Gioco d’azzardo, i sindaci lombardi lo combattono con un manifesto (per la legalità)

di Ornella Esposito

Ieri a Milano più di 40 primi cittadini insieme con Terre di mezzo, Scuola delle Buone Pratiche, Fa' la cosa giusta!, Legautonomie hanno presentato il “Manifesto dei sindaci per la legalità contro il gioco d'azzardo". (Ornella Esposito)

gioco_d_azzardo Spuntano come funghi e sono di gran lunga più velenose di alcuni miceti le sale gioco sparse nei piccoli e grandi comuni dello Stivale, al cui aumento ha contribuito di recente un provvedimento dell’ormai licenziato Governo Monti che sbloccava l’apertura di 1000 sale per giocare a poker nelle nostre città.

Sempre di recente (settembre scorso) lo stesso Governo, nella persona del Ministro della Salute Balduzzi, riconosceva la dipendenza dal gioco d’azzardo quale malattia da inserire nei LEA, dunque, da curare a spese dello Stato. Una patologia che ha già colpito circa 800.00 italiani, mentre 3 milioni sono giudicati a rischio.

Che la ludopatia sia un male diffuso con forti implicazioni psicologiche, sociali, economiche ed anche legali, lo sanno bene gli oltre 40 primi cittadini di altrettanti comuni, tra cui quello di Milano, sparsi nella Regione Lombardia che ieri a Milano hanno presentato insieme con Terre di mezzo, Scuola delle Buone Pratiche, Fa' la cosa giusta!, Legautonomie il “Manifesto dei sindaci per la legalità contro il gioco d'azzardo".

È la prima volta che gli enti locali sottoscrivono un manifesto di questa natura, e lo fanno perché sono proprio loro a pagare più di tutti i costi sociali della ludopatia le cui conseguenze sono: povertà, usura, disgregazione familiare, e problematiche psicologiche di cui si fanno carico i servizi sociali e sanitari del territorio.

Per questa ragione, già a dicembre scorso, l'Associazione nazionale comuni italiani (Anci) aveva chiesto al Governo Monti, e poi al Parlamento, che la legge di stabilità prevedesse almeno l’aumento della tassazione su alcune tipologie di giochi, giusto per fare cassa.

Il risultato, invece, è che l'Iva è stata applicata al 21 per cento a quasi tutti i beni di consumo, mentre sulle slot machine è del 12,4 per cento e appena dello 0,6 per cento sul poker on line.

Perché? 100 miliardi di fatturato annuo, che fanno del gioco d’azzardo legale la terza industria italiana, spiegano tutto, e 10 milioni di fatturato illegale, 41 clan che gestiscono il gioco illegale spiegano anche molte altre cose.

Dinanzi a questo affaire, che si traduce in vero e proprio dramma sociale per molti disperati, i primi cittadini, per legge, hanno le mani quasi legate perché non posso impedire, se non con atti fantasiosi e coraggiosi, l’apertura di nuove sale da gioco (il cui permesso non dipende dal comune), né stabilire la distanza delle stesse da scuole, ospedali e chiese. Quest’ultima fissata, sempre dal decreto Balduzzi, in 200 metri contro i 500 che chiedevano le organizzazioni promotrici della campagna “Mettiamoci in gioco” contro i rischi del gioco d’azzardo.

Ma i primi cittadini non hanno alcuna intenzione di arrendersi e con il manifesto – si legge - intendono raggiungere almeno tre obiettivi: “una nuova legge nazionale, fondata sulla riduzione dell’offerta e il contenimento dell’accesso; leggi regionali in cui siano esplicitati i compiti e gli adempimenti delle regioni per la cura dei giocatori patologici, la prevenzione dei rischi e il sostegno delle azioni degli enti locali”.

Infine chiedono – sempre si legge – “il potere di ordinanza per definire l’orario di apertura delle sale da gioco, e per stabilire le distanze dai luoghi comuni e che sia chiesto ai comuni e alle autonomie locali il parere preventivo vincolante per l’installazione dei giochi d’azzardo”.

Sindaci, dunque, tutti uniti contro il gioco d’azzardo perché, come ha dichiarato Maria Grazia Guida, vicesindaco del Comune di Milano: “Gli amministratori locali devono essere in prima linea anche perché lo Stato è troppo distratto, troppo attento a sostenere questo mondo”.

Per saperne di più: www.lombardia.legautonomie.it.