“Solitudini, povertà, nuove speranze: i mille volti della crisi”

di Ermenegilda Langella

Nella splendida e stridente cornice del Museo Diocesano di Napoli, ieri mattina si è tenuto un incontro dal titolo “Solitudini, povertà, nuove speranze: i mille volti della crisi” organizzato dalla Cgil Campania. (Ermenegilda Langella)

incontro_cgil Sindacato e Chiesa insieme ieri per discutere dei mille volti della crisi. All’iniziativa, promossa dalla Cgil Campania, erano presenti, tra gli altri, lo scrittore Ermanno Rea, il filosofo Aldo Masullo, il Cardinale Crescenzo Sepe e il segretario generale della Cgil Susanna Camusso.

Nella relazione introduttiva, il Segretario generale della Cgil Campania Franco Tavella, ha affermato che per far fronte alle problematiche generate dalla crisi: «La Cgil vuole essere luogo non solo di vertenza, ma anche di incontro per contribuire a ridisegnare la politica ed un rinnovato umanesimo per non essere e rimanere indifferenti dinanzi alla povertà e alle solitudini che essa scaturisce».

Su questo incipit ha poi preso la parola lo scrittore Ermanno Rea che ha esordito citando tre episodi di cronaca napoletana che lo hanno particolarmente ferito: l’assenza di una collocazione degna, a Napoli, per i libri dell'Istituto per gli studi Filosofici, i furti avvenuti all'interno della biblioteca dei Girolomini e l'incendio appiccato a Città della Scienza, «disastri materiali - ha affermato Rea - a cui si aggiungono disastri morali che portano spesso il napoletano a sentirsi cittadino di serie b»

Lo scrittore ha poi voluto portare come buon esempio l'azione di Don Antonio Loffredo che opera nel quartiere Sanità dove, tra le altre cose, ha messo in piedi l'Officina dei Talenti, sapendo sfruttare al meglio il grande potenziale umano, artistico e professionale che la città offre, «perché l'oro grigio di cui Napoli è ricca – ha concluso Rea - è proprio la creatività e basterebbe saperla incanalare per poterci riportare ad antichi splendori».

 La parola è poi passata al filosofo Aldo Masullo che ha analizzato la condizione di Napoli affermando che «il problema della città non è più solo della città, ma di tutto il paese e passa attraverso lo sgretolamento del rapporto tra cittadini e istituzioni. Da qualche anno sentiamo parlare della crisi che però, di fatto, è nata da tempo, da quando ci siamo illusi che stessimo bene e non abbiamo adeguato il nostro passo a quello dei cambiamenti perdendo del tempo prezioso a causa, soprattutto, della mala politica. La buona politica, invece, è il mezzo per allontanarci il più possibile dall' immondizia, avvicinandoci a quella condizione che ci mette in grado di costruire la bellezza».

 C’è stato poi l’intervento del Cardinale Sepe che ha affermato quanto la disoccupazione sia la vera malattia mortale della nostra società perché induce ad assumere atteggiamenti estremi a causa della povertà a cui porta, e di disoccupazione si muore.

«Mi appello – ha detto Sepe - ai governanti affinché non si chiudano nei propri interessi, ma guardino agli altri, con un diverso approccio alla realtà che stiamo vivendo».

«La povertà – ha concluso Sepe - è figlia dell'egoismo e dell’ indifferenza e di chi pensa di realizzare se stesso a discapito degli altri. Non basta fare solo assistenza, bisogna far emergere tutto ciò che fino ad ora è stato disatteso come, tra le altre cose, l'inserimento dei giovani nel mondo del lavoro».

 Le conclusioni sono state affidate a Susanna Camusso che ha evidenziato come il tema del rapporto tra povertà e solitudine e povertà e lavoro diano un peso diverso al tema centrale della Cgil: il lavoro.

«Per troppo tempo si è posto il tema della povertà in termini di marginalità – ha affermato il segretario generale - quasi come si trattasse di volontarietà del singolo».

«Per noi il tema della solitudine – ha continuato la Camusso -  si collega a come è stato gestito ed ideologizzato l'individualismo esaltato per toppo tempo come fattore positivo in risposta al collettivismo. Ma ora sappiamo che l’individualismo è quasi sempre sinonimo di egoismo».

 «Bisogna avere un’idea chiara sulla nostra condizione di paese – ha concluso il segretario - sapendo che noi non viviamo in un paese povero ma degradato. La collettività si può ricostruire attraverso il lavoro e la ricostruzione del futuro, garantendo un lavoro ai giovani. I giovani sono la priorità».