Daniel Pennac a Napoli incontra le scuole “Un’ ora a settimana leggevo in classe un libro”

di Ornella Esposito

Il padre di “Monsieur Malaussène”, a Napoli per presentare in anteprima nazionale lo spettacolo “Journal d’un corp”, ha incontrato studenti e insegnati al Teatro S. Ferdinando. La photogallery dell'evento. (Ornella Esposito)

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Daniel Pennac, con la complicità dell’Assessorato alla Cultura, sceglie Napoli per l’anteprima nazionale di “Journal d’un corp”, il reading-spettacolo tratto dal suo ultimo successo letterario che andrà in scena domani sera al Teatro S. Ferdinando per la regia di Clara Bauer (scene, costumi e luci Oria Puppo, produttore delegato per l’Italia “Laila”).

Uno spettacolo “fortemente raccomandato a tutti quelli che hanno un corpo”, una specie di “cronaca dei messaggi inviati, durante la nostra vita, dal corpo alla mente. Ma anche una cronaca dei dolori, dei piaceri e delle gioie”, come lo definisce lo stesso Pennac.

Ma lo scrittore sceglie Napoli anche per lanciare il film di animazione “Ernest & Celestine”, di cui è sceneggiatore, e che verrà proiettato al Modernissimo il prossimo 20 Dicembre.

Nel frattempo il professore, già da qualche giorno in città, si diverte ad incontrare studenti, insegnati e giornalisti (ieri sempre al Teatro S. Ferdinando) assetati di domande alle quali si  concede con molta generosità. Seppur su di un placo, il suo, è stato un dialogo informale, divertente, appassionato.

«Ero un pessimo alunno – confessa subito – raccontavo un sacco di bugie ed il mio professore pensava di me che avevo molta immaginazione, un giorno mi disse che avrei dovuto scrivere un romanzo».

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Un pessimo alunno che, per quelle strane cose della vita, è diventato professore ed ha insegnato letteratura nelle scuole della periferia parigina, quelle per intenderci dove non ci sono alunni modello.

E a proposito del rapporto professore-alunno-scrittura- dice: «Ho insegnato per 28 anni, e un’ora alla settimana leggevo in classe un libro. Ho letto ai ragazzi Calvino, Buzzati, e molti altri senza necessariamente finire il libro. Poi regalavo loro il testo così potevano finire di leggerlo, se volevano.

All’inizio con i ragazzi era difficile, ma poco a poco si lasciavano trascinare e, a volte, qualcuno si addormentava perché cullato dalla voce del professore. Pedagogicamente il ragazzo non va svegliato».

«Alla fine, però, si svegliavano, i ragazzi», aggiunge con un sorriso.

Di qui facili vengono le domande dai docenti (di cui si avverte ancora la passione, e il desiderio di dare qualcosa di buono ai propri alunni) su come coinvolgere i ragazzi in un momento di decadenza di valori e della scuola stessa, sempre più verso un picco discendente.

«Non parlo male della scuola – risponde lo scrittore – piuttosto mi viene da dire che la società in cui viviamo è mercantile e considera la scuola come un nemico. Non c’è alcun interesse a che i ragazzi diventino delle menti pensanti, ma l’obiettivo è quello di farli diventare consumatori, clienti. Ciò che può e deve fare un professore è rispondere ai bisogni dei ragazzi, ma è difficile perché oggi la società induce desideri che vengono scambiati per bisogni».

Il clima nella sala diventa sempre più caldo, il professore racconta aneddoti, si prende un po’ in giro, scherza coi ragazzi, sprizza energia da tutti i pori, ride.

Ed è proprio la risata la risposta che dà ad una delle ultime domande postagli da una sagace alunna che gli chiede come si può fare amare la scuola ai ragazzi se poi si operano tagli continui e si riducono sempre di più gli spazi dedicati alla scuola.

Pennac, appunto, ride e dice: «Quando vi dicono che bisogna fare economia e quindi è necessario tagliare la scuola o la cultura, voi ridete. Ridete forte».

Su ServizioCivileMagazine la photogallery dell'evento, realizzata dalle fotografe Tiziana Cennamo e Maddalena Nardaggio.

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