Mobilitazione per la NCO “Dopo l’ennesima intimidazione il territorio ha detto basta”

di Ornella Esposito

In mattinata presso la sede della NCO, si è svolta l’assemblea pubblica per dire “basta” alle intimidazioni. Numerosissime le presenze, dalle istituzioni, alla società civile. Su ServizioCivileMagazine la photogallery dell'evento. (Ornella Esposito)

nco_san_cipriano_2 S. Cipriano d’Aversa (Ce) – Faceva freddo a S. Cipriano, ma era soltanto questione di meteo perché stamattina presso la sede della Nuova Cucina Organizzata (NCO), il “clima” era davvero molto caldo.

C’erano tutti all’assemblea pubblica indetta dal Comitato Don Peppe Diana e Libera, in seguito all’ennesimo atto intimidatorio nei confronti delle realtà sociali nate in terra di lavoro che da anni, con fatica, si contrappongo alla prepotenza della camorra. Lo fanno soprattutto creando legami sani con il territorio, aggregando, partecipando, proponendo un modello di sviluppo economico alternativo, dimostrando, insomma, che si può vivere anche senza la camorra.

«Adesso basta – ha esordito Valerio Taglione, referente di Libera Caserta e coordinatore del Comitato Don Peppe Diana – abbiamo aspettato un po’, ma dopo l’ennesimo atto intimidatorio abbiamo deciso di dire basta».

nco_san_cipriano_1«Dopo il portone sfondato della sede di Libera a Casapesenna al cui interno hanno preso il caffè – continua - dopo il muro imbrattato del centro sociale “Antonio Cangiano” sempre a Casapesenna, dopo la sparizione della stele commemorativa di Salvatore Nuvoletta (vittima innocente della camorra, ndr) a Villa di Briano, dopo i quattro colpi di pistola contro il portone della NCO, abbiamo detto basta. Ma non da soli, insieme a tutte le forze sane del territorio».

E le forze sane erano li, presenti. Dalle istituzioni, alle realtà imprenditoriali ed associative, ai sindacati, agli esponenti politici, alle Forze dell’Ordine, alla Chiesa, all’Università, alla Magistratura, agli studenti, ai familiari delle vittime della camorra, alle persone comuni. Tutti uniti - perché solo così si vince – contro chi pensa, erroneamente, di arrestare il cammino verso la legalità.

Significativa è stata la partecipazione dei rappresentati della Camera di Commercio di Caserta: «La presenza di tanta gente oggi, è la testimonianza che abbiamo vinto» - ha detto il suo presidente - e di Confindustria Caserta: «Non lasceremo spazio alla camorra né nel campo dell’economia, né in altri campi» gli ha fatto eco Luciano Morelli.

nco_san_cipriano_3Ed è questo l’intreccio letale in terra di lavoro: camorra ed imprenditoria (economia).

Tano Grasso non ha usato mezzi termini a tal proposito: «La camorra non è fatta da straccioni, essa è radicata (e scandisce il termine, ndr) dentro pezzi rilevanti del mondo imprenditoriale».

E Giuseppe Maggi, magistrato in prima linea contro la camorra del Tribunale di S. Maria Capua Vetere, ha rafforzato: «Molti scontano l’ergastolo senza parlare, perché non devono svelare l’intreccio con il mondo dell’imprenditoria».

Proprio questo è l’intreccio che le forze positive del territorio concretamente stanno spezzando, attraverso la creazione di realtà imprenditoriali sociali e profit a marchio legalità (e salubrità), come per esempio il Nuovo Consorzio Organizzato: «Con questo gesto intimidatorio hanno solo infastidito centinaia di persone che si stanno ribellando alla camorra – ha detto Giuliano Ciano, il presidente – siamo ottimisti perché voi siete insieme a noi».

Ottimisti c’era da esserlo perché erano presenti molti giovani e studenti che hanno chiesto “impegni non solo di facciata”, e promesso prima di tutto i loro.

Anche se Pasquale Cerullo, ex consigliere PDL del Comune di S. Cipriano (sciolto la scorsa estate per infiltrazione camorristica, ndr) ha smorzato (di poco) l’ottimismo quando ha definito “ubriaconi” coloro che hanno “sparato qualche colpo, magari per divertirsi” la notte di capodanno contro la NCO.

È continuato a fare freddo, ma ormai nessuno ci ha più badato perché tutte quelle presenze accorate hanno portato calore.

Più che accorato, anzi, decisamente dirompente è stato l’intervento di chiusura di Don Luigi Ciotti: «La vera lotta alle mafie la si fa a Roma attraverso leggi giuste».Ha ricordato che «su 1.600 imprese confiscate alla mafia in Italia, solo 34 sono sopravvissute», e che «non basta assegnare un bene confiscato ad un’organizzazione, ma è necessario anche dotarla di mezzi per renderla fruibile». Ha anticipato che il prossimo mese, Libera organizzerà una grande mobilitazione sul tema delle aziende confiscate.

Infine, nella lotta alla mafia ha chiamato a raccolta tutti, perché: «Il male più grave è di quanti guardano e lasciano fare. Bisogna essere taglienti e meno neutrali, perché dobbiamo sentire che quei quattro proiettili li hanno sparati anche a noi».

Le fotografe Tiziana Cennamo e Maddalena Nardaggio hanno raccolto le immagini più significative dell'evento per ServizioCivileMagazine.

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