La solidarietà al tempo della crisi

di Enrico Maria Borrelli

di Enrico Maria Borrelli

enrico_maria_borrelliL’Italia, fuori dalle aule di un parlamento apparentemente unito in una inedita maggioranza, è divisa tra i sostenitori e gli oppositori del governo Monti. Non v’è dubbio che le competenze messe in campo dal premier siano di alto profilo, come non v’è dubbio che, condivisibili o meno, questo Governo stia facendo scelte strutturali per il nostro Paese. Se da un lato, però, assistiamo dopo molti anni ad una gestione pubblica con chiari obiettivi di efficienza economica, dall’altro non possiamo non notare come manchi al governo Monti una sensibilità culturale e politica tale da guardare con la necessaria attenzione al terzo settore. La crisi che stiamo attraversando è una crisi di natura economica che ha messo in evidenza i limiti di uno sviluppo fondato sul consumismo e sulla speculazione finanziaria. Ciò che invece consente all’Italia di sopravvivere a questa crisi è la presenza di quei corpi intermedi tra Stato e cittadini che hanno saputo da sempre garantire coesione sociale, solidarietà e cultura. Elementi impalpabili, non misurabili con uno spread e non sempre con un indice di efficienza, ma la cui consistenza ha fatto dell’Italia, nonostante i tanti problemi, un Paese solido. La scarsa attenzione al complesso mondo che regge la nostra infrastruttura sociale ha portato il governo Monti a trascurare, ridurre e azzerare preziosi strumenti di sostegno e crescita civile. Dalla chiusura dell’Agenzia delle onlus all’esiguità dei fondi per il Servizio Civile Nazionale, dalla rimessa in discussione del 5 per mille all’irrigidimento fiscale, la lista degli errori è lunga e preoccupante. Indebolire nel Paese una cultura della solidarietà, spontanea o organizzata, che il terzo settore da sempre stimola e assicura, è un prezzo, questo si, che gli italiani non possono e non vogliono pagare.