World forum for child welfare 2012. Intervista a Maria Falcone

di Ornella Esposito

Presente al World Forum Maria Falcone, sorella di Giovanni, presidente dell’omonima Fondazione ed autrice di un recente libro su suo fratello. (Ornella Esposito)

 

falcone Giovanni Falcone, l’uomo che ha cambiato le vite dei giovani e meno giovani del nostro Paese, ma prima di tutto una: quella di sua sorella. Questo è ciò che ieri Maria Falcone è venuta a testimoniare all’iniziativa “Person who changed my life", organizzata nell’ambito del World Forum for child Welfare 2012 in corso a Napoli.

La professoressa è presidente della Fondazione Giovanni e Francesca Falcone nata con lo scopo di diffondere la cultura della legalità nella società e nei giovani, e promuovere il perfezionamento della professionalità degli apparati investigativi e giudiziari impegnati nell'azione di prevenzione e di contrasto della criminalità organizzata.

Dal 1996 la Fondazione ha ottenuto dall'ONU il riconoscimento dello status consultivo in qualità di Organizzazione non Governativa presso l'ECOSOC (Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite).

Maria Falcone è anche autrice del libro “Giovanni Falcone, un eroe solo” edito quest'anno da Rizzoli.

ServizioCivileMagazine ha intervistato la professoressa Falcone.

Giovanni Falcone è stato un mentore per molti giovani e meno giovani. Quali sono gli insegnamenti che ha trasmesso?
«Ha trasmesso quelli che erano i valori fondamentali in cui credeva, e che lo hanno portato a diventare il Giovanni Falcone che tutti noi conosciamo. Il grande amore per lo Stato, per la Costituzione e la sua ferma convinzione che la democrazia è libertà.

Suo fratello diceva che ad occuparsi di mafia, dovevano essere giudici siciliani perché erano in grado di comprendere meglio l’aspetto culturale del fenomeno mafioso. Qual è, secondo lei, la rivoluzione culturale necessaria per sconfiggere le mafie?
«Far rendere conto alle persone che la mafia opprime la nostra democrazia, e lo fa soprattutto dal punto di vista economico perché toglie la libertà allo Stato, e mortifica la possibilità di sviluppo dei nostri territori che, senza la mafia, potrebbero diventare un volano per la nostra economia».

Di recente lei ha pubblicato il libro «Giovanni Falcone, un eroe solo». Perché solo, lasciato solo da chi?
«E’ stato lasciato solo perché in quegli anni era diventato il simbolo della lotta alla mafia, in quel periodo parlare di mafia faceva paura, se vogliamo darne un’interpretazione buona. Poi c’erano tutti quegli interessi collaterali alla mafia che tramavano per isolare quanti si occupavano di combattere il fenomeno mafioso».

In cosa devono sperare i nostri giovani? Si riuscirà a sconfiggere la mafia?
«Io ci credo. La mafia verrà sconfitta, e la riusciranno a vincere soprattutto i giovani invertendo le abitudini più deleterie della sociètà che sono quelle dell’indifferenza»