Gioco d’azzardo, la dipendenza è ora una malattia ma il Governo su tutto il resto “fa cilecca”

di Ornella Esposito

Il decreto legge Balduzzi aggiorna l’elenco delle patologie inserendo la ludopatia tra quelle emergenti. Ma i promotori della campagna “Mettiamoci in gioco”, contro i rischi del gioco d’azzardo, si dicono delusi dai provvedimenti contenuti nel decreto. (Ornella Esposito)

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Da oggi, finalmente anche in Italia, la dipendenza dal gioco d’azzardo è una malattia. Lo dice il Ministro della Salute Renato Balduzzi che, nel decreto approvato in settimana in Consiglio dei Ministri, ha aggiornato l’elenco dei livelli essenziali di assistenza (LEA) includendovi la ludopatia, oltre alle malattie croniche e quelle rare.

 

“Il riconoscimento della dipendenza dal gioco d’azzardo quale malattia – afferma Matteo Iori, Presidente del Coordinamento Nazionale Gruppi per Giocatori d'Azzardo – è un grande passo in avanti in quanto consente ai cittadini italiani di poter accedere a cure pubbliche”.

“Finora – prosegue – se una persona con un problema di dipendenza patologica dal gioco d’azzardo si rivolgeva ad una struttura sanitaria pubblica, non aveva speranza di essere curato”.

Ma sei i promotori della campagna “Mettiamoci in gioco”, lanciata lo scorso Giugno contro i rischi del gioco d’azzardo, plaudono per il riconoscimento della nuova malattia, su tutte le altre proposte avanzate al Ministro Balduzzi, si dicono delusi.

“Il Governo – si legge nel comunicato stampa del CNCA, uno degli enti promotori della campagna – ha fatto cilecca”.

Anzitutto, il riconoscimento del gioco d’azzardo quale malattia non è seguito dall’indicazione della copertura finanziaria. Chi pagherà i servizi socio-sanitari per la cura dei circa 800mila malati?

Ma non solo. La campagna contro i rischi del gioco d’azzardo era stata molto critica riguardo alla pubblicità, sottolineandone l’aspetto ingannevole.

“I limiti alla pubblicità sono poco incisivi – si legge nel comunicato – perché calibrati esclusivamente sui minorenni, quando è noto che il gioco d’azzardo è diffuso tra tutte le età. Inoltre, rimane il problema di un controllo più stringente sui messaggi pubblicitari lanciati dai concessionari, che finiscono spesso per illudere con l’idea di una vincita “a portata di mano”.

A ciò si aggiunge che “non viene posto alcun limite all’introduzione di nuovi giochi, la cui continua proliferazione costituisce una strategia fondamentale per conquistare nuovi giocatori o conservare quelli già attivi”.

In ultimo rimane il limite di distanza per i nuovi giochi da scuole, ospedali e chiese. Dai 500 metri proposti al Ministro si è giunti ai 200 metri. “Una misura meno che simbolica”, sostengono gli enti promotori che chiedono ai parlamentari e alle forze politiche di “migliorare il testo del decreto, privilegiando la tutela della salute dei cittadini alla pressione delle lobby”.

Per ulteriori informazioni: www.cnca.it oppure www.conagga.it.