Al World Forum 2012, la voce ai migranti. Intervista ad Abdessamad El Jaouzi, presidente di “Cantiere Giovani italo-marocchini”

di Ornella Esposito

La migrazione, uno dei temi fondamentali del summit internazionale sull’infanzia e la famiglia appena conclusosi a Napoli. Un’opportunità ed una sfida per il Paese. (Ornella Esposito)

cantieri_marocchini Società sempre più miste, spazi fisici e mentali sempre più abitati da culture diverse tra loro. Generazioni di giovani migranti che crescono e nascono nel nostro Paese, e che si propongono come una risorsa ed un’opportunità.

Questo è stato uno dei temi caldi dell’appena trascorso World Forum for Child Welfare a Napoli, ed uno degli argomenti di cui ha parlato Abdessamad El Jaouzi, membro del comitato giovani del World Forum 2012, di origine marocchina (ma vive in Italia da anni dove si è laureato in Scienze Matematiche) e Presidente dell'Associazione nazionale di volontariato Cantieri di Giovani Italo – Marocchini (CGIM).

 

Di cosa si occupa CGIM?
«L'associazione nazionale di volontariato Cantieri di Giovani Italo – Marocchini (CGIM) con sede legale a Roma, nasce dalla volontà di giovani italo – marocchini di costruire un cantiere come espressione di idee da pensare, progettare ed edificare insieme.
Al suo interno collaborano attivisti provenienti da diverse esperienze formative, lavorative e regionali, studenti universitari, imprenditori, artisti, sportivi e altri. Principalmente giovani, figli della nuova società interculturale, che cercano, o sono riusciti, a trovare un punto di equilibrio  tra la cultura della loro origine e quella del paese di accoglienza o nascita, e fungono da ponte tra i due contesti.
Tra gli obiettivi principali che si pone CGIM vi è quello dello sviluppo di attività socio - culturali e di scambio tra i giovani e le nuove generazioni, della valorizzazione delle loro competenze, della promozione di attività culturali e di mediazione interculturale tra la popolazione e le istituzioni marocchine e quelle italiane».

Secondo il suo punto di vista di persona immigrata in un altro paese, quali sono le maggiori difficoltà per i giovani migranti, e come potrebbero essere affrontate?
«Voglio partire dal discorso che Obama ha fatto alla sua seconda elezione che è quello di parlare della diversità. Il Presidente degli Stadi uniti d’America non ha mai avuto paura di nasconderla, egli è l’esempio di come la diversità possa essere valore aggiunto.
In Italia la classe politica purtroppo è legata al fenomeno dell’immigrazione ai tempi che servono, per cui coloro che sono contro l’immigrazione la utilizzano solo per seminare il terrore dicendo che i migranti delinquono o che vengono a rubare il lavoro. D’altra parte c’è anche da dire che la sinistra in Italia non ha mai avuto il coraggio di prendere decisioni dicendo “ripartiamo da un’Italia che sia ampia e casa di tutti.
I problemi ci sono: i ragazzi che nascono in Italia non possono avere la cittadinanza italiana perché vige la legge dello ius sanguinis, e noi abbiamo promosso una raccolta firme perché vogliamo affermare il principio che le persone, figli di migranti, nate e cresciute in Italia abbiamo la cittadinanza, vogliamo il dimezzamento dei tempi per l’acquisizione della cittadinanza italiana dagli attuali 10 anni a 5 anni, vogliamo il riconoscimento del diritto di voto per favorire la partecipazione. Non è questione di schieramento politico sinistra o destra, bensì di partecipazione».

In Italia la migrazione sembra che sia più qualcosa di cui aver paura invece che un’occasione. Come è possibile, secondo lei, operare il passaggio da minaccia ad opportunità?
«Io la leggerei anche facendo riferimento anche ad un dato importante ossia che l’Italia è stato, e lo è tutt’oggi, un paese di immigrati, pertanto, l’Italia non è un solo di immigrazione paese ma anche di emigrazione. Il suggerimento importante è cercare di capire quello che gli italiani sono stati capaci di produrre all’estero. Imparare dalle loro esperienze, dalle loro difficoltà di integrazione, di riconoscimento dei loro diritti e quella voce che porta ad essere riproiettata nel contesto italiano per suggerire una via nuova e dire: noi vogliamo strade nuove per l’Italia, vogliamo valorizzare le competenze ma che partiamo dagli stessi diritti. Pertanto valorizzare la molteplicità che è nel DNA stesso dell’italiano.
L’Italia è multiculturale da sempre, noi siamo solo un’aggiunta, un rafforzamento».

Ci può raccontare brevemente iniziative o progetti promossi dalla vostra associazione che hanno dato buoni frutti in termini di integrazione e partecipazione?
«La prima è l’iniziativa “Mamma torna a scuola con me” che ha creato un modello di scuola dell’integrazione che consiste nell’insegnare ai bambini la loro lingua di origine in quanto conoscono solo la lingua italiana, essendo nati in questo paese, dall’altra parte si insegna alle mamme la lingua italiana cosicché posso aiutare i loro figli a fare i compiti.
Un’altra iniziativa che mi preme evidenziare è la raccolta fondi per le vittime colpite dal terremoto in Emilia-Romagna. Siamo stati l’unica associazione di giovani migranti a promuovere questa iniziativa. In particolare, abbiamo raccolto fondi per le vittime del lavoro, sono morti dei lavoratori, due erano italiani, uno era cinese ed un altro marocchino. Il messaggio che con questa iniziativa intendiamo lanciare è che ci sentiamo responsabili di quanto accade nel nostro paese, vogliamo dire che noi ci siamo e vogliamo dare il nostro contributo. I problemi dell’Italia sono problemi di tutti.
Abbiamo in cantiere, inoltre, nuovi progetti attraverso i quali promuovere scambi culturali tra giovani italiani e giovani marocchini, e non solo. Vogliamo  puntare sulla cultura e sulla difesa dei diritti dei giovani».

Per ulteriori info: www.cgim.it.

(foto: Claudia De Crescenzo)