Volontariato: solidarietà a Km zero, verso la VI Conferenza Nazionale. Intervista a Francesca Danese

di Ornella Esposito

Mancano pochi giorni alla VI Conferenza Nazionale del Volontariato che si svolgerà a L’Aquila. Un vero e proprio tour de force ha percorso lo Stivale per raccogliere analisi, riflessioni e proposte. Francesca Danese: “Il volontariato non chiede per sé”. (Ornella Esposito)

francesca_danese L’Aquila è pronta e con lei tutte le organizzazioni di volontariato grandi e piccole che, in questi ultimi mesi, hanno partecipato da nord a sud ai lavori preparatori della VI Conferenza Nazionale che si terrà dal 5 al 7 ottobre.

La Conferenza è organizzata dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali - Direzione Generale per il Terzo Settore e le Formazioni sociali - in collaborazione con l'Osservatorio Nazionale per il Volontariato e in partenariato con la Provincia de L'Aquila e il Coordinamento Nazionale dei Centri di Servizio per il Volontariato - CSVnet.

Proprio la città-simbolo della solidarietà è stata la prima tappa del tour del volontariato, partito il 18 maggio scorso e conclusosi due giorni fa, che ha raccolto idee, proposte e spunti di riflessione per dare, ancora una volta, un contributo al Paese in un momento di forte crisi sociale, politica ed economica.

"La crisi economica - ha detto il Sottosegretario del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Maria Cecilia Guerra - sta aprendo nuovi scenari di emergenza ed esclusione sui quali il mondo della cittadinanza attiva si trova a dover dare risposte”.

Ed ecco che 3700 organizzazioni no profit hanno realizzato oltre 100 incontri coinvolgendo circa 5000 persone per ripensare al ruolo del volontariato e capire come “abitare la crisi”.

ServizioCivileMagazine ha intervistato Francesca Danese, vice presidente CSVnet, e membro del gruppo di lavoro “VI Conferenza Volontariato".

La VI Conferenza Nazionale del Volontariato cade in un momento di grande crisi economica, politica e sociale. Dove e come si inserisce il volontariato in questa crisi?
Dagli incontri promossi sul territorio sono venuti spunti interessanti molto interessanti per l’elaborazione di nuovi modelli di economia sociale. Dal tunnel bisogna uscire proponendo modelli di sviluppo differenti da quelli esistenti.
Il volontariato rivendica con forza il suo ruolo politico, e si vuole riappropriare del suo ruolo di cittadinanza attiva. Per esempio se in una regione viene varato il piano sanitario senza concordarlo con il territorio, questa è una cosa grave.
Ma il volontariato non chiede per sé, chiede per il benessere collettivo e non vuole parlare solo al governo tecnico ma a tutti gli attori sociali.

In un momento in cui il welfare si contrae così drasticamente, c’è il rischio che il volontariato vada a sostituire lo Stato? Come si può evitare questo rischio?
Il volontariato avverte molto questo rischio. Per tale motivo vuole confrontarsi non solo con le altre organizzazioni no profit, ma anche e soprattutto con le istituzioni: la conferenza Stato-Regioni, i sindacati, il mondo dell’economia. Il nostro ruolo non vuole essere sostitutivo degli interventi statali.
Vogliamo sviluppare partecipazione e democrazia sui territori, ma mancano gli spazi. Ci sono strutture in disuso che andrebbero riprese e occupate, ridate alla città. Come è necessaria la stabilizzazione del 5 per mille che ogni anno non si mai quando arriverà.

Il 2012 è l’Anno Europeo dell’invecchiamento attivo. In Italia siamo a crescita zero. Cosa può fare il volontariato per favorire un nuovo modello relazionale tra le generazioni?
In alcune regioni il tema è stato affrontato. Si è parlato di sostenere l’apprendimento formativo dei giovani, e del fatto che la scuola non riconosce il volontariato come esperienza formativa. Ci si è anche domandati, parlando di scambio intergenerazionale, di quale sarà il futuro del servizio civile.

Per ulteriori informazioni consultare il sito www.csvnet.it.