Donne vittime di violenza raccontate dalla penna di Floriana Coppola nel "Vico ultimo della sorgente"

di Ornella Esposito

L’ultimo toccante libro di Floriana Coppola che affronta il delicato tema della violenza alle donne. ServizioCivileMagazine, in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, ha intervistato l’autrice. (Ornella Esposito)

vico_ultimo_immagine “Vico ultimo della sorgente” di Floriana Coppla, edito da Homo Scrivens, è la storia di una giovane donna, Anna, che corre. Corre tra i vicoli tortuosi dei suoi pensieri e delle sue ansie. Corre incontro alla sorte di donna “destinata” alla violenza, e corre verso la salvezza quando trova il coraggio di reagire. Corre senza sosta, cade e si rialza, sullo sfondo di una Napoli pervasiva, «una città che – dice l’autrice –  si detesta ma non si riesce a lasciare proprio come gli uomini violenti».

“Ho imparato a vivere giorno per giorno, sperando solo ogni sera di arrivare viva nel mio letto”, dice Anna  la cui storia non arriva alla ribalta delle cronache, perché il suo aguzzino non l’ammazza, ma è la storia di moltissime altre donne che nel silenzio vivono la “normalità” della violenza.

Il libro nasce da un’esperienza di volontariato che Floriana Coppola,insegnate di materie letterarie ed analista transazionale, già autrice di altre pubblicazioni, ha svolto presso una casa di accoglienza per donne maltrattate di Napoli.

Il suo libro si apre con una scena forte: Anna, incinta, in un letto di ospedale perché accoltellata dal marito. Chi è Anna?
«Anna rappresenta, in una città difficilissima, una persona con delle fragilità enormi che deve sostenere la risalita da una ferita. Attraverso Anna c’è la lettura di come sia difficile ricostruire un progetto di vita lavorativo e sentimentale cercando di superare il passato, e crescere a partire da un maltrattamento molto forte che non è arrivato ad una soluzione finale, perché Anna non muore. Contemporaneamente Anna deve riuscire a risolvere, all’interno della sua storia familiare, la ferita di aver iniziato la sua storia di donna con un  rapporto malato».

Cosa fa scattare nel suo personaggio, ad un certo punto, la molla che le fa trovare il coraggio di dire basta alle violenze?
«C’è una scena significativa in cui i figli di Anna riportano nei giochi le violenze che lei subisce dal marito. Anna si accorge che i comportamenti violenti di cui i suoi figli facevano esperienza quotidiana, si erano quasi inscritti nel loro DNA. Si spaventa di questo, ed è così che trova il coraggio di costruire la sua prima fuga».

La storia di Anna, è la storia di una donna giovanissima che in un qualche modo riesce a trovare una via d’uscita. Molte donne, invece, non ce la fanno. Secondo anche la sua esperienza, perché?
«Il rapporto di dipendenza psicologico che si instaura con un partner nella cornice di una relazione di amore malato, è una simbiosi così profonda che non tutte le donne riescono a trovare la forza di spezzare. Nel romanzo c’è una figura molto importante per Anna, la nonna, l’unica con cui lei abbia avuto una relazione affettiva sana. Nella sua vita c’è stato il seme di un’ esperienza positiva, ed è grazie a quel seme che riesce a trovare la forza di ribellarsi. Chi invece non ha mai sperimentato, almeno una volta, una relazione positiva, non è in grado di trovare una via di fuga, e rimane invischiato dentro la rete della violenza perché quella è l’unica realtà che conosce».

Anna riesce a ribellarsi alle violenze anche perché trova un posto in cui andare. Quanto è importante per le donne vittime di violenza, sapere che c’è un posto dove andare?
«È fondamentale. Nella mia esperienza di volontaria presso una casa di accoglienza per donne maltrattate, ho potuto constatare quanto l’esistenza di una rete di servizi (comunali, sanitari, per l’impiego, delle forze dell’ordine) sia determinante per la “salvezza” di una donna vittima di violenza. L’esistenza di una rete efficace, rende concreta la possibilità di uscire dalla ragnatela della violenza».

Per ulteriori info sul libro e l’autrice: www.homoscrivens.it.

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