La cittadinanza non è un pezzo di carta, noi ci sentiamo Italiani

di Claudia De Crescenzo

Abbiamo intervistato Fatima Khachi e  Jérèmie Goutto, i 2 Youth Speakers al World Forum for Child Welfare 2012. (Claudia De Crescenzo)

fatima_jeremie Fatima e Jérèmie sono stati invitati al World Forum for Child Welfare 2012 per intervenire al dibattito conclusivo “Voci dei giovani migranti: la migrazione come sfida e opportunità unica”.

Fatima, marocchina, vive a Milano dall’età di 9 anni. Laureata all’Università Cattolica del Sacro Cuore, è blogger per Yalla Italia e membo di ADYNE.

Jérèmie è nato in Costa d'Avorio e cresciuto a Verona, dove risiede da 14 anni. Responsabile dell'ufficio immigrazione della Uil a Verona, è membro di ASAV, associazione degli studenti africani dell'università di verona, e di ADYNE.

Cosa è ADYNE e quali sono gli obiettivi che si prefigge?
Fatima: L’African Diaspora Youth Network in Europe (ADYNE) è una piattaforma di organizzazioni di giovani africani e con background africano che vivono in Europa. Essa cerca di servire gli interessi dei giovani di tutta l’Europa, promuovendo la loro partecipazione attiva in un dialogo costruttivo tra le società africane ed europee. Deriva dalla necessità di questi giovani di creare una rete per connettersi tra di loro ed esprimere i propri bisogni, interessi e aspirazioni. Crediamo che, come africani della diaspora, possiamo essere protagonisti ed essere il ponte tra le società africane ed europee

Jérèmie: ADYNE è l'acronimo di “The African Diaspora Youth Network in Europe”.ed è un organizzazione internazionale con sede a Bruxelles che ha come obiettivi la creazione di un network di giovani africani della diaspora nei vari paesi del consiglio d'Europa. Per la creazione di tavoli di discussioni tra l'Africa e L'Europa

Ti senti italiano? Vorresti esserlo? cosa pensi dell'attuale legge italiana sulla cittadinanza?
F: Mi sento anche italiana.  Non rinnego le mie radici marocchine e la mia cultura di appartenenza, quindi il mio paese di origine. Tuttavia mi sento anche italiana, perché sono cresciuta e mi sono formata in questo Paese, che sento mi appartiene, non tanto sulla carta quanto sul quotidiano, nel cuore. L’attuale legge sulla cittadinanza è una violenza contro i diritti umani. È assolutamente inconcepibile negare ai bambini e ai giovani nati o cresciuti in Italia l’appartenenza al Paese a cui sentono di appartenere e impedire loro di esercitare la propria cittadinanza attiva nella società italiana. Sembra che la legge li voglia punire per una scelta che non hanno commesso in prima persona. Infatti molti sono nati o cresciuti in Italia perché i genitori hanno deciso di stabilirsi nel Belpaese. Anche volendo avere una prospettiva utilitaristica, è l’Italia che ci perde, non approfittando del grande potenziale di questi bambini, in cui ha investito per anni nel settore scolastico, negando poi loro la cittadinanza. Questi ostacoli burocratici portano i giovani ad emigrare, contribuendo ancor di più alla fuga dei cervelli italiani e lasciando il Paese allo sfascio.

J: Non mi sento, sono italiano! Non sono in attesa di un pezzo di carta per definire ciò che già sono. La legge sulla cittadinanza va sicuramente rivista in alcuni punti, in quanto scritta in un periodo storico diverso da quello attuale. Il nostro paese, dopo una prima immigrazione, oggi si ritrova a dover dare una risposta concreta ai figli degli immigrati che sono nati qui o sono arrivati in età precoce.

Cosa ne pensi della questione sollevata dal Tribunale di Milano rispetto al diritto dei giovani residenti in Italia a svolgere il Servizio Civile Nazionale pur non essendo cittadini?
F: Penso che la cittadinanza non sia data solo da un pezzo di carta che affermi l’appartenenza legale ad uno stato territoriale, quanto invece dalla partecipazione attiva alla vita sociale di quel paese. Questo avviene in vari modi, anche e soprattutto tramite il volontariato. Negare ad un giovane la possibilità di esprimere la propria cittadinanza attiva in modo pratico aumenta ancor di più la discriminazione e l’allontanamento da un sentimento di appartenenza al Paese di residenza, con tutti i risvolti negativi possibili.

J: Il problema sollevato dal Tribunale di Milano è legittimo, ma sostanzialmente è come un cane che si morde la coda e mi spiego: il non riconoscimento dello status di cittadino ai giovani sopra citati (requisito primo per poter presentare domanda ed entrare quanto meno in graduatoria) significa escludere dalla partecipazione attiva nel proprio territorio ragazzi italiani a tutti gli effetti, negando loro la possibilità di rendersi socialmente utili e rilegandoli nella categoria di cittadini di secondo grado.

Chi è, o è stato, il tuo mentore?
F: Il mio mentore è il mio coordinatore della redazione di Yalla Italia, Martino Pillitteri. A questa persona devo molto, in quanto mi ha dato la possibilità di scoprire nuove realtà e mi ha incoraggiato a esprimere la mia identità e il mio potenziale al massimo livello. Grazie all’esperienza di Yalla Italia ho acquisito maggior consapevolezza della mia doppia identità e delle mie risorse, ho scoperto diverse realtà, che ogni giorno mi stimolano sempre di più.

J: Nella Vita ho avuto tanti mentori nel senso che se guardiamo bene ogni persona che incontriamo nella nostra vita ci insegna qualcosa per vivere meglio. Sta a noi poi sviluppare la capacità di assorbimento di tutto ciò che ci viene donato dagli altri, per trasformarlo in buono quando riteniamo che non rispecchi il nostro senso del vivere comune o applicarlo completamente quando invece va in quel senso. Dopodiché direi che la mia famiglia ha giocato un ruolo non ininfluente sulla mia vita, per cui potrei dire che loro sono il mio primo mentore.

Cosa pensi che l'Italia possa fare per te e cosa pensi che tu possa fare per l'Italia?
F: Penso che l’Italia mi abbia dato tanto e negato tanto. Mi ha accolto come una madre e mi ha cresciuto affettuosamente, ma mi ha anche “punito” per scelte che non ho preso in prima persona (vedi questione cittadinanza). Io sono disposta a dare l’anima per l’Italia, e questo lo dimostra il mio sogno di volermi arruolare nelle forze dell’ordine. Negata questa possibilità, ho intrapreso la strada dell’associazionismo. Io voglio poter contribuire a creare un’Italia migliore, libera da pregiudizi e stereotipi, partecipare allo sviluppo economico, sociale, politico e culturale del mio Paese. Sono convinta che l’Italia sia migliore di quello che vogliono farla sembrare e sono disposta a lottare ogni giorno per esprimere questa realtà positiva.

J: Penso che l'Italia per me abbia già fatto tanto permettendomi di studiare e finanziando la mia istruzione. Vorrei solo avere la possibilità di dirle “grazie di tutto”, anche attraverso il Servizio Civile!