni pubbliche, che risparmierebbero volentieri soldi, dando in gestione servizi a basso costo. Diventa quindi indispensabile creare un’alleanza che rilanci il ruolo culturale del volontariato, capace anche di proporre un nuovo modello di economia sociale. Sta crescendo sempre più un volontariato di welfare, perlopiù piccole associazioni di persone che si coalizzano per dare una risposta di breve periodo a servizi che c’erano e sono stati eliminati, ma che sono le stesse che si organizzano per portare avanti battaglie comuni perché lo Stato torni a svolgere un ruolo che gli è affidato anche dalla Costituzione italiana.

Si è concluso l’Anno Europeo, e ci si prepara alla VI Conferenza Nazionale del Volontariato. Quali sono i percorsi futuri del volontariato italiano ed europeo?
Grazie anche alla rete territoriale dei Centri di servizio per il volontariato, occorre cominciare sin da ora, territorio per territorio, a preparare un documento per la costruzione di un patto nuovo per la democrazia e la partecipazione reale in questo Paese.

Per ulteriori informazioni sull’Anno Europeo del Volontariato consultare www.destinazioneeuropa.it.