Le “vele” di Scampia sbarcano al Festival Internazionale del film di Roma nel documentario “L’uomo con il megafono”. Intervista al regista

di Ornella Esposito

Scampia arriva a Roma nel film documentario “ L’uomo con il megafono” di Michelangelo Severgnini. La pellicola, fuori concorso, sarà proiettata il 17 Novembre insieme ad altre opere sullo stesso argomento. (Ornella Esposito)

michelangelo_severgnini Piove a dirotto e fa freddo a Scampia. Un uomo grida alla gente del quartiere di opporsi al taglio dell’energia elettrica alle quattro “vele”superstiti, dove molte famiglie ancora vi abitano. È scontro con le forze dell’ordine, la gente urla e si dimena.

 

Così si apre “L’uomo con il megafono” il film documentario, fuori concorso al Festival Internazionale del film di Roma, di Michelangelo Severgnini prodotto da Figli del Bronx (i produttori del pluripremiato “La-bas” di Guido Lombardi)  in coproduzione con Minerva Pictures e in collaborazione con Mad Entertainement.

Siamo in piena campagna elettorale arancione e Vittorio Passeggio, l’uomo con il megafono, riapre lo storico comitato degli inquilini che per circa 30 anni ha lottato contro il degrado e l’abbandono istituzionale del quartiere. Gli abitanti ricevono la visita del candidato a Sindaco, e di altri politici cui rappresentano le loro istanze.

Il documentario, per quelle strane coincidenze della vita, esce proprio nel momento in cui si sono riaccesi i riflettori (salvo per spegnersi subito dopo) su Scampia con la recente morte di un giovane innocente che fa parlare di nuova faida.

ServizioCivileMagazine ha intervistato il regista Michelangelo Severgnini, anche autore delle belle musiche sui testi di Peppe Lanzetta.

uomo_con_il_megafono“L’uomo con il megafono” è la storia di una persona, e di un intero quartiere abbandonato. Ce ne parla più nel dettaglio?

“L’uomo con il megafono”è la storia di Vittorio Passeggio, che ho conosciuto nel 2005 quando sono venuto a Napoli a girare un documentario  per LA7 su Scampia subito dopo la faida.
E’ la storia di un uomo che ha lottato 40 anni contro il degrado di Scampia, e che torna ad aprire il comitato ( chiuso da alcuni anni) “le vele” per sostenere le lotte di quanti ancora non hanno ottenuto l’assegnazione degli alloggi.
Vittorio Passeggio è una sorta di Don Chisiotte moderno, un personaggio romantico che combatte una battaglia più grande di lui, e di cui forse non vedrà la fine.
Lui è un personaggio di una bellezza che ricalca l’universale di eroe, se vuoi, perdente ma eroi sono anche queste piccole persone.

Scampia è stata trattata spesso dai media con un approccio “mordi e fuggi”. Nel documentario le telecamere non si avvertono, la troupe sembra far parte del quartiere. Un modo diverso di occuparsi di Scampia?
Si, noi abbiamo trascorso cinque mesi a Scampia, e abbiamo cercato di raccontare quel quartiere nella maniera più naturale possibile. Non abbiamo voluto usare i tempi narrativi della televisione, molto rapidi, perché non sono i tempi per raccontare gli uomini. Se vogliamo raccontare le statistiche, basta poco. Noi abbiamo scelto di andare sul posto, e trascorrere del tempo con la gente prima di usare la videocamera. Abbiamo usato tempi narrativi rispettosi della gente, delle loro storie.

Secondo lei, esaltando fortemente le lotte e le proteste di Scampia, non si corre anche un po’ il rischio di rinforzare un certo tipo di cultura che vede i cittadini portatori solo di diritti e non anche di doveri?
Io concordo con ciò che dice Vittorio, cioè che le persone che vivono altrove hanno avuto la possibilità di avere degli strumenti per poter fare delle scelte. Se invece vivi in un posto dove non hai un ventaglio di alternative, ti trovi a scegliere ciò che hai.

Nell’ultima scena Vittorio Passeggio dice: “Io non vedrò l’abbattimento delle vele. Con questo documentario lascio le consegne”. Una bella responsabilità.
Io credo che Vittorio non abbia passato il testimone a me, piuttosto ha voluto creare uno strumento per lasciare a chi verrà dopo una testimonianza di ciò che è stato fatto per il quartiere, di come è stato fatto.

Infine, cosa si aspetta dalla vetrina del Festival internazionale di Roma?
Intanto Il 17 sarà una giornata interamente dedicata a Scampia anche con altre proiezioni. Il Comune di Napoli ha anche organizzato dei pulman per far partecipare le persone.
Sarà innanzitutto una festa, poi le speranze che nutro per il documentario sono quelle di far si la testimonianza del comitato “le vele” possa essere conosciuta da quante più persone possibile. Questo è il mio piacere più grande.

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